Mons.Pennisi, non contrapporre scuola statale e non statale intervista a Radio Vaticana

“Una buona educazione, che non sia soltanto ridotta all’informazione, ma che educhi ai grandi valori”. Questa, nelle parole di mons. Michele Pennisi, della commissione Cei per l’educazione, la scuola che ”interessa a noi vescovi”.
”Dal punto di vista terminologico – ha precisato mons.Pennisi vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, ai microfoni del canale 105-live di Radio vaticana – io parlerei di scuola pubblica che può essere sia statale che paritaria, perchè la scuola paritaria svolge una funzione pubblica di educazione”.
Occorre, a giudizio del presule, ”superare la contrapposizione” tra scuole pubbliche e scuole non statali: ”La scuola cattolica sta bene se la scuola statale sta bene.
Screditare la scuola di Stato non è certo un favore fatto alla scuola cattolica, il cui servizio vuole essere un arricchimento dell’offerta formativa, in collaborazione e non in concorrenza con la scuola statale”.
Per mons. Pennisi c’e’ spazio oggi in Italia per una rinnovata ”passione educativa”: ”E’ importante che tutti ci mettiamo insieme, in rete, in una alleanza educativa che ci permetta di superare queste emergenze. Non si tratta di mettersi in contrapposizione e in concorrenza, ma di collaborare tutti per il bene dei nostri giovani, che sono poi il bene e il futuro del nostro Paese, della società e della Chiesa”.
Il vescovo denuncia poi come la situazione economica stia condizionando la scuola, sia statale che non statale. ”Dobbiamo tener presente – osserva mons. Pennisi – che spesso si tende a dire che ciò che viene dato alla scuola non statale, viene tolto alla scuola statale. Se noi guardiamo le cifre, ci accorgiamo che alla scuola statale vengono dati ogni anno 57 miliardi e 571 milioni, mentre alle scuole paritarie vengono dati 530 milioni: cioè le briciole. Quest’anno – per il 2011 – è previsto un ulteriore taglio di 253 milioni. Noi vogliamo che lo Stato investa di più, anche dal punto di vista economico, in tutta la scuola – sia nella scuola statale così come nella scuola paritaria – per garantire effettivamente una vera libertà di educazione”.