Cna Enna. Tra voglia di scendere in strada e senso di responsabilità

Enna. La CNA e le altre associazioni di categoria che associano la stragrande maggioranza di autotrasportatori, artigiani, agricoltori, commercianti, pur rischiando di essere tacciate, dai più facinorosi, di immobilismo, stanno invece mantenendo la calma in un momento in cui la cosa più semplice sarebbe quella di accendere il fiammifero (e da più parti la voglia è tanta).
Il presidente della CNA provinciale di Enna Tonino Palma a proposito delle proteste in atto in Sicilia ha dichiarato: “Da tempo ci confrontiamo con gli imprenditori, li ascoltiamo ne rileviamo la grande disperazione, ne condividiamo le preoccupazioni e la paura, la voglia di cambiamento e la consapevolezza di vivere in un contesto gattopardiano in cui nulla cambia, nella estrema indecisione tra compostezza e voglia di mandare tutto all’aria.
Ma la maggioranza degli imprenditori, trattenendo a malapena il loro istinto di abbandonarsi ad atteggiamenti estremi, ha scelto, per il momento, di manifestare il proprio dissenso in maniera decisa ma composta, cercando di non farsi ulteriormente del male e soprattutto di non sbagliare il vero bersaglio della contestazione che non sono gli altri colleghi, gli operai, le famiglie, la gente che cerca di sbarcare il lunario ma piuttosto chi, da posizioni di rendita, non riesce a comprendere le ragioni del diffuso malessere e pensa di poter conservare privilegi e dettare leggi a danno di chi tiene ancora in piedi il paese.
La CNA e tutte le associazioni che insieme si sono assunte l’impegno di essere portavoce del mondo produttivo, di tradurre il loro disagio in una piattaforma di proposte concrete da contrapporre a chi governa e a chi, di fatto, ha determinato questo stato di profondo malessere, hanno un compito molto difficile, perché l’interlocutore molto spesso sembra essere sordo ma per lo più è impreparato quando non è colpevolmente arroccato su posizioni di rendita.
Ma la misura e il confine tra il disordine totale e la ricerca estrema di un equilibrio tanto labile quanto mal tollerato a volte sta in una parola, in un proclama, in uno slogan che potrebbe scatenare l’inferno e questo gli imprenditori e le loro associazioni lo sanno.
E ora più che mai questo è vero.
Proprio in questi giorni, se il governo non avesse dichiarato la propria disponibilità ad ascoltare le ragioni dei rappresentanti delle imprese che provocatoriamente avevano proclamato il fermo di tutti gli autotrasportatori per il 23 gennaio, non si sa bene come sarebbe andata a finire.
Specialmente alla luce di quanto sta avvenendo in queste ore per iniziativa di un manipolo di camionisti, che, capeggiati da un soggetto ben conosciuto dalla polizia e che non disdegna di usare la violenza contro altri imprenditori che non la pensano come lui, hanno aperto il varco ad una protesta che è stata cavalcata da altri loschi individui ma nel contempo anche da cittadini ed imprenditori onesti, ignari, mossi dalla buona fede, dal disagio e dalla voglia di far sentire le proprie ragioni.
Una protesta che vogliono prolungare e che già sta paralizzando l’isola come era nei piani di chi l’ha innescata.
Una protesta che sta danneggiando in modo irreversibile ed illogico il mondo produttivo, i coltivatori che vedono marcire i propri prodotti sui camion bloccati, i commercianti che hanno gli scaffali e di conseguenza anche le casse vuote, gli artigiani e le imprese manifatturiere che sono rimasti senza materie prime e non riescono a portare a termine le poche commesse che hanno, i distributori di carburante sono a secco e giù a cascata disagi per tutti, lavoratori, famiglie, e cittadini.
Ma al di là delle disquisizioni di chi è pro o contro, ora la politica è chiamata alla propria responsabilità, o sa interpretare il malessere di tutta la popolazione, delle imprese e delle famiglie o sarà sopraffatta da un’ondata di contestazioni e disordini difficilmente arginabili.
Se non riesce immediatamente a raccogliere le istanze che provengono dalle associazioni di categoria, a confrontarsi seriamente con il mondo che lavora e produce e a formulare proposte credibili e praticabili, in direzione di una più equa distribuzione dei sacrifici e della ricchezza, diventa veramente difficile fermare una piena che monta e di cui abbiamo avvertito soltanto i primi segnali.
In questo momento è necessario prendere le distanze dai provocatori, dai disfattisti, dagli opportunisti e da chi alimenta il disordine per pescare nel torbido.
La CNA continuerà a seguire con attenzione l’evolversi della protesta mettendo in guardia gli imprenditori da chi, cercando di strumentalizzare la loro esasperazione e il bisogno di cambiamento, cerca di trovare nel caos le ragioni di un nuovo ordine involutivo, possibilmente autoritario.
E’ necessario invece riguadagnare il senso di una convivenza civile che, partendo dalla partecipazione attiva, dal confronto, dal giudizio lucido ma severo, dall’utilizzo degli strumenti democratici che ci siamo conquistati con grandi sacrifici, ci aiuti ad individuare e selezionare una nuova classe dirigente all’altezza della situazione, altrimenti prevarrà chi avrà urlato più forte o per ultimo”.