Villarosa. Il teatro all’aperto di villa Lucrezia sarà intitolato al tenore Salvatore Gioia

Villarosa. L’Amministrazione comunale, presieduta da Gabriele Zaffora, domani alle ore 17,30 con una solenne cerimonia, alla quale parteciperà anche il prefetto di Enna, dott.ssa Clara Minerva, intitolerà al tenore Salvatore Gioia un suggestivo spazio di Villarosa, il teatro all’aperto del parco urbano di “Villa Lucrezia”. Un modo per rendere omaggio a una “grande promessa villarosana a livello nazionale, pronta per quello internazionale, che fu strancata sul nascere da un crudele destino”. E proprio per questo il ricordo di lui vive ancora nella memoria dei suoi concittadini, di estimatori del bel canto, di critici musicali che ne poterono valutare le capacità canore. A ricordare la figura di Gioia è il prof. Cateno Corbo, che del tenore era coetaneo e fu compagno di classe a Caltanissetta dalle medie al quinta ginnasiale. “Qualcuno, pur senza malizia –sostiene Corbo-, potrebbe pensare che intorno a questa sfortunata figura si sia potuto formare un mito alimentato da uno spirito di perdonabile campanilismo. Questo potrebbe anche accadere, ma nel presente caso questa tentazione non esiste nemmeno. Le registrazioni in vinile e in nastri ancora esistenti sono la prova evidente della grandezza del nostro tenore che qualsiasi intenditore può giudicare ancora oggi. Ma basta cercare sulla rete il suo nome appariranno una miriade di cd di pezzi cantati coi più grandi del suo tempo in vendita su Ebay, Amazon e in altri siti. E poi non sarebbe mai casuale l’accostamento in dischi e cd d’un comune tenore di provincia con i più grandi nomi della lirica, quali Giuseppe Di Stefano, Ebe Stignani, Magda Olivero, Tito Schipa e tanti altri, sempre illustri. Salvatore Gioia, Totò per gli amici –ricorda ancora Corbo-, era un ragazzo che soffriva di una forma d’estrema timidezza tanto che non riusciva a proferire parola nelle interrogazioni. Era buono d’animo e la dolcezza del suo carattere si manifestava soprattutto quando c’era di cantare un pezzo lirico; anche senza accompagnamento musicale, incantava ugualmente gli astanti con sua voce limpida, cristallina, dolce e senza artifizi: ‘Una furtiva lacrima’ e ‘Il lamento di Federico’ ed altri pezzi ancora erano i suoi principali cavalli di battaglia. A Caltanissetta si diffuse subito la notizia di questo straordinario giovane interprete e tanti amanti della lirica e del bel canto lo invitavano in vari locali soprattutto per ascoltarlo e ne restavano ammaliati. Poi lo scoprì Enna che lo lanciò nei migliori palcoscenici nazionali dove ancor oggi ci sono antichi suoi estimatori che non si rassegnano alla grave perdita”.

Pietro Lisacchi