Enna. Amianto a Pasquasia, inizia processo all’ingegnere La Rosa

Enna. L’accusa nei confronti dell’ingegnere Pasquale La Rosa era di non avere fatto niente per evitare la dispersione di polveri e fibre contenenti amianto nella miniera di Pasquasia, mettendo a repentaglio l’incolumità degli ennesi. L’ingegnere Pasquale La Rosa, 57 anni, dell’Ufficio di coordinamento dei siti minerari ed ex consegnatario del sito della miniera, da ieri è sotto processo di fronte al tribunale collegiale di Enna, presieduto da Vittorio Giuseppe La Placa. Il funzionario è difeso dall’avvocato Marzia Maniscalco, e deve rispondere di tre capi d’imputazione. Parte civile è il ministero dell’Ambiente, tramite l’avvocatura dello Stato, assistita dall’avvocato Salvatore Faraci, costituitosi durante l’udienza preliminare, che si è chiusa il 1 dicembre scorso dinanzi al Gup Elisabetta Mazza. In aula sono state ammesse tutte le prove chieste dalle parti e il processo è poi stato rinviato all’undici luglio per i primi testimoni dell’accusa, sostenuta dal pm Francesco Rio. L’ingegnere La Rosa è accusato di non aver provveduto alla rimozione e allo smaltimento di cumuli di cemento amianto, sparso sul suolo del sito minerario di Pasquasia e di non aver rimosso le svariate decine di fusti, bidoni e sacchi contenenti rifiuti, speciali o semplici, depositati in due capannoni, individuati dagli inquirenti all’interno del sito. La Procura sostiene che si tratterebbe di atti che, per ragioni di igiene e sanità, dovevano essere compiuti senza remore. Inoltre, è accusato del presunto stoccaggio abusivo fatto di fusti, bidoni e sacchi. L’accusa più grave è di avere messo a rischio l’incolumità pubblica. Per la Procura, avrebbe fatto depositare i rifiuti “in modo tale da non impedire il rischio di dispersioni di polveri e fibre contenenti amianto”, omettendo di dotare l’area su cui erano stati abusivamente depositati i rifiuti di “qualsiasi opera di raccolta e convogliamento delle acque meteoriche e di ruscellamento” e “omettendo di rimuovere i rifiuti e di bonificare il sito minerario, quindi con il percolato dei rifiuti che sarebbe andato a confluire nei sottostanti torrenti affluenti nel fiume Morello”, a valle del sito minerario.