Enna. Pensava di essere il faraone Ramsete, condannato barrese a 7 anni e sei mesi per avere violentato la figlia della sua ex, stessa condanna alla madre

I giudici del tribunale di Enna, presidente Elisabetta Mazza, giudici a latere Romito e Commendatore, hanno condannato a 7 anni e sei mesi S.B. 59 anni di Barrafranca in quanto viene ritenuto responsabile di avere ripetutamente violentato la figlioletta tredicenne della sua ex convivente, con la madre che è stata zitta, nonostante immaginasse cosa stava succedendo e quale incubo stava vivendo sua figlia, ma anche la madre M.L. è stata condannata alla stessa pena perché complice. Il pm Marina Ingoglia aveva chiesto 8 anni per tutti e due gli imputati. S.B. ed M.L. processati a piede libero, erano difesi dagli avvocati Michele Baldi e Vincenzo Spagnolo e la vittima, costituitasi parte civile, ha ottenuto un risarcimento danni liquidato in via definitiva dal tribunale in 70 mila euro, più le spese legali. La ragazza era difesa dall’avvocato Giusy Nicoletti. “In una vicenda di questo genere – ha dichiarato l’avvocato Nicoletti – non è che ci sia da essere soddisfatti perché c’è innanzitutto il degrado morale e nessuno potrà mai ripagare quello che ha subito e che sarà un macigno per la tutta la sua vita”. Tra le pene accessorie per i due imputati l’interdizione dai pubblici uffici.
Il racconto della giovane presunta vittima è stato tragico, in aula la ragazza non ha avuto esitazioni nel puntare l’indice contro sua madre, accusandola di essere stata zitta pur sapendo degli abusi che stava subendo dal suo convivente, senza mai riuscire a difenderla, nonostante avesse, dodici anni. Le accuse erano già state rivolto all’uomo, ma soprattutto alla madre, che sostanzialmente l’aveva abbandonata, per suo interesse, nelle mani di un bruto. Un operaio dalla personalità contorta, dalla suggestioni perverse, che ha condizionato e minato la vita di una ragazza che, oggi, a diciotto anni, vive pensando a quello che ha sofferto per lunghissimi anni, non avendo il conforto ed il sostegno di una madre. In quella casa c’erano da celebrare riti esoterici, e lui che si sentiva il faraone egiziano Ramsete e la ragazzina non era altro che la sua moglie, quindi allucinazioni, fantasie sessuali, una tragedia vissuta per circa tre anni. Con questa scusa avrebbe costretto la ragazza a subire, con la complicità della madre, rapporti sessuali e morbosi riti satanici, con tanto di croci, formule astruse,utilizzazioni di unguenti, vesti sfarzose in un’atmosfera suggestivamente terribile, dove a dominare la scena era proprio lui, S.B., conquistare invitto. Un ritorno all’antico che aveva però una sola vittima, la ragazzine che era nelle mani di due sciagurati, pronti ad approfittarne, a condizionarla psicologicamente e fisicamente.