Soppressione Tribunale Nicosia. Sindaco Malfitano: altro che risparmio!

Destinati alla chiusura 37 i tribunali italiani, che, sulla base dei criteri della delega per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, saranno soppressi. Questa la lista completa: Acqui Terme, Alba, Ariano Irpino, Avezzano, Bassano del Grappa, Caltagirone, Camerino, Casale Monferrato, Cassino, Castrovillari, Chiavari, Crema, Lamezia Terme, Lanciano, Lucera, Melfi, Mistretta, Modica, Mondovi’, Montepulciano, Nicosia, Orvieto, Paola, Pinerolo, Rossano, Sala Consilina, Saluzzo, Sanremo, Sant’Angelo dei Lombardi, Sciacca, Sulmona, Tolmezzo, Tortona, Urbino, Vasto, Vigevano, Voghera. A questi si aggiunge Giugliano in Campania, la cui procura viene accorpata al tribunale di Napoli.
Restano in Sicilia i Tribunali di Marsala e Gela a contrastare la criminalità organizzata.

A caldo le prime dichiarazioni del neo Sindaco di Nicosia, dott. Sergio Malfitano, che sostiene che la spending review non porterà nessun risparmio allo Stato con la soppressione del Tribunale nicosiano:

Il decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei Ministri, ha “spento” ogni speranza di sopravvivenza del Tribunale di Nicosia e non ha salvaguardato nemmeno la minima aspettativa in merito alle proposte formulate, in questi mesi di lunga trattativa, con i funzionari del Ministero della Giustizia e condotte insieme ai rappresentanti dell’Avvocatura, dell’Unione Ordini Forensi della Sicilia e del Coordinamento Unitario, nato a difesa del Tribunale di Nicosia.

La spending review  “abbatterà” i costi di ben 52 milioni di euro circa, secondo stime del Ministero della Giustizia ma a nulla sono valsi i tentativi di indurre il Ministero a valutare criticamente l’effettivo risparmio che tale soppressione dovrebbe comportare. Specie nel caso della chiusura del Tribunale di Nicosia e conseguente accorpamento al Tribunale di Enna, le cose non stanno proprio così come dichiarato: conti alla mano, il Tribunale di Enna dovrà affrontare, in una prospettiva di medio termine, spese considerevoli onde consentire, quale Ufficio accorpante, di “ricevere” il Tribunale di Nicosia, con archivio, arredi e annessi.

Risparmio? No, anzi costi maggiori!.

Per di più, ciò che si perpetra e’ un vero e proprio scempio visto che, come più volte e’ emerso negli ultimi mesi, questa realtà giudiziaria nicosiana medio – piccola assolve egregiamente le funzioni e gli scopi istituzionali cui è preposta, con un indice elevato di efficienza.

La formulazione del decreto legislativo, che taglia senza alcuna eccezione e senza alcun distinguo tutte le sedi degli uffici giudiziari che erano state messe in discussione, cancella ogni traccia della disponibilità dimostrata in questi mesi dai funzionari del Ministero e dai componenti delle commissioni: non una disponibilità né a privilegiare singoli casi né, peraltro, ad attuare, in modo ragionevole, le previsioni della legge delega, che dava la possibilità di applicare criteri più adeguati di quello (peraltro ormai anacronistico) di salvare solo le sedi dei Tribunali nei capoluoghi di provincia.

Delle possibilità date dalla legge delega, infatti, oggi vediamo completamente ignorati, proprio riguardo al Tribunale di Nicosia, ma anche di tutti gli altri tribunali siciliani chiusi, in uno dei territori più delicati del Paese sotto il profilo della legalità, quei criteri quali la specificità del bacino di utenza e la situazione infrastrutturale. Il tutto viene ancor più aggravato da una pesantissima carenza dei trasporti pubblici locali tale da rendere difficilissimo, da parte dei cittadini del comprensorio nicosiano, privi di automezzi propri, il raggiungimento, in tempi “ragionevoli”, del Tribunale di Enna.

Altro che riforma epocale come dichiarato dalla Severino!

Forse il Paese non è più “fermo all’epoca dell’unità d’Italia, quando si girava con le carrozze e non con i treni ad alta velocità” ma la Sicilia, soprattutto la Provincia di Enna, avrebbe ancora bisogno di carrozze per attraversare l’intera sua rete viaria simile a carrarecce (definita anche strada antidiluviana dalla stessa relazione congiunta del primo Presidente e del Procuratore Generale della Corte d’Appello di Caltanissetta, durante la relazione di apertura dell’anno giudiziario in corso)… senza parlare dei treni ad alta velocità che attraversano la nostra isola!!!

Adesso sì che i cittadini potrebbero essere portati a rinunciare alla giustizia, a tutto vantaggio dell’illegalità!

Siamo anche oggi perfettamente in grado di comprendere che, nell’epoca della spending review, appare assolutamente illogico aggrapparsi a ragioni campanilistiche, storiche, culturali che, di per sé, ben giustificherebbero il mantenimento del presidio giudiziario di Nicosia. Ma se questo è vero, altrettanto irragionevole appare che, dall’altra parte, non si sia minimamente tenuto conto, nella revisione della geografia giudiziaria, dei dati riguardanti l’efficienza e la stessa bassissima incidenza dei costi del Tribunale di Nicosia, per i quali, tra l’altro, il Comune aveva già dichiarato la propria ampia disponibilità  a farsene completamente carico.

 

A questo punto, fiduciosi del ruolo predominante e insostituibile della politica, chiediamo alla deputazione di impegnarsi, dovendo le Commissioni parlamentari esprimere un proprio parere, per ottenere il mantenimento del Tribunale di Nicosia, attraverso una specifica previsione di legge da introdurre – per questo e per tutti gli altri casi simili in Sicilia e nel Sud Italia – nella fase delle norme di coordinamento della riforma.

E in ogni caso, fermo restando che siamo pronti a sostenere ogni ipotesi per contestare la costituzionalità della delega, il Comune di Nicosia continuerà a condurre la propria battaglia a difesa del nostro “Tribunale di Montagna”.

(nella foto: l’attuale Vice Sindaco Carmelo Amoruso durante l’occupazione del presidio giudiziario nicosiano)