Mensa scolastica Troina. Servito pesce d’acqua dolce pangasio, del fiume Mekong, il più inquinato del mondo

Troina. Il presidente del consiglio comunale, Giovanni Suraniti, e l’assessore Eliana Chiavetta, accompagnati da funzionari comunali, che si occupano dei servizi scolastici, martedì mattina hanno effettuato un sopralluogo nei refettori scolastici per controllare i prodotti alimentari utilizzati nella preparazione dei pasti dalla ditta LaRa di Ragusa & C, che gestisce il servizio di refezione scolastica. Dal controllo effettuato è emerso che i prodotti utilizzati non sono quelli indicati nella tabella dietetica redatta dall’ASP di Enna. La tabella dietetica era allegata al bando di gara, che la ditta LaRa si è aggiudicata. Questo significa che la ditta aggiudicatrice dell’appalto della refezione scolastica, nella preparazione dei pasti, è tenuta ad utilizzare i prodotti alimentari indicati nella tabella dietetica. In quel sopralluogo-ispezione la delegazione di amministratori e funzionari comunali ha accertato che i prodotti utilizzati erano: pesce pangasio surgelato importato, mix di formaggio grattugiato Soresina, patate precotte surgelate, puré di patate liofilizzate, tonno all’olio di semi, prosciutto cotto con additivi e conservanti E 250 e con nitriti, bastoncini surgelati senza specificazione del tipo di pesce, carote surgelate per il contorno, melanzane grigliate e surgelate di produzione industriale, merendina confezionata servita al posto del dolce e formaggio retinato. Tali prodotti alimentari non sono indicati nella tabella dietetica. Con lettera del 26 gennaio del responsabile del procedimento Salvatore Signore e del responsabile del V Settore Salvatore Amata, il Comune ha contestato l’infrazione rilevata nell’ispezione di martedì alla ditta LaRa di Ragusa & C, invitandola a fornire le giustificazioni e diffidandola a non utilizzare prodotti alimentari che non siano indicati nella tabella dietetica allagata al bando ed al contratto che la ditta ha stipulato. Con questa lettera il Comune dice alla ditta che “la permanenza delle infrazioni comporterà l’ulteriore contestazione ed, in caso di continuità delle stesse, la risoluzione del contratto”. Della refezione scolastica si era occupato, su sollecitazione dei gruppi consiliari di centrosinistra di maggioranza, il consiglio comunale lunedì sera alla presenza di un pubblico numeroso, in gran parte genitori di alunni. A chiedere la convocazione del consiglio comunale per discutere delle refezione scolastica sono i stati i gruppi consiliari del Pd, Ps, Lista Scorciapino e del Pdci, che avevano raccolto, come scrivono in un loro volantino del 22 gennaio, “diverse lamentele sulla qualità del servizio di refezione scolastica e dei cibi si da parte di parecchi genitori che degli insegnanti”. Alcuni consiglieri del Pd, Fabio Venezia ed Angelo Impellizzeri, avevano effettuato un sopralluogo nella cucina, nella dispensa e nei refettori e, come si legge nel volantino, hanno rilevato “tutta una serie di elementi, purtroppo non positivi, sulla qualità dei cibi e del servizio”. Durante la discussione in consiglio comunale, i consiglieri del centrosinistra hanno consegnato al numeroso pubblico che ha affollava l’aula magna Franco Allegra, dove si è tenuto il consiglio comunale copie di un documento dall’eloquente titolo “Ecco cosa mangiano i nostri bambini” nel quale passavano in rassegna, mettendone in risalto le caratteristiche di dubbia qualità, i prodotti alimentari utilizzati, come il pangasio un pesce d’acqua dolce che si pesca nel delta del fiume Mekong, uno dei fiumi più inquinati del mondo, che nasce nell’Altopiano del Tibet e sfocia nel Mar Cinese meridionale.

Silvano Privitera


Il pangasio (Pangasius hypophtalmus) è un pesce di origine asiatica, allevato in Vietnam, nel delta del fiume Mekong (l’undicesimo fiume più lungo del mondo). In Italia, ma lo stesso vale per molti paesi occidentali, grazie anche al basso costo, il suo consumo è in crescente aumento tanto che questo pesce sta diventando uno dei protagonisti della ristorazione collettiva (mense aziendali e scolastiche); i dati FAO Globefish 2006 riportano che i due terzi delle esportazioni vietnamite di questo pesce sono destinate alla Russia e alla Comunità Europea.
Dal punto di vista organolettico il pangasio non è niente di eccezionale, non è particolarmente saporito né profumato (una sua curiosa peculiarità è l’assenza del tipico odore di pesce); la polpa è bianca o rosa chiaro, praticamente priva di lische.
Le frodi – È stato protagonista di qualche frode alimentare perché non è facilissimo distinguere i filetti di pangasio da quelli di merluzzo o di gallinella, pesci sicuramente più pregiati e quindi più costosi. Premesso che il numero delle frodi è stato decisamente limitato, non si tratta di frodi ai danni della salute, ma solo ai danni del portafoglio del consumatore: del resto non siamo abituati a frodi legalizzate come quelle di prodotti che vengono pubblicizzati con il termine “genuino”, salvo contenere grassi vegetali, margarina, aromi e conservanti.
La sua introduzione a livello di ristorazione collettiva non ha mancato di creare notevoli polemiche. Polemiche del tutto immotivate, visto che l’assenza di lische rende il pangasio particolarmente indicato per i bambini. Inoltre bisogna rilevare che le autorità preposte ai controlli hanno dato il via libera all’uso di questo tipo di pesce.
Le obiezioni mosse all’utilizzo di questa specie ittica, più che sul modesto livello qualitativo, si basano soprattutto sulla sua provenienza; secondo alcuni il fiume Mekong, luogo dal quale proviene la maggior parte del Pangasio destinato all’Europa, è uno dei fiumi più inquinati del mondo; il Mekong, durante il suo percorso, attraversa molti paesi asiatici e, lungo questo percorso, gli scarichi industriali sono molto numerosi (più di duecento).
Questi concetti sono stati amplificati da alcune, passatemi il termine, scandalose trasmissioni televisive che hanno pescato nel torbido (non certo del Mekong!). Infatti basta qualche decina di euro e tutti possono analizzare un filetto di pangasio andando alla ricerca delle terribili sostanze. Se le trasmissioni fossero state professionali, avrebbero preso dieci, venti campioni di pangasio dalle varie città e con al massimo un migliaio di euro avrebbero potuto fare informazione corretta e scoprire quello che le autorità avevano scoperto: nessuna traccia di sostanze inquinanti (per la cronaca, il nostro campione di Pavia ha dato risultato negativo).
Un’unica avvertenza: prima di surgelare il pesce, alcuni esportatori lo conservano con E451 (fosfato trisodico), additivo ammesso dalla comunità europea (è incredibile che alcuni sito lo recensiscano come additivo non alimentare!), ma non consigliato dalla dieta italiana. Lo scopo è di trattenere un po’ d’acqua allo scongelamento, dando maggior consistenza al prodotto. La differenza sta nell’impiego: in una bevanda il conservante non può essere eliminato e viene assunto al 100%, in un un pesce (pensate al sale che conserva il merluzzo, ma in quantità decisamente inferiore) basta lavarlo accuratamente prima dell’impiego: la percentuale di additivo che penetra nella carne è minima e non ha senso poi rinunciare al pangasio e ingurgitare litri di bevande gassate conservate con fosfati e ortofosfati. In ogni caso, la presenza di E451 è segnalata sull’etichetta per cui il consumatore può distinguere fra pangasio di serie A e quello di serie B.