Sicilia. Venere di Morgantina… e venne il tempo della vergogna!

Erano i primi di agosto del 2007 quando Francesco Rutelli, dopo lunghe ed estenuanti trattative poteva annunciare che 40 reperti archeologici, trafugati dall’Italia ed esposti al Museo Paul Getty di Malibù, finalmente sarebbero ritornati a casa. Tra queste c’era la famosissima ‘Statua di culto di una dea che ormai mezzo mondo conosceva come Venere di Malibù e poi  come Venere di Morgantina, dopo che si era appreso il modo in cui il Getty ne era venuto in possesso pagandola sul mercato nero, nel 1988, una cifra da record, quasi trenta miliardi di lire! In quella occasione Rutelli nel giustificare che la Venere non sarebbe rientrata subito ma dopo tre anni, nel 2010, aggiunse che questi tre anni sarebbero stati “preziosi per stabilire dove e come sarebbe stata collocata, in Sicilia, l’opera”.

Nicola Leanza, allora assessore regionale ai Beni culturali, orgoglioso e vistosamente soddisfatto del risultato, annunciava che a settembre avrebbe incontrato (sempre 2007) Rutelli “per organizzare concretamente il ritorno della statua”. Chissà se è mai avvenuto questo incontro?  chissà se Rutelli ha omaggiato gli ospiti siciliani con qualcuna delle 500 cravatte in pura seta con impressa la Venere di Morgantina, comprate con i nostri soldi a oltre 50 euro a cravatta, compresa l’elegante custodia e il depliant informativo?  Quelle stesse cravatte che Bondi nel suo insediamento nel 2008 trovò sparpagliate tra i tanti armadi e cassetti del Ministero dei BB.CC. Se l’incontro c’è stato, ha fatto parte anch’esso della fiera delle chiacchiere, visti i risultati: solo il 17 settembre 2010, dopo tre anni, un altro assessore ai BB.CC e AA e all’Identità (?) Siciliana, Gaetano Armao, ha emesso un decreto per istituire la Task Force con “il compito di curare tutti gli aspetti logistico operativi connessi alla restituzione dell’Afrodite di Morgantina…”

Intanto il 2010 era diventato 2011 i tre anni sono diventati quattro, ma la Sicilia continua a litigare per “stabilire dove e come collocare l’opera” e ancora nulla è stato fatto se non infiniti, inutili incontri, quintali di chiacchiere, progetti e piani strategici pagati fior di quattrini, viaggi in giro per il mondo di decine di politici per chiedere o promuovere la statua, passerelle di tante prime donne che sulla Venere hanno costruito le fortune loro, ma non quella di questa meravigliosa e disgraziata statua che a meno di tre mesi dal suo arrivo ancora non trova una casa pronta ad accoglierla degnamente…

E che dire di tutti gli altri lavori che dovevano essere fatti con urgenza e di cui ancora non c’è neppure traccia, o meglio di cui si sono perse le tracce? Che ne è della sistemazione della statale 288 e della parallela per smaltire il traffico? E dei parcheggi di Aidone, e delle opere di sistemazione delle strade urbane e delle iniziative per il decoro urbano?

La questione della Venere da conquista di civiltà si sta trasformando nel simbolo della vergogna, dell’inettitudine e dell’incapacità della Regione in primis, a gestire una festa che è diventata un incubo, della Provincia e del Comune di Aidone che si sono lasciati menare per il naso, per oltre un anno, senza riuscire a mettere in campo un’azione forte e decisa, trastullandosi con studi ambientali denominati pomposamente Piani Strategici, inseguendo progetti milionari come quello del restauro di San Domenico che si sono rivelati per quello che realmente sono nella migliore tradizione siciliana: costosi carrozzoni di cui si sarebbe conosciuto  l’inizio ma il cui esito  finale era prevedibile  nella sfera di cristallo.

L’amarezza per quanto sta succedendo è grandissima: da qualche giorno la notizia attraverso l’ANSA rimbalza su molti giornali,  anche nazionali, e sui siti web e la Sicilia non ci fa una bella figura “La Venere di Morgantina non è arrivata in Italia dagli Usa, e già è lite tra Enna e Palermo sulla sua prima collocazione”.  Ci si limita a riprendere i toni della lite, la pretesa del governo regionale di farsi bello con la statua nella sede dell’Assemblea Regionale, nel magnifico Palazzo Reale, scelta a loro dire dettata dall’impreparazione della provincia di Enna e di Aidone.

Dovremmo provare un profondo senso di vergogna nei confronti del Paul Getty Museum, che avrà avuto pure la colpa di fare incetta dei tesori nascosti provenienti da ogni parte del mondo, pagandoli  a caro, o carissimo, prezzo a criminali senza scrupoli, ma li ha saputo accogliere, amare, valorizzare. Ne abbiamo avuto conferma dal curatore del Getty intervistato dal giornale La Sicilia. 

Jerry Podany parla della Venere con l’apprensione, la trepidazione di una madre che sa di dover lasciare andare il proprio figlio ma non riesce a nascondere l’inquietudine che l’attanaglia e continua a colmarlo di raccomandazioni :… “ è un reperto molto delicato e fragile… il marmo pario della testa, le braccia e le gambe, il calcare tenero del  corpo… È proprio questa la parte più soggetta a rischi: ogni spostamento, ogni manovra effettuata da non esperti, ogni viaggio a cui verrà sottoposta potrebbe causare gravi danni, specie ai drappeggi del busto… la sua salute è garantita da un sistema di protezione che dal 1988 la preservano da ogni possibile danneggiamento”. E poi descrive nei minimi dettagli questo sistema instillando in noi il dubbio che non sapremo fare altrettanto bene, soprattutto per la prevenzione in caso di terremoto… E’ rassegnato, promette che i tecnici del suo Museo accompagneranno la statua, la collocheranno nel sito definitivo, studieranno un adeguato sistema antisismico…

 Alla fine Podany completa l’intervista con un’affermazione che un dubbio dovrebbe farlo nascere anche in Lombardo, in Armao, in Messineo, che in questi giorni pur chiamati continuamente in causa continuano a rimanere chiusi in un incomprensibile silenzio, nel sindaco di Aidone che ancora forse continua a inseguire il sogno di San Domenico: “L’unica sede che ho visitato è il museo di Aidone. Non ho altri termini di paragone, ma se è un museo, ritengo abbia le carte in regola per ospitare l’opera”.

Molti aidonesi in questi giorni hanno ricordato le parole attribuite al direttore del Getty “…Se non l’avessimo valorizzata noi, starebbe ora ad ingombrare qualche ammuffito sotterraneo dei vostri musei ”, e si sono chiesti se non avesse avuto veramente ragione, se non fosse stato facile profeta su quello che oggi, noi possiamo constatare, si  è puntualmente verificato.

Ma nonostante tutto gli aidonesi devono continuare a pretendere che la statua, proditoriamente acquistata, faccia ritorno a casa e, come abbiamo tutti da tempo concordato, la sua unica e vera casa è il Museo Archeologico di Morgantina che ha la sua sede in Aidone nell’ex convento dei Cappuccini. Aidone non merita di essere trattata dalle istituzioni come, hanno fatto finora tombaroli, ricettatori e mafiosi di ogni risma.

F. Ciantia