Urbanistica e degrado della città di Enna – Uno sforzo di ragionevolezza

Ho letto la provocazione del dott. Vitale sulla rivista on-line Vivienna, “Una moratoria edilizia per Enna”, e credo sia venuto il momento di dire qualcosa sul tema, lasciando a chi ne ha voglia le estemporanee polemiche che stanno accompagnando in questi giorni le vicende di cronaca e lasciando a chi di competenza le valutazioni tecniche. Vicende certamente dolorose dal punto di vista economico, ambientale e della sicurezza ma che non esauriscono le problematiche del nostro territorio e, vista la straordinarietà degli eventi, non sono forse nemmeno emblematiche del suo attuale stato di degrado.
Sono passati quasi quattordici anni da quando è stato approvato all’unanimità lo schema di massima del Piano Regolatore e tranne un paio di presentazioni in aula della stesura definitiva, il suo iter di adozione sembra essersi arenato.
Ricordo di essere stato oggetto di qualche simpatica polemica quando, in occasione di un’audizione nella sala Euno, ho espresso a nome degli ingegneri ennesi la convinzione che quel Piano fosse ormai superato nei fatti dalla mutata realtà urbanistica e dunque economica, sociale e ambientale della città e sono pronto a sottoscrivere con ancora più forza questo assunto. Ciò non toglie, anzi rafforza la necessità che questo Comune si doti al più presto di uno strumento di regolazione, di pianificazione, di governo del territorio che tenga conto di un’efficace salvaguardia del territorio.
Il nostro è un territorio apparentemente sano, fortunatamente risparmiato negli anni da eventi calamitosi eccezionali. È sufficientemente stabile da un punto di vista geologico, presenta delle criticità ormai conosciute sulle pendici e lungo il torrente Torcicoda e dunque complessivamente non è esposto a rischi imprevedibili di larga scala. Tuttavia l’uomo, e in questo caso l’attuale gestione complessiva del territorio, rischiano di perpetrare un attacco ben più grave alla nostra sicurezza complessiva e sottrarre ad ogni futura programmazione gli ultimi scampoli di suolo libero della città nuova.
Come si potrà programmare un recupero di vivibilità e uno sviluppo ordinato della città bassa in particolare se si estinguono tutti i suoli rimasti con una frenesia costruttiva degna di ben altri contesti economici e demografici? E soprattutto se lo si fa applicando uno strumento che ha superato da un pezzo la trentina d’anni.
Nel frattempo il bosco di Baronessa, divenuto per delibera consiliare parco urbano, non ha ricevuto il benché minimo intervento per la sua fruizione ma, attraverso un’interpretazione non unanime a livello normativo, ha perso la sua fascia di rispetto e inedificabilità per cui la sua collina è stata aggredita da tutti i lati da nuove lottizzazioni e interventi edilizi di notevole impatto.
Previsioni conformi al vecchio PRG, non c’è dubbio, dotate di tutte le autorizzazioni del caso, sicuramente, ma che contrastano anche ad un occhio profano con le esigenze di una rinnovata sensibilità verso l’ambiente, il paesaggio e quel che più conta (mi scusino gli ambientalisti) nei confronti della sicurezza idrogeologica e sismica.
Di fronte a tutto questo le uniche rimostranze politicamente significative dell’opposizione, cui la democrazia demanda il compito di stimolo e vigilanza, sono state quelle relative ad una via parallela alla Pergusina, che non risulta in alcun atto giuridicamente rilevante ma che è stata meritoriamente oggetto di una mozione consiliare, cui le amministrazioni non avrebbero dato nel tempo alcun seguito, permettendo che ne venisse compromessa la realizzazione. Complessivamente questo ci sembra veramente poco e non rivela certo una adeguata visione d’insieme del problema. Quella del dott. Vitale, l’unico urbanista e pianificatore – mi piace ricordarlo – che ha fatto parte di una commissione urbanistica comunale ormai più di dieci anni fa, è certamente una provocazione perché in apparente contrasto con l’attuale normativa e l’odierno stato della pianificazione comunale. Ma è di per sé un progetto sensato e credibile, che il nostro Consesso civico può trasformare in volontà politica, attraverso un atto coraggioso, forse impopolare ma certamente dal forte impatto e dall’efficacia immediata. Le motivazioni tecniche e “politiche” sono ampiamente illustrate nel suo intervento; lo strumento mi permetto di azzardarlo in questa sede. Una soluzione perseguibile dal Consiglio Comunale, magari su proposta dell’Amministrazione stessa, sarebbe quella di votare l’ adozione di un Piano regolatore di salvaguardia. Si tratterebbe di un piano di transizione, di semplicissima e rapida stesura, fermo all’attuale consistenza plani-volumetrica della città, con esclusione di nuovi insediamenti che non siano quelli di riparazione e sostituzione del tessuto edilizio esistente, come già invocato dal Consiglio Comunale per la città alta nella delibera di adozione dello schema di massima. Si tratterebbe di una soluzione tampone, una soluzione provvisoria, a termine, in attesa dello strumento “vero”. I limiti sostanziali di questo Piano sarebbero evidenti e dichiarati in delibera ma sarebbero compensati dall’immediata efficacia formale del vincolo. Un Piano e un’adozione pro-forma capaci però di avere effetti concreti e giuridicamente rilevanti di “moratoria edilizia”, anche se limitati nel tempo, così da concedere il necessario margine per riflettere concretamente sul futuro di questa città, senza vederla nel frattempo definitivamente compromessa.

