Da Repubblica pessimistico avvenire per la Dea di Aidone-Morgantina inghiottita dalla decadenza

Lo scorso mese di luglio “ho posteggiato l’auto davanti all’ingresso principale del museo di Aidone, quel giorno ho contato tredici visitatori”. Il dato è stato registrato da un visitatore d’eccezione, Francesco Merlo, editorialista de “la Repubblica” che a margine di un suo articolo su Gibellina dello scorso 14 agosto, ha ipotizzato per la Venere/Dea di Morgantina, da qui a qualche anno se non fra qualche mese, un pessimistico avvenire: “Un prezioso reperto archeologico esportato in America dai tombaroli che l’avevano disseppellito e ora di nuovo seppellito ad Aidone”. Il giornalista catanese non ha peli sulla lingua. La Venere, dice, “è stata inghiottita dalla decadenza alla spicciolata”. Grande e imponente “sembra in prigione in quella stanzetta bianca. A Los Angeles era onorata dal mondo, la più vista, la più cercata”. Sembra lontano anni luce quel 17 maggio del 2011 quando ministri, sottosegretari, presidente e assessori regionali, autorità provinciali e locali celebrarono il ritorno della preziosa statua ad Aidone. “Il sindaco con la fascia tricolore, il gonfalone, la banda, i fiori, e tanti invitati affollarono quel giorno le stradine della cittadina ennese. Dichiarazioni di circostanza furono fatte dalle personalità presenti all’evento, prefigurando un radioso futuro per Morgantina, Aidone, Villa Romana e tutto il comparto turistico di quel territorio. Se il buon giorno si vede dal mattino… tredici visitatori, quel giorno del mese di luglio, non lasciano ben sperare sul futuro della Dea e del turismo ad essa legato. “Sicuramente aveva ragione Francesco Rutelli, allora ministro dei Beni Culturali, che fortissimamente la voleva a Roma. E inutilmente Giorgio Napolitano offrì il Quirinale. La Venere merita di essere disseppellita e magari ceduta in affitto. Purché sia restituita al mondo”. Così Francesco Merlo conclude l’articolo.

Salvatore Presti