Inaugurazione Serra Club Piazza Armerina

Piazza Armerina. Questo pomeriggio l’inaugurazione del Serra Club della città dei mosaici, presso  la Commenda dei Cavalieri di Malta di Piazza Armerina  (largo S. Stefano – accanto al Teatro Garibaldi). La lettera di presentazione del Serra Club:       

“Oggi vogliamo rendere grazie al Padre di ogni dono per la consegna della Charter di incorporazione del Club di Piazza Armerina nel Serra International  che ha come apostolato specifico quello  di favorire e sostenere le vocazioni al sacerdozio ministeriale della Chiesa Cattolica e dare testimonianza di Cristo incoraggiando i propri membri ad adempiere, in amicizia e mediante approfondito studio, alla loro personale vocazione  e missione cristiana di servizio nel mondo.

Un particolare saluto al dr. Cesare Gambarella Past-President Internazionale di Serra International,all’avv. Donato Viti Presidente nazionale di Serra Italia, al  Governatore del Distretto 77  dott. Salvatore La Spina a tutti i Presidenti e ai soci dei Clubs del Distretto.

Il contributo per le vocazioni sacerdotali e le altre vocazioni di speciale consacrazione è quanto mai prezioso e può essere molteplice: culturale, spirituale, pastorale ed anche economico,

 Il decreto del concilio Vaticano II riguardo la formazione sacerdotale, quando si parla dell’importante lavoro per le vocazioni della Chiesa, sottolinea che “l’incarico di incoraggiare le vocazioni appartiene a tutta la comunità cristiana, e in primo luogo vivendo pienamente in modo cristiano” (Optatam Totius, 2).

Le vocazioni sacerdotali non sono solo la prova della vita di fede di una comunità ecclesiale, ma sono anche una condizione essenziale per la vita della Chiesa.

Oggi è difficile per la mentalità della società concepire la propria vita come risposta ad una chiamata, ad una vocazione, ad una scelta che parte da un Altro.

Oggi è presente e talvolta dominante una concezione dell’uomo in cui la  essere creature  cioè dipendenti  da una altro e parlare di vocazione dell’uomo  da cui deriva la responsabilità di fronte ad un appello personale  che un altro ci ha rivolto non hanno significato.

         La parola vocazione nel suo significato originario è contraria alla mentalità oggi dominante che propaganda una visione dell’uomo basata sull’autonomia, l’indipendenza, l’autosufficienza assoluta. In questa concezione, che si respira nell’ambiente in cui si vive, è difficile parlare di una dimensione vocazionale della vita, perché l’unica voce a cui rispondere è quella del proprio desiderio egocentrico di soddisfazione indisturbata e di libertà illimitata.

La vocazione spiega il fatto stesso della nostra esistenza. Esistere ed essere chiamati per rispondere a qualcuno è la stessa cosa.

Nella concezione cristiana la vocazione è una chiamata ad essere per qualcosa, per una missione, per un compito che ci viene affidato da un Altro.

  Soltanto quanto nella concezione della vita la vocazione e la responsabilità hanno riconosciuto un posto importante per realizzare il senso ultimo della propria esistenza, che la vocazione alla vita cristiana e all’interno di questa le altre vocazioni  di speciale consacrazione possono apparire come realtà esistenzialmente significative.

Il tempo dell’avvento che abbiamo iniziato ieri invita ciascuno di noi a rispondere al Dio che ci viene incontro.

L’avvento è il tempo dell’attesa, tempo “forte”, che ci è dato per scuoterci dall’abitudine, che rende la fede scontata e abitudinaria.

            La nostra storia non attende un futuro incerto che ci riempie di inquietudine, ma attende  l’Avvento di Cristo che ci riempie di speranza.

     La nostra non è solo attesa, ma anche memoria di uno che è già venuto nel mistero del Natale che ci apprestiamo a celebrare e certezza della presenza di Cristo che cammina con noi, al nostro fianco.

Di anno in anno la liturgia ci chiede di ricominciare, di ripercorrere le tappe della storia della salvezza, di ripartire alla sequela del Maestro Gesù, poiché nulla uccide l’amore più dell’abitudine, nulla ci distoglie dalla fede più della pigrizia.

Il profeta Isaia ci aiuta a cogliere il misteri della storia: quella di tutti, e anche la nostra personale. C’è un aspetto profondo di purificazione sempre in atto nella storia perché qualcosa di torbido, il peccato o  la connivenza con esso abita nel cuore dell’uomo, che può essere purificato se diamo via libera al Signore. E allora Egli verrà a  proteggerci come nube contro il solleone. Verrà come bagliore di fuoco nel rigore della notte invernale dentro il cuore perché siamo illuminati e consolati dal suo esserci Amore. È a questo modo che la venuta del Signore Gesù è il risplendere della gloria di Dio su tutta la terra.

Se Dio viene incontro a noi  dobbiamo andargli incontro.

Il Vangelo ci mostra come si va incontro a Gesù.

Il centurione che va incontro a Gesù non chiede nulla per sé, ma prega Gesù per il suo servo gravemente ammalato. Gesù manifesta tutta la sua disponibilità: “Io verrò e lo curerò” (v.7).  Gesù non può restare insensibile. Subito gli comunica la sua decisione: “Io verrò e lo curerò”. Allora il centurione mostra un bel senso di rispetto, cosciente della sua indegnità: “Signore, io non son degno…”. L’atteggiamento di rispetto e di umiltà di questo pagano sono così belli che la Chiesa ci fa ripetere il grido del suo cuore nel momento della comunione.

L’incontro con il centurione offre a Gesù l’occasione per annunciare l’entrata di tutti i popoli nel regno di Dio. I pagani prenderanno posto alla tavola dei patriarchi nel regno dei cieli.

La Chiesa è costituita da coloro che credono nella parola di Dio e la mettono in pratica. Il futuro eterno lo si prepara giorno per giorno accogliendo o rifiutando la parola di Gesù. La nostra libertà si esprime pienamente nella fede o nella mancanza di fede, nel nostro acconsentire alla comunione con Dio o nel rifiutarla.

E’ proprio per evitare il rischio della non-significanza, della dimenticanza che ogni anno e ogni giorno ci è chiesto, come il centurione, di ravvivare il dono della nostra fede.

Proprio a chi – come noi – è abituato alla fede è chiesto l’atteggiamento della fiducia, dell’adesione continuamente stupita al Signore Gesù.

Questa comunione si realizza con noi in pienezza ricevendo Gesù nell’Eucaristia, che esige un grande rispetto per questo mistero di amore e una grande umiltà.

Troviamo ispirazione nella fede di Maria SS, madre delle vocazioni che ha detto generosamente il suo sì alla chiamata ad essere la madre del salvatore ed invochiamo la sua intercessione perché i soci del nuoco Club Serra di Piazza Armerina possano dedicare se stessi generosamente al servizio della Chiesa con la preghiera, il sacrificio e  l’impegno per le vocazioni sacerdotali e religiose”.