Enna. Rifiuti: In esubero 149 lavoratori e 40 amministrativi – Presidente C.P.: Sindaci contro Sindaci nella gestione

Enna. Da parte di SiciliAmbiente, la società che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti solidi, è stato fatto un piano di esuberi comune per comune dei 386 dipendenti e, quindi quali saranno i tagli nell’organico, che raggiungere il 39 per cento, quindi ad uscire dovrebbero essere 149 lavoratori ecologici, ai quali aggiungere gli altri 40/50 dipendenti del settore amministrativo. Un taglio molto forte, che, comunque, non andrebbero a risolvere del tutto i problemi finanziari dell’Ato Rifiuti, di SicilAmbiente e dei 20 comuni della provincia.
Ovviamente i maggiori tagli si avrebbero ad Enna con 23 tagli su 70 lavoratori, 14 su 28 a Leonforte, 18 ad Agira su 22. Per quanto riguarda Nicosia il sindaco ha dichiarato che non ci saranno licenziamenti, e lo stesso ha fatto a Piazza Armerina che ha un organico di 53 lavoratori, ed un esubero di 16,il quale ha dichiarato che cercherà di evitare licenziamenti. Quello di Agira è sicuramente il taglio più consistente perché si riduce l’organico da 22 a soli 4 dipendenti, il che significa che non ci sono le condizioni per assicurare un servizio di raccolta dei rifiuti. Ecco nei comuni della provincia quali sono gli organici e quali gli esuberi. Agira 22 lavoratori 18 gli esuberi; Aidone 7 con 3, Assoro 16 con 9; Barrafranca 22 con 8; Calascibetta 10 con 5; Catenanuova 10 con 5; Centuripe 14 con 4; Cerami 4 con uno; Enna 70 con 23; Gagliano 7 con 3; Leonforte 28 con 14, Nicosia 30 con 3; Nissoria 9 con 5; Piazza Armerina 53 con 16; Pietraperzia 18 con 6; Regalbuto 16 con 7; Sperlinga 3 con 1; Troina 23 con 8; Valguarnera 9 con 4; Villarosa 15 con 7 con un totale di 386 lavorator e 149 lavoratori in esubero.

Per ben due volte l’assemblea dei sindaci, convocata dall’Ato Rifiuti, non ha potuto deliberare per mancanza di numero legale, anzi i presenti alla riunione non hanno voluto approvare il bilancio dell’Ato, che prevedeva l’elenco dei debiti che ogni socio ha nei confronti dell’Ato Rifiuti, e si tratta di somme consistenti visto che la Provincia regionale dovrebbe dare 2 milioni e mezzo; il comune di Enna un milione e settecento mila euro, gli altri comuni accusano debiti che vanno da un milione (Nicosia e Piazza Armerina) sino a 500 mila euro. Ma al di là di queste valutazioni rimane sempre in discussione il costo del servizio che sicuramente non coincide con i piani economici, elaborati dai vari comuni perché ridotto all’osso e questo dovrebbe comportare una riduzione dell’organico del personale di SiciliAmbiente ed anche una riduzione del servizio con tutte le conseguenze del caso, perché non bisogna dimenticare che la legge regionale sui rifiuti,varata recentemente dall’ARS, punta decisamente e senza alcuna giustificazione di parte, a migliorare in maniera sensibile la raccolta differenziata cosa di cui nell’assemblee dei sindaci non si parla più e SiciliAmbiente, la società che gestisce il servizio non è nelle condizioni di poter effettuare la raccolta differenziata che in provincia è intorno al 3 per cento, la più bassa percentuale registrata in Sicilia. I debiti che i sindaci hanno nei confronti dell’Ato Rifiuti dovranno essere messi in bilancio perché in caso contrario si varerebbe un bilancio non veritiero. Per quanto riguarda il costo del servizio di raccolta dei rifiuti, che per SiciliAmbiente è stato rinnovato per sei mesi, c’è da valutare cosa vorranno fare i sindaci perché se rimangono i piani economici varati da ogni singolo comune ci sarà da ridurre l’organico del personale e nel contempo la diminuzione del servizio con la probabilità che si entri in emergenza rifiuti in tutto il territorio provinciale. La differenza tra il costo previsto e le offerte è abbastanza consistente perché si tratta di una differenza di sei/sette milioni di euro da recuperare, poi c’è il problema della discarica di Cozzo Vuturo che viene a costare qualcosa come quattro milioni e mezzo di euro, che vengono incassati dalla Regione. Per quanto riguarda la riduzione del personale, per lunedì prossimo il vertice di SiciliAmbiente ha convocato i rappresentanti delle organizzazioni sindacali presso l’Ufficio provinciale del lavoro per affrontare il problema della mobilità dell’organico del personale, 149 lavoratori ecologici e 40 amministrativi, tranne i lavoratori che sono in servizio a Nicosia e Piazza Armerina, in quanto i due sindaci, collaborati dal consiglio comunale, hanno assicurato la conferma dell’organico, quindi senza licenziamenti, mentre di contro ad Agira da venti si arriverebbe a sole quattro unità lavorative con evidenti difficoltà ad effettuare il servizio di raccolta dei rifiuti.

