Troina. Ritorna nella piena disponibiltà del comune il convento del Carmine

Troina. Ritorna nella piena disponibiltà del comune il convento del Carmine. Il comune l’aveva concesso nel 1945 all’Ordine delle terziarie cappuccine del Sacro Cuore. A voler essere precisi, occorre dire che è stato il commissario straordinario nominato allora dal prefetto per amministrare il comune di Troina, nell’immediato secondo dopoguerra, a concedere in uso gratuito alle suore cappuccine del Sacro Cuore il convento che prima ancora, fino al 1866, era dei padri carmelitani. Il comune ne venne in possesso nel 1866 a seguito della soppressione degli ordini religiosi decisa dallo stato unitario. Il bilancio dello stato unitario, che era stato fondato nel 1861, era in rosso per via dell’enorme sforzo finaanziario che il regno di Sardegna aveva sostenuto nelle guerre di indipendenza condotte contro l’impero austro-ungarico. Per ripianare il suo bilancio, il nuovo stato italiano decise nel 1866 di negare il riconoscimento agli ordini religiosi, sopprimendoli di fatto. Ordini e congerazioni religiosi non potevano possedere immobili, fatte salve le parrocchie. I beni immobili degli ordini religiosi furono incamerati dal demanio dello stato, che in parte li mise all’asta per venderli ai privati e in parte li concesse ai comuni e alle province. Avvenne così che il convento dei padri carmelitani entrò far parte del patrimonio del comune di Troina, che l’adibì a diversi usi fino al 1945, quando lo concesse in uso gratuito alle suore cappuccine del Sacro Cuore per farne un orfanotrofio femminile con asilo infantile, scuola per ragazze e laboratorio per lavori femminili. Per tutta la seconda metà del ‘900, il convento venne usato per le finalità per le quali era stato concesso alle suore cappuccine. Dalla fine degli anni ’90, per tutta una serie di motivi che hanno a che fare con le profonde trasformazioni della società troinese, quelle attività cominciarono a venir meno. Fu da quegli anni che la comunità parrocchiale Maria SS del Carmelo cominciò ad occuparsi della gestione del fabbricato del convento mantenendolo in ottime condizioni e rendendolo disponibile per manifestazioni culturali, sindacali e politiche organizzate da circoli ed associazioni. Negli anni anche le suore si riduceveno di numero. L’ultima suora che era rimasta è andata via qualche mese fa. A qusto punto, come prevede il contratto rogato nel 1945 dal notaio Antonino Bulla, “essendo venute meno le finalità ispiratrice della concessione, il fabbricato dovrà ritornare al comune senza alcuno indennizzo delle spese di restauro”. Il comune è proprietario di altri fabbricati, come l’ex cinema Di Mari-Trionfo e l’edificio scolastico di piazza Gramsci, che sono chiusi, inutilizzati ed in avanzato stato di degrado. Se si pensa al triste destino riservato a questi edifici ed altri fabbricati di pregio architettonico e di valore storico, che sono dei contenitori vuoti ed abbandonati, disseminati nel centro storico, forse è meglio che ad occuparsi del convenmto del Carmine sia ancora la comunità parrocchiale di Maria SS del Carmelo.

Silvano Privitera