A Piazza Armerina un museo della civiltà mineraria

Piazza Armerina. Il museo della civiltà mineraria situato in via Garibaldi nel cuore del centro storico della città dei mosaici rappresenta un gioiello che testimonia la storia delle miniere del territorio di Piazza Armerina e dei suoi minatori.
La sede dell’attuale museo che è stato inaugurato l’11 agosto di quasi tre anni fa, ospita dal 1903 il sodalizio della Lega Zolfatai, che a partire dal 1915 divenne con 45 soci fondatori firmatari dello statuto, un vero e proprio circolo. Per tanto tempo e fino ai primi anni ’90 il sodalizio è stato uno dei più frequentati in città, con il più alto numero di soci, ed una ricca storia alle spalle: la storia della dura vita lavorativa nelle miniere.
Ad ospitarci narrando la storia dell’attuale museo sono stati, il presidente Mario La Mattina e il consigliere Francesco Lo Monaco che insieme al consigliere Gaetano La Versa, tutti e tre ex minatori, sono stati i fautori della trasformazione dei locali del circolo in museo.
“I locali sono rimasti chiusi per alcuni anni, -dicono La Mattina e Lo Monaco- sia per la chiusura delle miniere ed anche perché i soci più grandi oggi non ci sono più, siamo andati anche incontro ad alcune difficoltà economiche, ogni volta passando dalla sede chiusa, la malinconia ci attanagliava. Abbiamo deciso di fare qualcosa, ci siamo rimboccati le maniche lavorando alacremente e ristrutturando con le nostre mani i vecchi locali con l’obiettivo di creare un museo che potesse raccogliere la nostra storia per non farla cadere nell’oblio e consentire alle giovani generazioni di conoscerla. Il museo è nato dalla convenzione istituzionale tra la lega zolfatai, l’ente parco Grottacalda-Floristella e il comune di Piazza Armerina”.
Più di 500 i cristalli, -come zolfo, celestina aragonite ed altri- esposti nelle vetrine, provenienti da collezioni private, donati dagli ex minatori e dalle loro famiglie, ognuno dei quali fornito di una targa che spiega nome, provenienza e collezione. La mostra contiene inoltre le miniature che riproducono i calcheroni, i forni e l’argano con il pozzo, una rassegna fotografica che illustra le fasi estrattive e di trasformazione dello zolfo, e la esposizione di tutti gli attrezzi che i minatori utilizzavano per lavorare nel sottosuolo, all’ingresso sulla sinistra presso una nicchia troneggia la statua di Santa Barbara protettrice dei minatori.
“Siamo andati a lavorare in miniera giovanissimi, -concludono La Mattina e Lo Monaco- siamo orgogliosi del nostro lavoro, si lavorava con fatica ma eravamo tutti uniti come fratelli, questa era la categoria dei minatori”.
Il museo conta parecchie presenze ogni anno, tra le quali visite guidate di molte scolaresche alle quali, Mario La Mattina, Francesco Lo Monaco e Gaetano La Versa raccontano sempre la vita vissuta da giovani in miniera.

Marta Furnari

Nella foto da sinistra Francesco Lo Monaco e Mario La Mattina