Centuripe. Parola di giovani

Centuripe. Il disagio dei giovani è, diffusamente avvertito, parte da una società che sembra non comprenderli nelle loro esigenze di futuro, competitive a livello internazionale e disattese negli avari investimenti culturali, scolastici, universitari, come nella ricerca, nella sicurezza del lavoro, nella stabilità dell’occupazione, nella mobilità incerta come unica scelta, nel rapporto con i paesi del sottosviluppo. Non sono più i bamboccioni, consigliati ad emigrare dai genitori, sanno, però, come i loro padri, che lo sviluppo ed il futuro di ogni generazione si conquista , in larga parte, con la volontà, lo studio, il sacrificio, l’apporto comunitario, e perché non con la fede. Riceviamo da parte di due giovani il loro punto di vista di partecipazione e di proposta, che con immenso piacere pubblichiamo:
“Ci guardiamo allo specchio e cosa vediamo? Vediamo dei ragazzi con degli ideali, dei principi, un carattere, una fisionomia diversa dal resto del Mondo, figli di una Nazione che non li rispetta e nipoti di un’Unità che, povera nonna, è stata dimenticata.
Non c’è da meravigliarsi di come siano cambiate le cose col passare degli anni, di come si sia evoluta (o regredita, punti di vista) la nostra visione dell’insieme. Ci si preoccupa di apparire, di fare bella figura, di avere tante amicizie sui social network e di essere in voga, ma chi? Chi si interessa dei suoi interessi? Chi ha mai incontrato due diciottenni mentre parlano di economia, di politica, di cronaca o quant’altro? Al giorno d’oggi per essere qualcuno devi bandire lo studio e parlare male di chi ti fa mangiare, se no magari hai una mentalità antica e sei vecchio. Alla stessa maniera non ci stupiamo quando sentiamo darci del terrone, o quando sentiamo dire che “l’Unità è una cosa un po’ inutile” . Su questo punto sentiamo il dovere di soffermarci. Credo che la coerenza delle nostre istituzioni abbia toccato il fondo da un po’. Sentiamo il nostro ministro Maroni, andando peraltro incontro a quanto detto da Saviano alcuni minuti prima in “vieni via con me”, dire che non bisogna fare distinzioni fra nord e sud, che l’Italia è una e da tale deve essere trattata. Quindi i problemi di Napoli, che conosciamo tutti in questo periodo, sono problemi anche per Milano perché l’Italia è unita. Perfetto verrebbe da dire, ma fino a che punto queste parole sono vere? Noi crediamo che in un Mondo dove i fatti fanno da padrone, non sia il massimo vivere in una società governata dalle parole. E’ innegabile, basta prendere un bambino e mettergli una corona in testa per farlo sentire re. Proprio alla stessa maniera siamo i re del Mondo. Quando i veri re ci hanno resi schiavi di una cultura basata sull’ignoranza, dove i più furbi riescono a sottomettere i più deboli e dove i furbi che nasceranno, saranno solo i figli dei furbi di oggi. Quali prospettive ci riserva questa società? Dove andremmo a finire con queste idee, se così possiamo chiamarle? Si dovrebbe dire tutti no, spegnere la TV, ascoltare se stessi e gli altri, confrontarsi e PENSARE CON LA PROPRIA TESTA! Si dovrebbe cercare di collaborare tra di noi e unire quanto è possibile in modo tale da essere un unico coro e tentare tutti insieme, nel nostro piccolo, di cambiare qualcosa iniziando dalla cosa più importante: prendendoci ognuno le proprie responsabilità. Le idee di certo non mancano, piuttosto manca tutto il resto. Basta uscire di casa e fare due passi per rendersi conto di quanto tutto ciò che ci circonda sia fragile: passiamo giornate in edifici pubblici non a norma e non in sicurezza, le strade dove camminiamo sono piene di buche e a volte in pessime condizioni, gli uffici pubblici sono quasi sempre inefficienti e non molto raramente capita di incontrarvi gente incompetente ma “messa li” di prepotenza. E questi problemi ci sono a Catania, a Centuripe come ci sono a Torino, questo tipo di coerenza non si smentisce mai e mai lo farà! Purtroppo fin quando saremo schiavi dei nostri re e non apriremo gli occhi non cambierà nulla. La nostra prospettiva del futuro è quasi medievale, in quanto la scuola sta tornando ad essere d’elite e l’ultimo decreto del ministro Gelmini ne è la prova. Questa è l’Italia delle parole e l’Italia dei castelli di sabbia dove tutto può cadere d’un tratto sulle nostre teste. Però abbiamo il calcio e il Grande Fratello, provate a chiedere ad un Italiano come vada l’Italia e vi sentirete rispondere: “Beh, diciamo che con Prandelli le cose sono cambiate…”
Ci guardiamo allo specchio e cosa vediamo? I figli di una società che non li rispecchia. Proprio li, in quegli occhi, vediamo la voglia di reagire e di costruirci un futuro che sarà diverso da come lo vogliono i re. Un futuro che cambierà il Mondo, consapevoli che l’unico Mondo che cambierà, sarà il nostro e di chi vorrà “lottare” al nostro fianco.
Come diceva J. Locke: “L’unica difesa contro il Mondo è conoscerlo bene”, quindi impariamo a conoscerlo.

Gaetano Bassetta
Daniele Anfuso