Comunità ebraica in visita ad Agira

Agira. Un tuffo nel passato per ritrovare le radici storiche della presenza di una comunità ebraica ad Agira: un gruppo di venticinque israeliani provenienti da Gerusalemme ieri pomeriggio ha fatto tappa in paese per ammirare l’Aaron, l’arca santa ebraica dove venivano custoditi i rotoli con le sacre scritture (la Torà). Il prezioso reperto si trovava all’interno della sinagoga di via Santa Croce ma adesso, visto il completo abbandono in cui è caduto l’edificio, è custodito all’interno della chiesa del SS. Salvatore. La comitiva, guidata dal professore ordinario di storia medievale all’università di Gerusalemme Yom Tov Assis è stata accolta in tarda mattinata dall’insegnante agirino Salvatore Rocca e dal parroco del SS. Salvatore padre Roberto Zito. Dopo il pranzo, il gruppo è stato portato in chiesa per vedere quello che alcuni studiosi hanno definito l’Aaron più antico d’Europa, poi, tramite un’irta viuzza, ha raggiunto i ruderi della sinagoga, un edificio di culto che venne eretto intorno al 1450, negli anni in cui il re Alfonso d’Aragona, dopo decenni di umilianti segregazioni e di limitazioni, concesse agli Ebrei una certa libertà di culto.

Ad Agira in quel periodo c’era una giudecca abbastanza numerosa e dinamica dedita prevalentemente al commercio e all’artigianato. Ma il periodo di tolleranza durò poco più di quarant’anni: il 31 marzo del 1492, infatti, con l’editto di Granada, Ferdinando il Cattolico decretò la loro espulsione da tutti i territori ricadenti sotto la giurisdizione della corona di Spagna.
Anche per gli Ebrei di Agira iniziò una nuova diaspora e la Sinagoga venne abbandonata. Nel XVI secolo il Beato Diego da Sinagra dei Frati Minori la trasformò in un eremo. Successivamente venne adibita ad oratorio della Confraternita di Santa Croce ma poi venne abbandonata. Solo grazie all’
impegno del compianto prevosto padre Rosario Cottone l’aaron è stato ricostruito all’interno della chiesa del Salvatore. “Siamo estremamente felici ed emozionati di aver potuto ammirare uno dei più importanti reperti dell’antica comunità ebraica agirina, l’Aaron, che è ben protetto all’interno di una chiesa dai nostri buoni amici agirini – ha detto il professor Assis- coltiviamo la speranza che un giorno la sinagoga possa essere ricostruita e che l’arca santa possa tornare nella sua collocazione originaria». Un auspicio condiviso anche dal maestro Salvatore Rocca che da diversi anni intrattiene un rapporto epistolare con il docente israeliano:«speriamo –ha affermato- che l’aaron diventi un punto di riferimento per tutte le comunità ebraiche sparse per l’
Italia e che l’edificio di culto possa essere riportato al suo antico splendore”. “E’ un percorso complicato -ha detto invece l’assessore Maria Vaccaro – ma lavoreremo per raggiungere quest’obbiettivo”.

Luca Capuano