Aidone. “PATHOS”, la tragedia del dolore e delle donne di tutti i tempi in scena a Morgantina

Aidone. Il  circuito di Epicarmo ha  esordito a Morgantina con “Pathos” un’opera memorabile ed emozionante, ispirata alle tragedie omonime di Euripide e di Seneca, Le Troiane o Le Troadi, e rappresentata in prima assoluta lo scorso 6 luglio al teatro Alighieri di Ferrara nell’ambito della manifestazione “Fabula in festival”, giunta alla XXII edizione; coprodotta dal Ravenna Festival con la collaborazione dell’Accademia di Danza di Roma e il Teatro Stabile di Catania  e dal  Teatro dei due mari di Tindari.

La tragedia euripidea fu rappresentata la prima volta nel 415 a.C. , in piena guerra del Peloponneso, a qualche mese della presa di Milo, del massacro e della deportazione della sua popolazione rea di non avere voluto sottomettersi al dominio di Atene e di avere difeso strenuamente la sua secolare libertà, travolta dalla politica imperialistica ateniese che voleva, con una lezione indimenticabile,  far passare a tutti il messaggio che nessuno poteva resisterle. La tragedia ci testimonia nel contempo, però,  il coraggio di Euripide nel denunciare quell’orrore che i suoi spettatori erano in grado di leggere nella metafora di Ecuba e delle sue figlie e nuore e la capacità di Atene di mantenere vive le libertà fondamentali, nonostante la guerre e la ragion di stato.

Sotto l’abile regia di  Micha van Hoecke, cresciuto alla scuola di Maurice Bejart,  un cast internazionale interpreta, attraverso la danza, il mimo, la musica e la nuda parola, la tragedia della sconfitta, della morte, della perdita della libertà e della speranza, regalando momenti di emozione allo stato puro. Un eccezionale Lindsay Kemp, nelle vesti di Ecuba,  racconta con la mimica e i gesti il dolore senza tempo dell’umanità: la sofferenza e l’abbandono  vivono nella storia eppure vanno al di là della storia stessa in un tempo eterno e in un non luogo. Solo la musica, scelta sapientemente (Xenakis, Hadjidakis, Berlioz ), in certo qual modo scandisce  il tempo e i luoghi della storia. Marella Ferrera, non cedendo al minimalismo imperante, ha disegnato dei bellissimi costumi che coniugano inusitata eleganza con ricchezza di particolari e  materiali e lo studio che vi si indovina dietro.

A Silvia Budri è spettato il compito ingrato e difficile di sostituire la bravissima e compianta Mariella Lo Giudice, morta il 31luglio scorso e che  proprio in questo spettacolo ha fatto la sua ultima apparizione teatrale .

Emozione, stupore, magia, la percezione di assistere a qualcosa di unico, di essere virtualmente proiettati in una dimensione che supera il tempo e lo spazio! Queste le sensazioni provate dal pubblico che ieri sera ha assistito allo spettacolo  tributandogli ben 10 minuti di applausi scroscianti e ininterrotti sia per il livello internazionale degli attori  che per l’universalità del tema trattato.

In scena la tragedia della guerra, tragedia eterna che, in ogni tempo e in ogni luogo,  fa ricadere  sulle donne i suoi effetti più nefasti : lutti, stupri, esodi e umiliazioni di ogni genere colpiscono da sempre,  e in misura maggiore,  il genere femminile dimostrando  l’inutilità dell’eterna tragedia che gli uomini ancora adesso insistono a perpetuare come strumento di risoluzione di controversie varie.

Euripide  doveva avere compreso bene il peso di tanto dolore quando scrisse  “Le Troiane”, la più politica delle sue opere, coraggiosamente carica di un messaggio antibellicista e anti-imperialista in un contesto dominato dal mito dell’uomo-eroe. Nella tragedia   il tema del conflitto viene ridotto drasticamente: tutto è già avvenuto, la guerra appartiene al passato e la scena è dominata dal lamento e dalla sofferenza delle donne per una nuova esistenza ancora da venire. Un dolore che colpisce tutte le donne che tale esperienza hanno sperimentato nel passato o  stanno ancora vivendo.

Da Troia all’Iraq, passando per l’Argentina, l’Afganistan, la Palestina, la Libia, la Somalia e la Sierra Leone, il dolore è sempre uguale: un sentimento di lutto non  confinabile alle sole donne troiane. Sulla scena il dolore muto, e forse per questo ancora più tragico, di Ecuba, magistralmente interpretato dal grandioso mimo-danzatore Lindsay Kemp e accompagnato dall’unica udibile voce recitante di Silvia Budri, accomuna le donne di tutti i tempi rappresentate dalle danzatrici dell’Ensemble.

Nella magia di una sera a Morgantina  illuminata dalla luna piena, con una scenografia dominata da semplici bare di legno,  le varie vicende dolorose si sono susseguite incalzanti e senza concedere un momento di pausa e di sollievo: Ecuba, Cassandra, Andromaca,  Elena  hanno espresso, con il solo linguaggio del corpo, il “lungo dolore” di generazioni di donne segnate da un incalzare di esperienze angosciose  culminanti con esplosioni di dolore e di disperazione, nelle quali traspare il desiderio di morte.

Senza soluzione di continuità la tragedia della guerra contenuta nel messaggio di Euripide si ricollega alla concezione filosofica di Seneca per trasmetterci quel senso di comune pietà, il Pathos appunto, che  tragicamente ci fa percepire l’ineluttabilità della morte, di un destino che accomuna tutti noi, il senso della precarietà della vita   che la tragedia della guerra rende ancora più tangibile e vicino.

Franca Ciantia e Vilma Piazza