Giuseppe Margiotta


 

Giuseppe Maria Margiotta, ingegnere e giornalista, Presidente della Consulta degli Ordini degli Ingegneri della Sicilia, è stato assessore all’urbanistica del Comune di Enna dal 1994 al 2000.


 

 

Riportiamo la news, pubblicata giorno 20 maggio c.a. del Giuseppe Claudio Vitale – Urbanista

Unica salvezza: una moratoria edilizia per ENNA

Di fronte ai continui, frequenti e massici attacchi al territorio ed al suolo ancora libero l’unica vera proposta per poter salvare ancora quel che resta è proclamare una moratoria edilizia del Comune di Enna. E non si scandalizzi nessuno. E’ oramai da tempo che la città di Enna non può più sopportare il continuo attacco al territorio ad opera di una imprenditoria edilizia, il più delle volte ignorante ed arrogante, ad una capacità tecnico-architettonica priva di qualsivoglia qualità e del minimo riferimento, nell’edilizia, a rapporti morfo-tipoligici assonanti preoccupata solamente a far “quadrare” standards edilizi obsoleti che si materializzano solo in enormi parallelepipedi amorfi o ridondanti di bruttezza.
Possiamo ben affermare che la qualità non abita ad Enna anzi il tutto ci fa pensare che siamo di fronte ad un continuo ed umiliante degrado edilizio, urbanistico, sociale: della qualità della vita.
E’ la città dell’assenza. Assente, soprattutto, una politica urbanistica e del governo della città fatta di episodi isolati mal riusciti e sconnessi tra loro.
E’ la città dell’assenza funzionale solo verso quegli interessi espansivi ingiustificati ed ingiustificabili.
Ci chiediamo come si può ancora costruire di fronte ad una città che non solo nel corso degli anni non ha vissuto le magnifiche sorti e progressive di un fantomatico sviluppo demografico e di attività avanzate, la cui presenza dell’Università è servita solo ad alimentare un ulteriore distorto mercato immobiliare, ma è una città, Enna, che ad ogni censimento (compreso quest’ultimo del 2011) perde abitanti.
Di fronte a questa progressiva desertificazione demografica si risponde con continuo consumo di suolo funzionale solo ad alimentare la rendita edilizia parassitaria, provocando un dilatamento dell’urbanizzazione con costi notevoli per la collettività in termini di servizi urbani.
Ed è anche vero che per Enna funziona benissimo anche la teoria della distrazione di massa. Invece di far parlare la cittadinanza sulle problematiche urbane e le disfunzioni continue, prima fra tutte quella dell’accessibilità e della mobilità urbane, si preferisce alimentare un inutile discorso sulla ingombrante presenza, per alcuni, di un inerme bronzeo Mazzini.
Oggi possiamo affermare di fronte alla distruzione che subisce quotidianamente il territorio ennese che siamo di fronte non ad una inerzia della politica urbanistica ma alla completa e responsabile assenza di qualunque intervento teso al risparmio del suolo e alla riqualificazione della vita urbana e dei contesti edificati, soprattutto quello storico.
Piangeremo (e qualcuno ipocritamente si strapperà le vesti) quando le pendici della città preda anche loro dell’urbanizzazione vorace perderanno qualunque stabilità ed assisteremo allo scivolamento, a valle, dei versanti.

Giuseppe Claudio Vitale – Urbanista
Consulenza Ippodamo da Mileto – Urbanista