La moratoria edilizia per Enna ovvero un Piano Regolatore Generale a crescita zero

Fa discutere in questi giorni la “problematica” urbanistica della città di Enna. Riunioni a non finire dei “politici” locali, che siedono negli scranni di sala Euno, a seguito del crollo della paratia sulla Pergusina, cantiere Salvaggio ad Enna bassa. Non mancano le polemiche di molti addetti ai lavori, ma che ben vengano, quello che è preoccupante è il silenzio di chi occupa qualche posto nella stanza dei bottoni, ma vi assicuriamo che in questi giorni viene spesso incontrato e la faccia non è delle migliori, ha proprio un brutto colore.
A quanto pubblicato: Urbanistica e degrado della città di Enna – Uno sforzo di ragionevolezza a firma dell’ing.Peppino Margiotta, che faceva riferimento alla nota dell’urbanista Giuseppe Claudio Vitale: Unica salvezza: una moratoria edilizia per ENNA ospitiamo la replica di quest’ultimo:

Quando parlai nell’articolo – volutamente presentato da una fascia listata a lutto per la morte del territorio come fece Giovanni Astengo quando la frana di Agrigento portò alla ribalta nazionale la dissennata politica urbanistica – di moratoria edilizia per Enna, come giustamente ha condiviso ed osservato Peppino Margiotta, non voleva essere una provocazione ma la volontà di porre un problema reale e soprattutto, auspicavo, le prese di posizione della folta schiera di tecnici e dei loro organismi categoriali rappresentativi per fare avanzare proposte nuove e riflessioni ulteriori.
Caro Peppino, devo, purtroppo, prendere atto che in questa città non solo è assente, a qualsiasi livello istituzionale e formativo qualsivoglia politica urbanistica e di governo del territorio appropriate e assonanti ( giacché di quelle espansive ed invasive ne siamo circondati ogni giorno) ma vi è il silenzio (colpevole) per deliberata scelta finalizzato a circoscrivere nel dimenticatoio quotidiano qualunque tentativo di porre i problemi e di fare riflettere.
Povera città!
Non volevo affrontare in quell’articolo, con linguaggio troppo tecnicistico, il problema dell’appesantimento ingiustificato ed ingiustificabile che sta subendo con quotidiana perseveranza il territorio di Enna con una ragnatela espansiva avulsa dal pur minimo atto di pianificazione attuativa di iniziativa pubblica che resta ancora oggi l’unica bussola per guardare alla difesa dei beni comuni quale è e rimane il territorio. Condivido con te l’adozione di una variante formale al PRG vigente (che risale al 1976) di salvaguardia che, nella sostanza, rinvigorisca i “famosi” piani particolareggiati attuativi del centro storico e fermi le ingiustificate espansioni edilizie.
Riqualifichiamo il tessuto storico esistente con una normativa d’uso – anch’essa da inserire in questa variante urbanistica di salvaguardia – che si ponga nell’ottica dell’innalzamento della qualità della vita, della riqualificazione della manodopera edilizia e dello sviluppo delle attività artigianali legate alle tecniche costruttive tipiche dei centri storici.
La moratoria edilizia non è altro che la promozione per la città di Enna di un piano regolatore “a crescita zero” per farci evitare il rischio di procurare ulteriori danni irreversibili al territorio cittadino (primo fra tutti quello di aver alterato il reticolo idrografico).
Anche dal punto di vista del “diritto” del territorio, le attuali trasformazioni urbanistiche, non hanno alcun riscontro oggettivo con il dato di partenza. Il PRG del 1976 era, infatti, calibrato e dimensionato per una popolazione teorica di 40.000 abitanti nel primo ventennio di attuazione. Nel 2012, con i dati ufficiali dell’ultimo Censimento della popolazione del 2011 i residenti della Città di Enna sono appena 27. 842 ( – 12.158 abitanti). E’, dunque, una ovvietà affermare che questa Città ha un surplus di zone d’espansione rispetto a quel fabbisogno che ancora dopo 36 anni non si è ancora minimamente verificato, anzi, è stato segnato da una curva di popolazione sempre discendente.
Caro Peppino Margiotta, queste cose le sappiamo tutti.
Allora perché si è scelto di continuare – e forse di intensificare (sulla base di qualche altro fantasmagorico e fantasioso progetto di trasformazione urbana completamente slegato dal contesto urbano locale e da quello territoriale) questa strada sbagliata e cieca?
Sicuramente un tal modo di operare, non ci farà consegnare mai ai nostri figli una città sostenibile, una di quelle belle città da vivere come quelle prefigurate da Italo Calvino ed Elio Vittorini.
Le direttrici della nuova politica urbanistica cittadina dovrebbero essere quelle della “ri-umanizzazione” della città includendo i prioritari progetti di accessibilità e mobilità urbane, di riqualificazione e rivitalizzazione del centro storico e di quello monumentale accanto a quella della “de-crescita” nel senso di approvare quella variante formale “di salvaguardia” al vigente P.R.G. con l’apporto decisivo, fondamentale ed inclusivo della popolazione secondo le migliori pratiche di “urbanistica partecipativa” e di “governance urbana”.
Per fare questo ci vogliono poche risorse, anch’esse a costo zero: competenza e buona volontà.
Per di più basta guardarsi attorno e si trovano esperienze concrete di amministrazioni pubbliche che hanno affrontato il problema intendendo lo sviluppo urbano come incentivazione e valorizzazione dell’esistente dichiarando un arresto al consumo del territorio che richiede sempre nuovi e maggiori costi per l’erogazione dei servizi pubblici.