Non ci sono più margini politici per salvare il Tribunale di Nicoisa

Nicosia. “Di proroga non si parla”, questa la dichiarazione di Pierferdinando Casini nel corso dell’incontro avuto ieri con i rappresentanti del Coordinamento cittadino per il tribunale di Nicosia. A incontrare Casini sono stati gli avvocati Piergiacomo La Via e Salvatore Timpanaro, ma le notizie che portano a casa non sono certo rassicuranti, anzi, confermano che ormai non ci sono più margini “politici” per evitare la soppressione. Il Coordinamento ha chiesto a Casini, come anche al segretario dell’Idv Antonio Di Pietro, incontrato venerdì sera a Nicosia, di proporre una moratoria di almeno due anni.
La proposta dei rappresentanti del comitato per la difesa del tribunale è quella di inserire la moratoria alla legge sul riordino della geografia giudiziaria, nel decreto “Milleproroghe” cosa che tra l’altro permetterebbe al Parlamento di approfondire meglio il problema e l’impatto della chiusura di alcuni tribunali nei diversi territori. Purtroppo sembra ormai chiaro che non ci sono margini di speranza per ottenere che il tribunale rientri tra quelli che rimarranno comunque aperti per 5 anni, anche se formalmente accorpati a quelli provinciali. Casini ha sottolineato che spetta al ministro per la Giustizia Paola Severino valutare eventualmente qualche modifica alla legge approvata lo scorso agosto e promulgata il 14 settembre, ma che comunque ciò non avverrà certamente in tempi brevi. In sostanza per il tribunale di Nicosia potrebbe essere comunque troppo tardi, perchè se non frattempo come sembra ormai certo, verrà disposto il trasferimento, si tratterebbe di un fatto irreversibile.
Non è infatti pensabile che per un tribunale che non esiste più, perché chiuso e accorpato, si possa derogare e prevedere quella che dovrebbe essere una “nuova istituzione di sede giudiziaria” che non è prevista dalla legge. Sempre più a questo punto l’unica via percorribile per tentare di ritardare il trasferimento, nella speranza che il prossimo Governo modifichi la legge di riordino, è dimostrare che il tribunale di Enna non è strutturalmente idoneo ad accorpare quello di Nicosia e che gli spazi per il pubblico, i dipendenti ed anche gli stessi magistrati, non sarebbero più rispondenti alle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro ed in quelli aperti al pubblico. Purtroppo anche questa azione che può essere portata avanti dai sindacati del pubblico impiego del settore giustizia rischia di essere “tardiva” perché il trasloco sembra imminente, addirittura potrebbe essere risposto tra la fine del 2012 e l’inizio dell’anno nuovo. Continuano ad arrivare amare conferme che dalla politica non ci saranno “ciambelle di salvataggio”, mentre il presidente della Corte d’Appello nissena Salvatore Cardinale ha preannunciato al sindaco Malfitano e ai rappresentanti degli avvocati che, a fronte delle gravissime carenze di magistrati e personale al tribunale di Enna, esprimerà parere negativo alle richieste di proroga che la legge prevede possono essere avanzate dai sindaci e dalle amministrazioni locali.