“Mafiosi nelle liste Mpa” Colianni: “Sono sconvolto” Dichiarazioni sen.Crisafulli e Commissario MPA

Sono 2.900 le intercettazioni audio del manager Antonio Scavone depositate ma non trascritte. Fra queste anche quella in cui il maresciallo della Finanza, Federico Pioppo, denuncia la presenza di “elementi del clan Lo Piccolo nelle liste dell’Mpa”. Paolo Colianni (nella foto), tirato in ballo, replica alle accuse.

Sono 2.900 le intercettazioni audio del manager Antonio Scavone depositate, non trascritte e scartate da finanzieri e carabinieri che hanno indagato sulla gestione dell’Asp3 nell’era autonomista. Intercettazioni che “S” ha svelato nel numero di aprile e che adesso stanno provocando un terremoto in Procura, visto che il pubblico ministero Barbara Tiziana Laudani, che ha chiesto l’archiviazione per Scavone, non si accontenta più del brogliaccio riassuntivo ed ha ordinato la trascrizione di tutti i file audio.

Fra le numerosi intercettazioni, le cimici registrano anche la denuncia del maresciallo della guardia di finanza Federico Pioppo sulla presenza di “elementi del clan Lo Piccolo nelle liste dell’Mpa”. Durante le elezioni comunali di Leonforte, in provincia di Enna, il maresciallo della finanza Federico Pioppo non condivide l’atteggiamento dell’onorevole Paolo Colianni, che avrebbe portato “queste persone, gente che a Leonforte gestisce l’usura, la politica, la prostituzio…”.

Il finanziere entra nei particolari: “Il consigliere provinciale è passato con noi, quelli dei Ds sono passati con noi, e io mi devo trovare insieme a cristiani che sono stati trovati nel pizzino di Lo Piccolo”.
Chiede Scavone: “Chi è Lo Piccolo?”;
Risponde il maresciallo: “Come si chiama il mafioso di Palermo, Lo Piccolo?”;
Scavone: “E chi nni sacciu iu!”;
Pioppo: “U sacciu iu, ma tanto è risaputo, sono stati ritrovati…”;
Scavone: “Ma io non ho idea di chi siano, ma chi, questi di Leonforte?”;
Pioppo: “Si, si, si”;
Scavone: “State attenti a questo Paolo Colianni”.

Contattato da Livesicilia, l’onorevole Colianni replica alle accuse del finanziere: “Non so di che cosa sta parlando, io sono idiosincratico rispetto alla mafia e ho presentato in parlamento la prima legge antimafia. Se il maresciallo Pioppo ha detto veramente queste cose, cioè che ci sono uomini punto di riferimento dei Lo Piccolo, resto sconvolto”.

Gli uomini di cui parla il maresciallo Pioppo sarebbero stati, secondo Colianni, “vicini a Mirello Crisafulli”, poi transitati nell’Mpa. “Ma non mi sono accorto mai di movimenti sospetti”, insiste ancora il parlamentare regionale della provincia di Enna. “Il finanziere Pioppo – conclude Colianni – dica la verità, cioè che magari non gradiva alcune candidature. Era un uomo di Mirello Crisafulli, non era nostro, questa persona di cui parla Pioppo era insieme alla sua famiglia con Mirello Crisafulli. Lui e il suo gruppo sono poi transitati con l’Mpa”.



Antonio Condorelli
LiveSicilia



Il Sen. Vladimiro Crisafulli in relazione alle dichiarazioni dell’On. Paolo Colianni:
“Non capisco per quale regione l’On. Colianni, di fronte alle intercettazioni che riguardano il suo partito, non trova di meglio da fare che scaricare la responsabilità di scelte che, al contrario, gli appartengono per intero. Per quanto riguarda le persone che, a suo tempo, sono transitate dalle file dei DS a quelle dell’MPA, si tratta semplicemente di militanti e dirigenti che hanno deciso di fare una scelta politica e di appartenenza diversa, nei confronti dei quali non abbiamo espresso mai alcuna acrimonia e sui quali non abbiamo mai avuto motivo di dubitare. D’altronde se nell’MPA sono stati accolti a braccia aperte, si deve dedurre che neanche l’On. Colianni avesse alcun dubbio in merito”.



