(Ex) provincia di Enna: scoppiata la guerra dei poveri (o degli ignoranti!)

La solita guerra fra poveri! È quanto sta accadendo in questi caldi giorni ferragostani movimentati, anzi turbati, dal giocarellonismo dei potenti ed arroganti romani a cui prestano la propria spalla la gente dal ricordo antico, dalla nostalgia canaglia e, perchè no, dell’invidia. Peccato che essi non ci guadagnino nulla, se non un pugno di mosche in mano. Ma tanto basta per rifarsi di tanti anni d’angherie, pare dicano. Può questo giustificare la goduria di veder scomparire la provincia di Enna?
Non di certo perchè gli amici piazzesi ad oggi, che vogliano o no, sono anche ennesi di provenienza provinciale. Avranno pure la Cattedrale, i mosaici, ma che gli piaccia o no sono una cittadina dell’ennese.

Tra tanti autorevoli interventi, quello dell’ex presidente della Provincia, Cataldo Salerno, è stato molto chiaro nell’esporre le motivazioni per le quali non conviene ad Enna città perdere la provincia, ma non conviene soprattutto ad alcuni paesi che ad essa sono collegati.

Ad alzare la testa, pardon la voce, è stata solo Piazza Armerina, quella stessa città che se veramente la Provincia di Enna scomparisse perderebbe prestigio rispetto a quello che è oggi. Vorrebbero andare con Gela? “Ad maiora”, che vadano pure, ma ricordino che – come ha detto saggiamente Salerno – rischierebbero un forte declassamento. Vale la pena essere il sedicesimo paese del catanese? E il quarto nella possibile provincia gelese? Veramente gli ambiziosi cittadini di Piazza Armerina accetterebbero simile affronto? Soprattutto dopo che nessun acidrine 40Cpr , citrosodina, maalox o ottimi limoni di provenienza strettamente siciliana siano riusciti a sconfiggere i sintomi di una invidia acuta. Veramente accetterebbero di retrocedere dietro a città quali Licata o Niscemi, Misterbianco o Acicatena, città che i “mosaici” li sognano e neanche la Diocesi hanno. Forse Piazza Armerina pensa di portare con sé questi splendidi ed importanti qualità per avere una maggiore considerazione. Ne dubitiamo. Si badi bene che Enna, forse perchè città elevata a capoluogo, non vede scorrere nelle vene dei propri cittadini strane voglie o forme d’invidia.
Ma mi fermo e penso: perchè non tornare indietro di un ventennio e riprendere un discorso lasciato a metà – e non sotterrato – in merito alla Diocesi? Nel 1986 Enna pensò alla sede vescovile, apriti cielo! Che affronto questi ennesi. Volevano declassare Piazza Armerina chiedendo la Diocesi. Figurarsi se oggi si pensasse ai mosaici…! Se Piazza Armerina veramente è stanca di far parte della provincia di Enna, allora perchè il capoluogo – chiamiamolo così finchè possiamo – non riprende quei discorsi lasciati a metà negli anni ottanta? Potrebbe essere un’idea, certo, non gradita agli amici di Piazza che magari emigrando in una possibile nascitura provincia del Golfo dove Gela è regina, sgombrerebbe il campo e favorirebbe l’istituzione della Diocesi ad Enna.