 
             
Riflessione del Presidente del Consiglio provinciale, Massimo Greco:

 

“Nonostante l’entrata in vigore della nuova normativa regionale, continua il braccio di ferro tra i Sindaci della provincia di Enna e la società d’ambito Enna-Euno per individuare il costo complessivo del servizio di raccolta dei rifiuti. Il paradosso di questa vicenda è però che la società d’ambito è una partecipata di cui fanno parte obbligatoriamente tutti i Comuni della provincia e la Provincia regionale. Appare strano infatti che la società d’ambito stabilisca un costo del servizio da girare in house, attraverso un contratto di servizio, alla società Sicilia-Ambiente, ed i singoli Comuni determinano il medesimo costo al ribasso nel contesto dell’approvazione della TARSU ovvero della TIA. Quindi, i Sindaci associati nella società d’ambito determinano una certa politica aziendale, poi gli stessi Sindaci sono disposti a smentirsi allorquando cercano di far quadrare i numeri dei rispettivi bilanci comunali. I Comuni soci non possono approvare in sede assembleare un capitolato d’appalto che riposa su un determinato costo del servizio per poi smentirlo l’indomani. Attraverso l’omesso esercizio dei poteri del socio e del correlato dovere di controllo e sanzione degli amministratori societari, i Comuni hanno infatti concorso all’indebitamento dell’ATO e pertanto illogica e antigiuridica si presenta la pretesa di alcuni Sindaci di non trovarsi assorbiti da una spirale di indebitamento derivante da una continua imputazione sui propri bilanci delle medesime passività. Peraltro i Sindaci, che protestano con se medesimi, rischiano anche di vedersi invalidati i rispettivi bilanci di previsione per aver approvato strumenti finanziari in assenza di un allegato fondamentale qual’è il bilancio consuntivo della società d’ambito. A questo punto non resta che invocare il potere sostitutivo della Regione, trattandosi di atti obbligatori che i Sindaci avrebbero dovuto porre in essere su almeno due fronti: quello della promozione dell’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori che nel tempo si sono resi responsabili delle passività della società d’ambito; e quello di pagare sussidiariamente il quantum dovuto per i debiti contratti e non onorati dalla propria partecipata. Obbligo, quest’ultimo, che per quanto concerne la Regione Siciliana appare essere ancora più cogente in quanto positivamente normato dalla L.r. n. 19/2005. In tale contesto appare opportuno precisare che i costi da coprire non sono soltanto quelli risultanti dal contratto di servizio, ma anche quelli generali della gestione (ad esempio perdita di esercizio), che devono essere coperti dai Comuni interessati (Corte dei Conti Lazio sez. contr. Del. N. 46/2008)”.