Riceviamo via mail e pubblichiamo:
Da: Gruppo MpA ARS
Inviato: mercoledì 6 giugno 2012 16.54
A: redazione
Oggetto: Fwd: [Sicilia] On. Colianni Paolo
Lettera aperta
Resto sconvolto è vero, ma di quanto la disinformazione possa essere utilizzata per colpire strumentalmente uomini perbene, partiti ed esperienze politiche; ho sempre creduto e continuerò sempre a credere al giornalismo libero e ancor di più a quello d’inchiesta, ma proprio per la delicatezza della sua funzione sociale e conoscitiva, penso debba agire con cautela e consapevolezza.
Nel caso per il quale sono stato chiamato in causa, penso sia giusto chiarire quanto segue:
• Qualche anno fa un gruppo nutrito di iscritti da decenni al PD, consiglieri provinciali e consiglieri comunali, mi chiedono di transitare nel MPA;
• Accolgo con entusiasmo, tale richiesta, ancorché avrebbe rafforzato, così come peraltro è avvenuto, il progetto politico dell’MPA, senza chiedere ed offrire niente in cambio;
• Avevo ed ho consapevolezza del ruolo istituzionale di tali rappresentanti degli enti locali, non certo del loro vissuto personale, che peraltro, per quando di mia conoscenza, appare specchiato e non colluso con evenienze o contiguità deviate;
• Eventuali intercettazioni a “conoscenza dei giornalisti” non riguardano la mia persona e comunque, sembrano determinate da sfoghi personali di terzi appartenenti al partito che faranno bene a chiarire se le affermazioni fatte, hanno un riscontro o meno; e comunque immagino e spero siano state oggetto, in questi lunghi anni, di indagini della magistratura, che peraltro ad oggi non ha inteso intervenire; e allora chiedo al giornale e ai giornalisti che restano prima di tutto degli “uomini” che svolgono una funzione importantissima in un momento delicato per la Sicilia:
• non credete che si possa ledere l’immagine di un uomo e di un parlamentare perbene alludendo a responsabilità di cui non vi è una sola micrognosa motivazione ?
• a cosa porterà questo modo di procedere in una Sicilia in preda a veleni, dubbi e condanne preventive?
“Ai presunti uomini affiliati a qualsiasi clan” dico, che se dovesse essere vero, gli toglierei il saluto; ma se come penso ,anzi sono certo, non dovesse essere vero , chiedo sin d’ora scusa a questi amici di partito, anche a nome di chi scusa non chiederà mai, e se poi lo farà, sarà fatto solo con due righe di giornale.
Tuttavia qualora continuasse una campagna denigratoria nei confronti più che del sottoscritto, del partito e degli uomini che rappresento, sarò costretto a difendere l’immagine e il vissuto politico di ciascuno nelle sedi competenti.


Riceviamo via mail e pubblichiamo:
Da: onesbenintende
Inviato: mercoledì 6 giugno 2012 23.31
A: redazione
Oggetto: comunicato stampa

Il Commissario provinciale del MPA Ones Benintende, sulla ormai nota bufera politica scaturente da notizie giornalistiche sulla asserita presenze di soggetti collegati alla mafia nelle liste del MPA dichiara:
“Come spesso capita in coincidenza con eventi elettorali, inizia la campagna dei veleni e la caccia alle streghe, tuttavia essendo stato protagonista della competizione elettorale celebrata a Leonforte nel 2008, cui fanno riferimento le illazioni giornalistiche, posso affermare che mai nessun soggetto in odore di mafia, o comunque contiguo alla delinquenza anche comune, è mai stato candidato nelle nostre liste.
Riguardo al contenuto di riferite intercettazioni, essendo uomo di legge non posso affidare alcun giudizio ai commenti giornalistici, piuttosto non comprendo come possa essere stato divulgato il contenuto di intecettazioni coperte dal segreto istruttorio!
In definitiva posso solo dire che non credo che Federico Pioppo abbia potuto esprimere i giudizi riferiti dalla stampa, anche perchè non avrebbe avuto motivo nè fondamento per farlo, infatti gli esponenti politici già militanti nelle file dei DS e transitati nel 2008 in area MPA, hanno operato una libera ed autonoma scelta politica e sono del tutto estranei a collegamenti con la mafia o con la criminalità organizzata o comune.
Ritengo, piuttosto, che tutto nasca dal riferimento al clan mafioso “Lo Piccolo”, ma ciò è un vero paradosso, infatti nel corpo di notizie giornalistiche del periodo della cattura del boss Lo Piccolo, è stato pubblicato il contenuto di “pizzini” che recano i dati di varie ditte a cui (secondo gli articoli di stampa) chiedere il pizzo, tra cui una di Leonforte di cui è titolare un esponente politico transitato -per l’appunto- nelle file del MPA; pertanto è chiaro che la realtà è diametralmente opposta a quella rappresentata nella vicenda sulla quale intervengo, visto che un imprenditore leonfortese avrebbe semmai rischiato di subire estorsione, l’esatto contrario della contiguità alla mafia!
Auspico, in conclusione, che la vicenda venga in futuro trattata dalla stampa con più prudenza, tenuto conto che gratuite illazioni rischiano solo di disturbare il lavoro della magistratura, di avvelenare la stagione politica e di investire ingiustamente esponenti politici con giudizi sommari, superficiali ed infondati”.



n.d.r.:
Cassazione: via libera alla pubblicazione di intercettazioni già note. Non sequestrabile il sito internet che pubblica intercettazioni già rese note. – Il testo integrale della sentenza n. 21489/2012 della Cassazione