Aidone: la crisi al Comune ad un anno dalle elezioni

Aidone. In estate non è bene prendere decisioni importanti: con il caldo che dà alla testa, la fregola delle vacanze, la stanchezza di un anno intenso di lavoro indefesso, si rischierebbe di pervenire a scelte non ben ponderate,  quindi meglio prendere tempo, rinviare a settembre, poco importa se il mondo va avanti e i molti e gravi problemi esistenti, nell’attesa, non si risolvono da soli ma si aggravano ancor di più.

È quello che avranno pensato, senza considerare le conseguenze, i maggiorenti del PD aidonese che, davanti alla crisi conclamata davanti alla quale era ormai impossibile chiudere gli occhi, preso atto del gran gesto, seppur tardivo, delle dimissioni dell’assessore nonché vicesindaco Lacchiana che ha segnato la fine di questa Giunta,  hanno preferito -buon per loro che se lo posssono permettere-  andarsene in vacanza e rimandare tutto a settembre!

Ufficialmente la Giunta esiste ma senza il vicesendaco e con gli altri tre assessori che ormai si sentono come le famose foglie di Ungaretti sull’albero d’autunno…  in un momento così difficile e denso di iniziative da intraprendere, di decisioni che non possono più essere eluse, l’azione dell’ammministrazione  è volta a soddisfare, più o meno con efficacia, le esigenze dell’ordinarietà!

Per capire quello che sta succedendo in Aidone, conoscere la trama dellla telenovela che si recita sulla pelle degli aidonesi, si deve fare forse un riassunto per sommi capi delle puntate precedenti a partire dal momento in cui, per vincere le elezioni, il PD (che era giunto a quell’appuntamento lasciando per strada buona parte della ex Margherita) ha messo su la lista civica “Rinascimento Aidonese” imbarcando chiunque potesse essere utile al raggiungimento dell’unico obiettivo, vincere le elezioni; per conseguire questo nobile fine, i dirigenti hanno promesso quanto desiderato da ciascuno  dei candidati indipendenti, rappresentanti e portatori di interessi di gruppi di cittadini se non di famiglie o addiritura fuorusciti della destra come  il gruppo Rosella che ha mancato il bersaglio dell’elezione della Raccuglia per una manciata di voti. Ciascuno ha potuto chiedere ed ottenere un assessorato (R.Costa  l’Assessore Copia, G. Mirci l’assessore Furcas,il gruppo di  Rosella l’assessore Raccuglia)  mentre l’UDC si accontentava, si fa per dire, della Presidenza del Consiglio e di qualche incarico istituzionale.

A fronte di ciò non è una scoperta di oggi che il Partito Democratico, con sei consiglieri, sui nove della maggioranza, non fosse degnamente rappresentato in Giunta  (oltre al Sindaco, che non è neppure un tesserato, solo il  suo vice Lacchiana) ma, evidentemente, tali erano stati gli accordi che avevano portato alla vittoria, nel maggio del 2009;  poi, evidentemente, qualcosa deve essersi inceppato nel meccanismo, la coalizione ha cominciato a manifestare delle incrinature, evidenti già all’inizio della primavera di quest’anno, che sono culminate in aprile nelle  sette interpellanze fatte dai consiglieri del PD  al sindaco Filippo Gangi, candidato cercato, scelto e acclamato da un’intera assemblea di iscritti e non, votato ed eletto dalla maggioranza dei cittadini aidonesi.

Dopo questo atto di grave di sfiducia ricevuto dai suoi il Sindaco, invece di prenderne atto e trarne le dovute conseguenze, ha continuato a temporeggiare convivendo con un vicesindaco con il quale c’era ormai una manifesta incompatibilità e con un partito che non lo sosteneva più nella sua totalità.

A metà luglio, nel corso dell’incontro voluto dal dott. Costanzo, ex candidato a sindaco alle ultime elezioni, per fare uscire allo scoperto la crisi manifesta, l’intera giunta si è presentanta millantando unione, tranquillità e normalità. E invece, prima ancora che finisse il mese di luglio, nel corso di affollata assemblea, durata pochissimi minuti, il vicesindaco Lacchiana ha rassegnato le sue dimissioni. Il Sen. Crisafulli, intervenuto per comporre  l’annoso dissidio, ha dovuto solo prendere atto delle dimissioni  limitandosi ad invitare i presenti ad impegnarsi per il rilancio dell’azione amministrativa ed a procedere all’immediata costituzione del gruppo consiliare  del PD. Quest’ultima decisione è la vera novità e il fattore dirompente che non può non suscitare almeno un brivido di angoscia negli altri componenti della coalizione circa il loro futuro politico e, parallelamente, fa scaturire euforia nell’attuale opposizione che si vede improvvisamente riportata nell’agone politico come dimostra la serie di articoli recentemente apparsi sui quotidiani.

