Venere Morgantina: “Ogni spostamento sarà pericoloso”

Il viaggio, quello che la vedrà ritornare a casa, lo farà in nave. Una traversata oceanica molto costosa, ma soprattutto molto pericolosa. Con i suoi oltre due metri di altezza (esattamente due metri e venti) e il corpo di due materiali diversi, la Venere di Morgantina a marzo lascerà gli Stati Uniti, esattamente il Getty Villa Museum dove è attualmente, per essere restituita allo Stato italiano e da questo alla Regione Siciliana. Ed è proprio nella regione dove è stata scolpita nel V secolo Avanti Cristo, tra il 425 e il 400 avanti Cristo, da un discepolo diretto di Fidia che nascono i problemi non solo sulle tecniche più idonee per proteggerla dal tempo, dai turisti e dai possibili danni di un evento calamitoso come un terremoto, ma ancor prima per la sede dove collocare la statua. A contendersi la prima esposizione, al pubblico e dunque mediatica, sono la provincia di Enna, con in testa il museo di Aidone, e dall’altra parte la stessa Regione che attenendosi a un decreto dell’ex assessore regionale ai Beni culturali, Armao, dovrebbe esporre l’opera a Palazzo dei Normanni.
A parlare dei possibili rischi e di come preservare l’importante reperto archeologico è Jerry Podany (nella foto), conservatore capo per le antichità al J. Paul Getty Museum, intervenuto nel corso del convegno di Palermo sul tema della conservazione dei beni museali dal rischio dei danni provocati dal terremoto. «La statua di Morgantina è un reperto molto delicato e fragile per i materiali di cui è fatta – spiega Jerry Podany nel corso dell’intervista rilasciata al quotidiano La Sicilia – Sono esattamente due i materiali: il marmo pario per la testa, le braccia e le gambe, e il calcare tenero per il corpo. È proprio questa la parte più soggetta a rischi: ogni spostamento, ogni manovra effettuata da non esperti, ogni viaggio a cui verrà sottoposta potrebbe causare gravi danni, specie ai drappeggi del busto”. Attualmente la Venere di Morgantina si trova al primo piano nella galleria del Villa Getty, con un sistema di protezione che dal 1988 (anno di acquisto da parte del museo per un costo di quasi 30 miliardi delle vecchie lire) la preservano da ogni possibile danneggiamento. «La sala – continua Jerry Podany – ha un sistema di filtraggio dell’aria che impedisce la corrosione della scultura da parte delle polveri, inoltre la piattaforma (una struttura complessa formata da tre livelli, due oscillanti in senso opposto fra loro e una fissa su cui è ancorata la Venere) tiene distanti i visitatori circa tre piedi – ovvero un metro e mezzo -, permettendo allo stesso tempo di ammirarla in tutto il suo volume, senza ulteriori protezioni. La base poi è stata progettata e realizzata su calcoli fatti dai ricercatori, tenuto conto delle peggiori tipologie di terremoti che possono verificarsi a Los Angeles”. Il conservatore capo del Getty museum spiega che i tecnici della struttura per cui lavora forniranno a quelli italiani che seguiranno le fasi si ricomposizione della statua e della sua base, i calcoli fatti per i terremoti che potrebbero colpire la Sicilia.
«Non posso entrare nel merito delle decisioni che verranno prese qui, una volta che la statua entrerà in Italia noi non saremo più responsabili – dice Podany -. Tuttavia da tecnico della conservazione, posso dire che occorre fare una scelta: stabilire dove collocare la Venere, ricomporre le tre parti in cui è stata smontata da parte del personale più qualificato ed essere coscienti che qualsiasi spostamento è un grande rischio».
Ma sono diverse le polemiche che accompagnano il rientro della Venere di Morgantina. Innanzitutto capire se e come esporla a Palazzo dei Normanni. Sono diverse le soluzioni prospettate: si pensa ad esempio di ricomporre la statua a Palermo, per poi smontarla e rimontarla nella sede definitiva (operazione che come ha sottolineato più volte Podany porta con sé notevoli rischi); oppure esporla nei suoi tre pezzi e ricomporla solo successivamente. Quest’ultima soluzione è quella voluta ad esempio dal museo di Aidone. A questa polemica si aggiunge anche un mistero: dove sarà effettivamente collocata la statua? Una ipotesi è la chiesa di San Vincenzo Ferreri, anche se a detta dello stesso direttore del museo di Aidone, Enrico Caruso, lavorando giorno e notte e in tempi strettissimi non sarà pronta prima di aprile 2011. La Venere arriverà però già a marzo. “L’unica sede che ho visitato è il museo di Aidone – ha commentato Podany -. Non ho altri termini di paragone, ma se è un museo, ritengo abbia le carte in regola per ospitare l’opera”.

Elisabetta Cannone La Sicilia/Cultura Venerdì 15 Ottobre 2010 pagina 24