Sicurezza lavoro: Cgil Sicilia: poca informazione tra lavoratori

Solo una parte dei lavoratori siciliani e’ a conoscenza dei propri di diritti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e gli adempimenti legislativi per la prevenzione si rivelano molte volte un fatto puramente burocratico: e’ quello che emerge da un’indagine della Cgil regionale sull’attuazione nell’isola del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro e sull’informazione su di esso. L’indagine e’ stata effettuata attraverso un questionario compilato da 700 lavoratori di aziende medie e grandi, per 1/3 del settore pubblico il resto private. “Ci ha mossi un duplice obiettivo- ha detto Michele Pagliaro, della segreteria regionale Cgil, durante una conferenza stampa- quello di venire a conoscenza dello stato dell’arte, ma anche quello di informare attraverso il questionario stesso. Vogliamo infatti da un lato sensibilizzare i lavoratori riguardo ai propri diritti – ha sottolineato- dall’altro stimolare le istituzioni a un maggiore impegno con l’obiettivo di radicare la cultura della sicurezza in tutti e fare diminuire il numero degli incidenti sul lavoro, ancora oggi alto”. Nel 2011 gli infortuni denunciati sono stati infatti 35 mila , dai quali e’ derivato un alto costo umano ma anche economico se si calcola che in Sicilia sono stati spesi 35 milioni per le inabilita’ temporanee. “La vera questione- ha osservato Pino Lo Bello, del dipartimento salute e sicurezza del sindacato -e’ fare funzionare la prevenzione e il primo passo e’ l’informazione”. E qui le prime note dolenti se si calcola che i 1/3 circa dei lavoratori intervistati dalla Cgil non sa neppure chi e’ il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls) nella propria azienda ne’ tantomeno se sia stato formato per il compito.
Quasi la meta’ dei lavoratori non sa neppure chi e’ il medico competente, l’addetto al primo soccorso o alle vie di fuga. Non va meglio per il piano di valutazione dei rischi, che il datore di lavoro ha l’obbligo di redigere. “Il fatto che oltre la meta’ degli intervistati non ne abbia notizia- ha rilevato Lo Bello- lascia presumere che sia proceduto in maniere burocratica e in ogni caso senza il coinvolgimento dei lavoratori”. La Cgil intende proseguire con la sua opera di sensibilizzazione sull’argomento (di recente ha anche distribuito il Testo Unico a Biblioteche e scuole), e offrira’ adesso i risultati della propria indagine a tutti i soggetti preposti ( il 22 ci sara’ un’assemblea di tutti i Rls) “affinche’ si prenda spunto dalla nostra iniziativa- ha sostenuto Pagliaro- e si superino le criticita’”. All’Inail il sindacato chiede gia’ da ora di fare propria l’idea del questionario “per raggiungere almeno 50 mila lavoratori- ha suggerito Lo Bello- e avere un quadro completo della situazione”. Sollecita inoltre il dialogo tra tutti i soggetti coinvolti nella prevenzione, avendo come primo obiettivo la formazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza “soggetto importante – ha sottolineato Lo Bello- che deve acquisire piena consapevolezza delle potenzialita’ del suo ruolo”. Tra le proposte della Cgil anche la trasmissione delle cartelle sanitarie dei medici competenti a Inail e Aziende sanitarie. “L’Inail, inoltre, -ha rilevato Lo Bello- dovrebbe concedere uno sgravio pari a 16 ore lavorative, cioe’ i primi due giorni di lavoro affinche’ questi siano dedicati alla formazione e all’affiancamento evitando cosi’ gli usuali incidenti che si verificano i primi giorni, causati da inesperienza o ansia da prestazione”. Dal sindacato viene anche la richiesta alle aziende sanitarie di “incrementare l’azione di vigilanza- ha detto Pagliaro-in considerazione anche dell’alto tasso di sommerso e di irregolarita’ nel lavoro esistente in Sicilia, nel cui ambito avvengono gli incidenti che sfuggono alle statistiche”. “Maggiore sensibilita’ sul tema della salute- ha osservato il sindacalista- significa anche un piu’ puntuale monitoraggio delle malattie professionali: e’ ad esempio scandaloso – ha concluso- che nella provincia di Caltanissetta non sia ancora istituito il registro tumori, pur in presenza di un impianto nell’area come il petrolchimico di Gela”.