Troina. Pellegrinaggio di 550 Ramara nelle foreste dei Nebrodi

Troina. Dal piazzale antistante la chiesa di San Silvestro, giovedì sera, sono partiti 550 Ramara alla volta delle foreste sui Nebrodi per il tradizionale pellegrinaggio che i devoti del patrono di Troina, San Silvestro, monaco basiliano, fanno ogni anno nella penultima settimana del mese di maggio. Ad accompagnarli fino all’uscita del paese c’era una vera e propria folla di gente, nonostante il freddo e la pioggia fastidiosa che cadeva ad intermittenza. I Ramara nutrono per San Silvestro un sentimento di devozione talmente profondo che, accada quel che accada, non rinunciano per nessuna ragione all’annuale pellegrinaggio di primavera. E così, incuranti della pioggia e del freddo, si sono messi in cammino per andare a toccare l’alloro nelle foreste dei Nebrodi. Hanno macinato una trentina di chilometri camminando, per tutta la notte, lungo sentieri impervi, resi ancora più insidiosi dalla pioggia. Camminare di notte, sotto la pioggia e lungo sentieri infidi, è un’impresa eroica che può compiere solo chi, pur dotato di buoni e robusti garretti, è animato anche da una profonda fede e da un’autentica devozione per San Silvestro. Alle prime luci dell’alba di venerdì, i Ramara sono arrivati al campo base dove hanno piantato le loro tende. Dal campo si è staccato un gruppo di circa 200 Ramara diretto verso l’Anghira di Faccilonga per andare a toccare l’alloro, la pianta sacra a San Silvestro. Nelle prime ore del pomeriggio di venerdì, ritorna al campo il gruppo dei Ramara che era andato a toccare l’alloro ad Anghira di Faccilonga, in territorio del Comune di San Fratello, esattamente di fronte a Monte Vecchio dove un paio di millenni fa c’era un tempio dedicato ad Apollo, protettore delle greggi, al quale era sacra la pianta d’alloro.

Di nuovo tutti insieme al campo base, i Ramara hanno assistito alla messa celebrata da padre Geatano Zito che, nello omelia molto apprezzata dai Ramara, li ha esortati a far rivivere tra i troinesi, nel nome di San Silvestro, anche negli altri giorni dell’anno, quei sentimenti di unione fraterna che vivono in questi tre giorni di pellegrinaggio. Il clima che si crea tra i Ramara, durante il loro pellegrinaggio, ricorda quel modello di vita dei primi cristiani di cui si parla negli Atti degli Apostoli: “Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno”. Nel tardo pomeriggio, prima che si facesse sera, i Ramara si sono messi in cerchi ed hanno recitato i canti del ringraziamento. Ne hanno cantato uno che rievoca il duro lavoro dei campi: “Madonna quantu è javutu lu suli, Sant’Aita facitulu cuddari. Avi di l’abba chi sugnu a bbuccuni, li rini si li mangiunu li cani! Nun l’ata a fari no ppi li patruni, ma ppi lu poviru junnataru”. Nelle prime ore dell’alba di sabato, i Ramara si sono di nuovo messi in cammino per ritornare a Troina. Sono giunti nelle prime del pomeriggio di sabato al Ponte Failla sul Fiume Troina dove ad attenderli c’era una folla di amici e parenti. Domenica mattina sfileranno per le vie del paese e, nelle prime ore del pomeriggio, raggiungeranno la chiesa di San Silvestro, da dove erano partiti giovedì sera, per completare il loro pellegrinaggio.

Silvano Privitera