Agli articoli sui quotidiani promossi dai consiglieri dell’opposizione, dall’ex sindaco Curia, da Filippo Rosella (che si è dissociato dall’Amministrazione e quindi dalla Raccuglia rendendolo pubblico attraverso un manifesto), la maggioranza ha risposto con comunicati stampa e documenti destinati gli iscritti.

Ha iniziato Lacchiana che ha sentito l’esigenza di rendere pubblica la sua lettera di dimissioni, su carta intestata del PD,  in cui scarica sul suo sindaco la responsabilità del fallimento di un anno di governo,  attribuendosi il solo “grave errore” di avere “concesso fiducia con troppa facilità”. Il Sindaco a sua volta ha risposto con un comunicato stampa in cui si legge che le dimissioni  “si possono tutte ricondurre a una incompatibilità caratteriale capace di minare anche i rapporti più forti e più necessitati” (sic!) e nel frattempo coglie l’occasione per sferrare un attacco, inatteso ed insospettabile contro  quanti al di sopra del Comune debbono occuparsi del rientro della Venere, in modo particolare l’Assessore regionale Armao,  accusandoli di “superficialità e mancanza di attenzione” e di “abusare della pazienza degli Aidonesi che sta per esaurirsi”. Ultimo in ordine di tempo è arrivato il documento firmato dal segretario del P.D. Michele Gangi che, nell’interesse della “Nostra Amata Aidone”, rivendica “la presenza in Giunta di una delegazione P.D. maggioritaria e rispondente al peso politico del partito”, formalizza la costituzione del gruppo consigliare del PD e strizza tutte e due gli occhi ai partiti dell’opposizione a cui dà atto “di avere tenuto comportamenti propositivi e di grande responsabilità” e promette che saranno “intensificati il dialogo ed il confronto con ogni interlocutore”….A sostegno del documento invoca l’Assemblea citata che, nei sette minuti di durata, ha discusso e deliberato una svolta così radicale; verrebbe da chiedersi che fine abbia fatto la componente del PD (rappresentata, sembra, da tre dei sei consiglieri) che in questi mesi ha manifestato il proprio dissenso contro l’attuale conduzione del partito, se in questa occasione abbia avuto l’opportunità di esprimere il proprio punto di vista e quale ruolo le si intenda attribuire.

Alla fine di questo deprimente excursus si possono trarre alcune conclusioni. Le dimissioni del vicesindaco Lacchiana hanno messo fine ad una prima e tormentata fase amministrativa, si attende il rimpasto che non sarà meno travagliato, considerato che il PD – si dice-  pretenda tre assessorati su quattro!

La coalizione che ha vinto le elezioni è stata sciolta unilateralmente dal PD.  

La “Nostra Amata Aidone” quindi si ritrova ancora una volta al centro di un gioco che manifesta più interesse all’occupazione delle poltrone e alla spartizione degli incarichi che al suo futuro.

E questo mentre Aidone si trova a vivere forse una delle fasi più cruciali della sua storia: il rientro dei tesori di Morgantina e il conseguente rilancio economico del Paese che tante speranze aveva suscitato nei cittadini di Aidone, soprattutto nei giovani. La sfida è tale da richiedere coesione, decisionismo, responsabilità e competenze da parte della classe politica tutta che, invece, sembra impegnata nei soliti giochi di potere. Gli aidonesi, sull’orlo di un baratro di cui non  riescono a vedere il fondo, che vedono il paese precipitare nell’incuria, nella sporcizia e nella indifferenza alle sue sorti,  forse dovrebbero porsi più di una domanda, quella vittimistica: “Aidone meriterebbe  di meglio  di questa classe politica che, generosamente, si può definirte irresponsabile? ”, e quella sulle proprie responsabilità nel momento strategico del voto, recitando un mea culpa sul modo in cui si va a votare che risponde più a motivazioni di opportunismo individuale o famigliare che alla pretesa e alla valutazione del progetto politico e delle capacità dei candidati.

F. Ciantia