Benedetto XVI libera dalla scomunica la città di Enna

Enna. Secondo il coordinatore del Comitato promotore per i diritti dei cittadini, Gaetano Vicari, la benedizione della statua della Madonna della Visitazione, patrona di Enna, da parte del papa Benedetto XVI, libera la città dalla scomunica che il vescovo di Catania, Innocenzo Massimo, inflisse a Castrogiovanni il 27 agosto del 1627. E’ una benedizione che ci riempie di gioia –afferma Vicari- perchè ci scrolla di dosso l’ingiusta scomunica di un vescovo che a causa delle sue malefatte, in occasione della visita pastorale dell’1 agosto del 1627, provocò la ribellione degli abitanti. A questo proposito, Vicari cita due studiosi ennesi, padre Giovanni dei Cappuccini (1720) il quale riferisce in un suo manoscritto che “i giovani della Corte Vescovile erano “im puoco libertini e discoletti” per le molte “insolenze che operavano nel sesso femminile…” e Paolo Vetri (1887)che narra che “per riscuotere le tasse e le nuove composizioni, coloro che lo seguivano, ovunque si affiancavano importuni, violando il Santuario delle famiglie del popolo… e ne violentavano le spose”. La ribellione avvenne con l’assalto al Castello di Lombardia, dove furono liberati quanti imprigionati per ordine del Vescovo e l’incendio del palazzo Pollicarini dove il Vescovo e la sua Corte erano alloggiati. Vicari, tra l’altro, a conferma di quanto sostiene cita anche un recente lavoro storico-letterario dell’avv. Eugenio Amaradio: “La ribellione di Castrogiovanni contro il vescovo di Catania”. Nel libro è riportata il testo della scomunica. “Un ‘offesa fatta ai Vescovi –è scritto-, essendo inflitta a Cristo, su mandato del quale essi esercitano la carica, crucifige il Signore; coloro che perseguitato i suoi sacerdoti, ipso facto, cadono nei rigori canonici, nella maledizione e nella scomunica…”. E continua che “…essendo cadute in queste misure la maggior parte del popolo di Castrogiovanni, per quei fatti in cui peccarono contro di noi e contro la nostra dignità episcopale…lanciamo questa punizione contro tutta quanta detta Città…che sentiamo nel nostro cuore paterno…“.Pertanto”…scomunichiamo tutta quanta la suddetta Città di Castrogiovanni ed il suo territorio e tutti gli abitanti nell’insieme e presi ad uno ad uno e li interdiciamo “a divinis” ordinando categoricamente…a tutti i Rettori delle Chiese, insieme ad uno ad uno, ai Ministri, ai Priori, ai Cappellani, ed ai Parroci… di non celebrare o consentire funzioni religiose; non ammettano alcuno ai sacramenti. . . non osino celebrare messe, né recitare l’ufficio divino, né benedire matrimoni; non osino accompagnare i corpi dei defunti alla sepoltura ecclesiastica né facciano pubbliche processioni…”.

Pietro Lisacchi