Ancora cani randagi all’interno del nuovo ospedale di Enna

Enna. Ancora un tentativo di aggressione da parte di un branco di cani randagi (circa 10) all’interno del nosocomio ennese nei pressi del parcheggio. “Sono riuscito ad allontanarli con pietre raccolte a terra – racconta Vincenzo Picogna – altrimenti me la sarei vista brutta. La stessa disavventura è capitata ad una mia cugina un giorno prima. E’ stata accerchiata da cani che si sono messi ad abbaiare e ringhiare contro di lei. Del fatto abbiamo avvertito il 112, il cui operatore però ci ha detto che non era di loro competenza e che bisognava chiamare il comando dei vigili urbani che a sua volta ci ha risposto che avrebbe provveduto”.
Che un gruppo di cani da qualche anno gira comodamente all’interno dell’area dell’ospedale non è certo una novità; che il randagismo rappresenta un vero pericolo per gli operatori e per gli utenti e cosa saputa e risaputa. Viene però da chiedersi perché l’amministrazione comunale non intervenga. Perché non mette in atto tutte le procedure per ridurre il fenomeno del randagismo, sempre più rischioso, in modo da rendere più vivibili i luoghi di uso pubblico? Sono interrogativi che i cittadini si pongono. Un problema serio che si è posto qualche mese fa anche il consigliere comunale Cesare Fussone, che ha presentato una interpellanza nella quale si legge che “il fenomeno ha da tempo preso il sopravvento in città destando preoccupazione nell’opinione pubblica”.
Secondo quanto scrive Fussone, è il comune che «è titolato ad espletare il servizio obbligatorio di accalappiamento e sterilizzazione dei cani randagi presenti nel territorio comunale». Cosa che «a quanto pare non riesce a fare nonostante elargisca somme di circa 340.000 euro annui al rifugio “Mimiani” di Delia per il servizio di accalappiamento e sostentamento degli stessi». Il consigliere di Primavera Democratica critica anche il fatto che «il comune di Enna, ad oggi, non ha inserito nel piano triennale delle opere pubbliche la realizzazione di un nuovo canile comunale a norma con quanto previsto dalla legislazione vigente, che non esiste alcun atto d’indirizzo ne alcuna copertura di bilancio d’esercizio per la realizzazione dell’opera» e che che nonostante «ha provveduto nella scorsa legislatura a realizzare un ambulatorio veterinario comunale nei locali dell’ex macello con la prerogativa di offrire al territorio il servizio di sterilizzazione e microcippatura dei cani randagi», non è stato messo in funzione.

Giacomo Lisacchi