Protesta dei venti lavorati ecologici di Troina

Troina. Non è solo perché sono pagati con ritardo per il lavoro svolto che i 20 operatori ecologici di Troina vivono una situazione di disagio. Di mezzo ci sono anche le condizioni materiali di lavoro complicare la loro vita. A dircelo è Giuseppe Cuccì, rappresentante sindacale Cgil dei lavoratori del cantiere di Troina: “Il 5 novembre abbiamo inviato la lettera a Sicilia Ambiente con la quale chiedevamo di dotarci di vestiario adeguato al lavoro che svolgiamo e di scarponi antinfotunistici, ma abbiamo atteso invano”. Il 23 novembre, non avendo ricevuto alcuna risposta, i lavoratori del cantiere hanno scritto un’altra lettera indirizzata a Sicilia Ambiente, all’Ato EnnaEuno, al Prefetto di Enna ed al Comune di Troina per annunciare che il 24 novembre, e fino a quando Sicilia Ambiente non li avrebbe messi condizioni di sicurezza in cui svolgere la loro attività, come prevede il contratto di lavoro, sarebbero rimasti fermi nel cantiere a disposizione dell’azienda. Nella stessa lettera i lavoratori richiamavano l’attenzione anche sui mezzi utilizzati per il trasporto dei rifiuti che erano sporchi, privi di lampeggiante e perdevano percolato. Anche senza scarponi infortunistici e vestiario adeguato, avrebbe fatto il servizio essenziale, ma solo con autorizzazione scritta e firmata dal responsabile. Il servizio essenziale è quello che viene fatto raccogliendo la spazzatura dai cassonetti posti vicino ad edifici dove ci sono scuole, ospedali, luoghi di cura e la caserma dei carabinieri. “Nessuno si è presa questa responsabilità, ma nel pomeriggio del 24 sono stati lavati i mezzi piccoli e gli scarponi antinfortunistici sono arrivati il giorno dopo”, ci ha detto il rappresentante sindacale Cuccì. A Sicilia Ambiente il comportamento dei lavoratori del cantiere di Troina non è garbato per nulla. Con la lettera del 23 novembre Sicilia Ambiente ha contestato ai lavoratori del cantiere di Troina la violazione dell’art. 68 del contratto che disciplina l’esercizio del diritto di sciopero. I lavoratori replicano sostenendo che non hanno violato l’articolo 68 del contratto di cui parla Sicilia Ambiente perché non si è trattato di sciopero: “Noi eravamo presenti nel cantiere quel 24 novembre ed abbiamo chiesto che qualcuno ci autorizzasse per iscritto a svolgere il nostro lavoro in condizioni che non ritenevamo sicure”.

Silvano Privitera