Donati organi di donna di Piazza Armerina

Il nobile gesto della donazione del propri organi, una donna originaria della provincia di Bergano aveva deciso di compierlo quando era ancora in vita aderendo all’Aido e conservando tra i propri effetti personali la tessera di adesione all’associazione. Né, nella giornata di giovedì – quando i medici dell’ospedale Sant’Elia hanno avviato le procedure per l’accertamento della morte cerebrale della quarantacinquenne Carlotta Surini, nata a Lovere, in provincia di Bergamo, ma residente a Piazza Armerina con il marito e i propri figli – qualcuno dei familiari si è opposto alla procedura che avrebbe poi portato all’espianto di organi. “Sia il marito che il fratello della donna – ha detto ieri il dott. Elio Barnabà, che assieme ai colleghi Vito Milisenna e Michele Vecchio ha fatto parte del collegio medico che avrebbe dovuto accertare la morte cerebrale della donna – hanno confermato che era intenzione della donna donare i propri organi. Una manifestazione di volontà che ha consentito di restituire un sorriso e una migliore qualità di vita ad altre persone sofferenti”.
Carlotta Surini era stata ricoverata lo scorso 4 ottobre nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Sant’Elia a seguito di una emorragia cerebrale; l’11 ottobre era stata trasferita in Neurochirurgia e sottoposta ad intervento chirurgico, ma le sue condizioni non erano migliorate e il 19 ottobre era tornata in Rianimazione. Quando nella tarda mattinata di giovedì si è avuta conferma che la donna era clinicamente morta, è scattata la rigorosa proceduta che avrebbe poi portato all’espianto degli organi. A verificare l’avvenuta morte cerebrale ha provveduto un collegio appositamente costituito del quale devono fare parte un medico legale (Milisenna), un rianimatore (Barnabà) e un neurologo (Vecchio). Nell’arco di sei ore è stata verificata sul corpo della donna l’assenza di coscienza, di riflessi in tutte le parti sebbene sottoposte a stimoli dolorosi, di respiro spontaneo, di attività cerebrale, di flusso ematico cerebrale.
“Nel frattempo – spiega il dott. Milisenna – abbiamo allertato il Centro di coordinamento dei trapianti di Palermo, quindi abbiamo verificato la intrattabilità e la trapiantabilità degli organi i cui esiti sono serviti per stabilire la compatibilità degli organi della donna con i pazienti inseriti nelle apposite liste regionale e nazionale. Nella tarda serata è poi arrivata al Sant’Elia una équipe chirurgica dell’Ismet che ha espiantato il fegato, i due reni e le cornee, tutte trasferite a Palermo, tranne il rene destro che è stato dirottato a Catania con l’ausilio della Croce Rossa”.
“I familiari della donna – ha aggiunto il dott. Vecchio – si sono sorpresi quando noi li abbiamo ringraziati per la disponibilità al prelievo. Un fatto che merita di essere rimarcato, perché non sempre accade questo. Spesso, anzi, ci troviamo nella impossibilità di procedere per il categorico rifiuto anche di un solo parente della persona deceduta”.
A conferma della difficoltà di ottenere solitamente l’autorizzazione al prelievo degli organi di una persona deceduta (al contrario di quanto è accaduto stavolta) l’Asp ha da tempo varato un progetto per promuovere la cultura della donazione degli organi nelle scuole nissene. Il primo istituto in cui i medici del Sant’Elia si recheranno per spiegare agli studenti come e quando si può parlare di morte cerebrale sarà il liceo classico “Ruggero Settimo”.
Lino Lacagnina