Dibattito a Troina su trasformazioni del Meridione dal secondo dopoguera ad oggi

Troina. Si svolgerà sabato pomeriggio, alle 18, nel salone Paolo VI della parrocchia Madonna del Carmine, con ingresso da via Pintaura, l’incontro-dibattito con Franco Garufi, coordinatore nazionale del Dipartimento Cosesione sociale e Mezzogiorno della Cgil, sulle . Garufi è autore del libro “Una finestra al quartro piano. La Cgil e il Mezzogiorno. Appunti per un futuro condiviso”, pubblicato di recente, in cui descrive il Meridione e le sue trasformazioni e come li ha interpetrati la Cgil, il più grande sindacato dei lavoratori italiani. Il mancato sviluppo del Mezzogiorno è il più grande problema dell’Italia, che più di ogni altra parte d’Italia subisce le conseguenze della crisi globale e dell’arretramento economico e sociale. Del libro di Garufi ne hanno discusso a giugno nella sede di Roma della Svimez il ministro della Coesione territoriale, Frabrizio Barca, ed il presidente della Svimez, Adriano Giannola. Del mancato sviluppo del Merdione d’Italia sono state date diverse spiegazioni, che sono, in sintesi di tre tipi. Appartengono al primo tipo quelle spiegazioni secondo le quali sono state insufficienti le risorse destinate dallo Stato allo sviluppo del Mezzogiorno. Questa degli ”aiuti insufficienti” è una spiegazione poco persuasiva a fronte dei 324 miliardi di euro (a valori 2008) che, secondo la Svimez, sono stati spesi dal 1951al 1998 per il Mezzogiorno. Il secondo tipo di spiegazioni insiste sulla dimensione socio-culturale, sul basso livello di capitale sociale che sostanzialemente significa scarso interesse per la politica, bassa fiducia nella partecipazione e nell’azione collettiva, ricorso a rapporti particolaristici per accedere ai servizi. Il terzo tipo di spiegazioni sottolinea il ruolo giocato dalla classe politica locale incapace di creare beni e servizi collettivi e dalla classe politica nazionale che ha tollerato, per ragioni di consenso, l’uso clientelare che delle risorse ha fatto la calsse politica locale. E’ necessario porre seri e forti vincoli all’uso clientalare della spesa e nello stesso tempo occorrono politiche attive che spingano le classi dirigenti locali a valorizzare il patrimonio delle risorse locali (i beni culturali e ambientali, l’agroalimentare e i saperi radicati nelle università).

Silvano Privitera