Un docente a dirigere la Compagnia “Nuovo Sipario” di Leonforte

“L’aria del continente” è la nuova commedia teatrale in 3 anni, di Nino Martoglio, che l’Associazione culturale- teatrale  “Nuovo Sipario” di Leonforte, porterà in scena a partire dal 15 dicembre nell’auditorium  N. Buttafuoco di Nissoria. La quinta opera della giovane compagnia ha un significato particolare, di cui ci ha parlato la regista, la prof.ssa Fina Sciuto

Come nasce questo progetto, come si sviluppa e che messaggio intende dare allo spettatore?

“L’Aria del Continente” è stata rappresentata per la prima volta nel ’71 con la Compagnia Filodrammatica “Tano Valenti”; e riproposta nel ’98 in occasione dei 25 anni della Compagnia. Da  allora non è mai più stata replicata. In entrambe le occasioni interpretai il ruolo di Milla Milord, oggi sono invece, per  raggiunti limiti di età, Marastella Duscio, la sorella del protagonista. L’ho voluta riproporre perché ritengo che sia uno dei capolavori del teatro siciliano, e nello specifico del teatro Martogliano, perché contiene delle tematiche sempre attuali, affronta il divario tra Nord e Sud e le differenze  di costumi e abitudini  che implicano, ed è la conferma che “tutto il mondo è paese”. Era un mio sogno nel cassetto poterlo riportare in scena ed oggi lo sto realizzando con la Compagnia “Nuovo Sipario”.

A proposito della Compagnia “Nuovo Sipario”

La Compagnia è giovane e abbastanza poliedrica nell’affrontare temi teatrali diversi tra loro, non ci siamo specializzati in un genere ben preciso, per non volerci fossilizzare in qualche modo e non perdere di vista la ricchezza di tutte le espressioni teatrali che abbiamo. Abbiamo affrontato De Filippo, ora Martoglio, ma anche Oscar Wilde; o ancora “A cassaforti” che è una commedia in dialetto siciliano di un autore a noi contemporaneo. E questa varietà di generi facilita anche un inserimento nella Compagnia di persone di tutte le età e caratteristiche, non siamo infatti legati ad un preciso arco generazionale.

Che peso ha nella Compagnia il fatto che a dirigerla sia proprio una docente?

E’ molto importante, volendo prima precisare che la mia realizzazione passa anzitutto attraverso la mia stessa professione, in quanto docente, educatrice, insegnante da più di 30 anni; e poi c’è il teatro ch’è una passione e un’opportunità in più per stare con i giovani alternativamente all’ambiente scolastico. Dunque, essendo io fondamentalmente una docente, si rende possibile  l’impostarsi di un rapporto fra i giovani stessi della Compagnia, di tipo formativo ed educativo, non solo ludico; il tutto dà uno spessore formativo all’attività teatrale  che col tempo diviene un grande risultato sul piano umano ed anche artistico delle volte. Ho visto molti giovani uscire da stati di emotività caratterizzati da timidezza, insicurezza per votarsi ad una maggiore spigliatezza e fiducia in se stessi. Li vedo crescere.

Si amplia anche l’idea che si è soliti avere della figura dell’insegnante

Certo, perché bisogna essere autorevoli ma non autoritari. E’ mio principio ormai l’idea che “L’autorevolezza è l’autorità che si riveste di nobiltà”. Essere credibili perché si crede in quel  dato progetto, diventa un esempio per i ragazzi che si staccano da un’idea prettamente scolastica del professore per vederlo da una lente quotidiana di formazione pedagogica oltre che di insegnamento nozionistico. Il significato del teatro io provo a farglielo vivere, ma saranno poi loro, con il tempo a capire quanto in realtà sia molto più importante nella vita che non sulla scena stessa.

 

Livia D’Alotto