Troina. “Sono andato in pensione il 1° giugno 2011, ma ancora sto aspettando il primo assegno”

“Sono andato in pensione il 1° giugno 2011, ma ancora sto aspettando il primo assegno”, ci ha detto F L , che ci ha chiesto di scrivere solo le iniziali del suo nome e cognome per una sorta di comprensibile pudore. Tra ricongiumenti di contributi che transitano da un ente previdenziale ad un altro e le procedure burocratiche, i tempi di lavorazione della pratica si allungono. Ci saranno delle ragioni che spiegano questo ritardo. Ma è difficile farsene una ragione per chi non ha altro reddito oltre la pensione che tarda ad arrivare. F L ha una moglie ed una figlia da mantenere. Tutte e due non lavorano. Anche a voler cercare un altro lavoro per mantenere la famiglia, in attesa che arrivi la tanta sospirata pensione, come si fa a trovare un’impresa disponibile ad assumere un lavoratore che ha 64 anni di età? Con la crisi che stanno attraversando, le imprese hanno difficoltà non assumono giovani, figurarsi se possono assumere lavoratori anziani. Per indicare le difficoltà che molte famiglie sono costrette, loro malgrado, a subire, si dice che non arrivano alla quarta settimana del mese. Ma ce ne sono molte altre che non arrivano alla terza e tante altre che neppure partano all’inzio del mese. Aspettando la pensione, F L e la sua famiglia campano con i 270 euro al mese della pensione di invalidità. “Una volta mi davano l’assegno di accompagnamento, che era di 470 euro al mese. Nel mese di settembre 2011, mi chiamano a visita e mi riconoscono il 100 % di invalidità. Ma l’assegno di accompagnamento me lo tolgono e mi danno l’assegno di invalidità, che è di 270 euro al mese”, ci ha confidato F L. Con le bollette di luce, gas, acqua, telefono e spazzatura e i 150 euro al mese da pagare per l’affitto di un alloggio popolare, per F L e la sua famiglia è veramente un’impresa titanica arrivare non alla quarta settimana, ma persino alla prima settimana del mese. Il caso di Fl non è isolato. Per cause diverse da quelle capitate a FL, le famiglie che vivono una condizione di disagio economico sono molte. E non sono sole le famiglie che appartengono a quella che una volta si chiamava classe operaia. Anche famiglie del ceto medio sono scivolate in una situzione di povertà relativa. Come ci dicono alcuni volontari delle associazioni che sostengono le famiglie in difficoltà economiche, nelle loro sedi a ritirare il sacchetto con la pasta ed altri generi alimentari ci vanno, con fare circospetto in modo che nessuno possa vederli, persone insospettabili.

Silvano Privitera