Federalismo: mondo cattolico richiama condivisione. Rischio frattura. Intervista ASCA a mons.Pennisi e ACLI

”Questa riforma deve essere condisa il più possibile e non si può imporre a colpi di maggioranza. Bisogna cercare un consenso sul federalismo che se applicato bene, può creare sviluppo nel Paese, ma se impostato male può portare ad una nuova frattura insanabile tra Nord e Sud”. E’ il vescovo siciliano di Piazza Armerina, mons. Michele Pennisi ad essere il più esplicito nell’esprimere quelle che sembrano essere le paure del mondo cattolico dopo il nuovo scontro politico-istituzionale sul federalismo e lo stop venuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Se i più preferiscono non commentare pubblicamente, rimandando alle prese di posizione ufficiali della presidenza Cei sul tema del federalismo, parlando all’ASCA, mons. Michele Pennisi (nella foto) ricorda che la riforma in senso federale dello Stato deve essere ”sussidiario da una parte e solidale dall’altra e quindi anche unitario. Un federalismo – aggiunge il presule – che porti una lotta agli sprechi, alla responsabilizzazione della spesa, ad una responsabilizzazione dei cittadini e che salvi l’unità e non crei una frattura nel Paese”.

Preoccupazione condivisa anche dalle Acli che hanno commentato il provvedimento varato ieri nel corso del Consiglio dei ministri straordinario dal Governo Berlusconi come ”troppo poco solidale”.

Condivisione, a ‘microfoni spenti’, dunque, è la parola chiave che il mondo cattolico invoca a gran voce.

”La mancanza di condivisione – ribadiscono infatti le Acli – è evidente, e genera diffidenza tra i cittadini, che percepiscono il provvedimento come una forzatura. Mentre un percorso strategico come quello della riforma federale dello Stato avrebbe bisogno del maggior consenso possibile, nel Parlamento e nel Paese”.

Da parte ecclesiale si chiede anche coesione e rispetto per l’unità dell’Italia, altrimenti, come sostiene ancora mons.Pennisi ”il rischio che si crei una divisione tra Nord e Sud e’ forte”.