Una cosa è, inoltre, certa. Nessun panico. Nessuna paura di tornare paesetto dell’entroterra, questo “status” resta e resterà ad altri. Nessun capezzale. Semmai sembra che taluni abbiano acquistato una confidenza che mai nessun ennese ha dato (non per niente gli ennesi sono considerati “fumusi”). C’è come la sensazione che questa notizia abbia svegliato degli animi soporiferi, animi schiacciati dall’invidia, di chi si sente inferiore. Ed il loro dire l’ha messo in evidenza. Sono in molti a chiedersi perchè gli amici di Piazza soffrano così tanto il loro status, soprattutto dopo che ad Enna spesso ci si dimentica che trattasi di un paese di tale provincia. Rimembra nella mente solo quando si parla di Cattedrale e Mosaici. È questo il vero caso di frustrazione di alcuni piazzesi, i più ingenui. In ognuno si leggono gli stessi sentimenti. “Ci hanno rubato la provincia”, “Abbiamo la Cattedrale”, “Abbiamo i mosaici”…e da oggi – si potrebbe aggiungere – “icona dell’invidia e della frustrazione”. Davvero si può essere così sprovveduti o ingenui da credere che lo sviluppo di un paese può avvenire solo staccandosi da Enna? C’è chi asserisce che Enna si dirigerà verso il declino e Piazza Armerina diventerà una delle perle di un’altra provincia…. Vien da ridere, quanta sopravvalutazione, quanta ingenuità.
Qui allora faccio un azzardo. Il tentativo di Berlusconi&C non andrà a buon fine, Lombardo andrà avanti per la sua strada ed Enna non subirà torti. A questo punto tutti i buontemponi che oggi danno fiato alle trombe, allora si organizzino e chiedano di abbandonare questo territorio. Nessuno, siamo certi, si fascerà la testa. Soprattutto ricordando di cotanta spavalderia e arroganza.
Dalle piccole cose, spesso, si capiscono i grandi limiti. Un cittadino, seppur montanaro, pensa sempre in grande, al di là che ci riesca o meno. L’abitante di un paese invece no. Pensa di diventare una perla, ma di farlo per un’altra provincia. Se davvero c’è cotanta potenzialità perchè non hanno mai fatto richieste più ambiziose che restare sotto altri? Prendano esempio da Gela che credendosi superiori a Caltanissetta hanno chiesto d’esser capoluogo. Un passo coraggioso, ammirevole. Meno lusinghiero, invece, il voler alzare la testa per poi riabbassarla davanti ad altri, senza mai puntare in alto; che lottino per essere un capoluogo, ma forse non c’è la forza per farlo. Un vero limite. Forse è per questo che il Dux non scelse Piazza Armerina e oggi ne comprendiamo le motivazioni.

Un piccolo consiglio da montanari alla polis in via (di)… sperata espansione lo vogliamo dare: se davvero si vuole emergere lo si faccia senza se e senza ma, lo si faccia senza sperare in decisioni altrui. Sì, perchè il dire di questi giorni conferma quanto detto negli anni, Piazza vuol guadagnarsi ciò che gli altri regalano. Se non vogliono far parte di Enna intraprendano tutte le strade possibili per andar via subito, senza aspettare che il Governo centrale prenda le proprie decisioni. E siccome il cittadino di Enna è un popolo che tende ad aiutare chi ha bisogno, siamo certi che un aiutino ad andar via lo darà (se fosse per referendum il Si riceverebbe più voti ad Enna che nella stessa Piazza Armerina). Ahh, naturalmente portando via Cattedrale e mosaici. Giammai restino orfani di due patrimoni. Altri cinquant’anni di lamenti, accuse d’angherie. Nel frattempo però si mettano il cor in pace e mandino giù gli stutus vigenti.

Ma mettiamo da parte il tono goliardico e spiritoso e proviamo a mettere da parte le rivalità – inutile in tal caso – per difendere un territorio troppo spesso preso di mira. Una provincia troppe volte considerata babba e per una volta uniamoci tutti, da Enna a Piazza Armerina, da Nicosia a Leonforte, da Calascibetta a Villarosa passando per Troina o quella Sperlinga che rischia di scomparire. Uniamoci per difendere uno status che va al di là di quei confini territoriali. Per una volta la provincia ennese, che per abitanti può essere un quartiere di Palermo, alzi la testa e la voce se serve, per non soccombere.

A chi pensa di poter festeggiare nel caso in cui la provincia di Enna venisse cestinata ricordiamo quali sarebbero gli effetti. Via la Prefettura, la Questura, il comando provinciale dei carabinieri, dei vigili del fuoco e della Finanza, le sedi provinciali di Inps, Inail, Agenzia delle Entrate o l’Ufficio del catasto, che diventerebbero soltanto sedi periferiche con l’emigrazione in altri capoluoghi del personale impiegato, quindi la perdita di centinaia di posti di lavoro (compresi i piazzesi lavorano ad Enna!). Veramente c’è qualche cittadino piazzese disposto a perdere tutto questo per una semplice voglia di rivalsa? Forse si, ma a che serve invocare una norma vessatoria per un’intera provincia?
E allora riflettiamo bene e difendiamo quello che di certo abbiamo ad oggi perchè “del doman non c’è certezza”, da dopodomani, invece, porte aperte a chi vuol andare via.

William Savoca




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