Fondazione Danilo Bonarrigo e Comune Troina finanziano defibrillatore “Un cuore per Danilo”

Troina. Nell’auditorium “Nuccio Sciacchitano” dell’IISS Majorana si è svolta la manifestazione d’inaugurazione del progetto Pubblico Acceso al Defibrillatore (PAD), denominato “Un cuore per Danilo”, ideato e finanziato dalla Fondazione Danilo Bonarrigo (nella foto) ed dal Comune di Troina, che si sono avvalsi delle competenze tecniche del dr. Michele Gulizia, direttore dell’UOC di Cardiologia dell’Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania e della dr. Maura Francese, che lavora presso lo stesso ospedale. Nel corso della manifestazione, coordinata dal giornalista Silvano Privitera, sono stati consegnati gli attestati ai 97 volontari del soccorso che hanno partecipato al corso Basic Life Support and Defibrillation (BLS-D) per laici, superando il test teorico e la valutazione pratica finale. Il corso, approvato dall’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), tenuto dai cardiologi Gulizia e Francese, si è svolto due mesi fa nei locali dell’ex poliambulatorio di via Nuova del Carmine. Arturo Caranna, presidente della Fondazione Danilo Bonarrigo, Giacomo Plumari, assessore alle politiche sociali del Comune di Troina, hanno consegnato i defibrillatori a: Protezione Civile, Croce Rossa, Poliambulatorio-Guardia Medica, Scuola Statale Media Don Bosco, IISS Majorana, farmacie Scollo, Cutore e Barbera, Vigili Urbani, Casa di accoglienza dei PP Cappuccini, Casa albergo per anziani e Comunità alloggio per anziani Villa Rossella. Sono intervenuti all’inaugurazione del progetto PAD “Un cuore per Danilo”: il sindaco Salvatore Costantino ed i deputati regionali on Edoardo Leanza, che ha definito il PAD un servizio alla città, e Paolo Colianni, secondo cui occuparsi delle prevenzione e degli ultimi è il modo migliore per celebrare la memoria di Danilo, il giovane trentenne colpito da morte improvvisa nel 2003.

Francese ha ricostruito le fasi d’intenso lavoro iniziato nel 2009 per la realizzazione del PAD. Gulizia ha messo in evidenza la volontà del fare sul campo e lo spirito di sacrificio che anima quanti si sono impegnati nella realizzazione del progetto PAD, che ha l’obiettivo di ridurre il numero di morti improvvise: “Ogni anno, In Italia, le morti improvvise per arresto cardiaco sono 60 mila, di cui 5 mila in Sicilia. Alla base di questo dato ci sono la predisposizione genetica, lo stile di vita, lo stress e l’assenza di attività sportiva”. Nei discorsi pronunciati dagli intervenuti, che non sono stati di circostanza, si colgono degli spunti di riflessioni che esprimono, a gradi diversi di consapevolezza, la percezione della portata innovativa delle attività in materia di prevenzione delle malattie cardiovascolari che la Fondazione Danilo Bonarrigo, molte delle quali in collaborazione con il Comune di Troina, conduce dal 2003, l’anno in cui, esattamente il 13 luglio, il giovane Danilo fu colpito da morte improvvisa per arresto cardiaco. Dopo la fine di una giovane vita stroncata in un pomeriggio di un giorno d’estate, la famiglia, i parenti e gli amici possono reagire ripiegandosi nel loro dolore. E’ una reazione molto umana, che merita rispetto. I genitori, gli zii e gli amici di Danilo hanno reagito diversamente trasformando il dolore in un’energia a servizio della comunità. La gente di Troina l’ha capito e, senza che nessuno glielo chieda, dà il suo aiuto spontaneamente contribuendo con offerte in denaro alle attività che la Fondazione promuove. C’è un aspetto di natura sociale e civica nell’esperienza della Fondazione, non meno importa di quello che si manifesta sotto il profilo più intimo che a che fare con il carattere delle persone. I soci della Fondazione Danilo Bonarrigo posseggono quello che un grande sindaco di Milano nel dopoguerra, Antonio Greppi, voleva che i suoi concittadini avessero: “un chiaro ed inflessibile senso delle proprie responsabilità”. Solo se si ha questo senso delle proprie responsabilità si possono realizzare con successo le iniziative che, come quelle della Fondazione Danilo Bonarrigo, prefigurano un nuovo modello d’intervento sociale, che è conosciuto come il modello del “welfare community”, dove è la comunità che, con le sue associazioni e fondazioni, si fa carico dei problemi emergenti e s’impegna a risolverli operando in sinergia con le istituzioni pubbliche.