Poesie e proverbi nella parlata Galloitalica di Aidone

Poesie e proverbi nella parlata Galloitalica di Aidone
di Gaetano Mililli

Scrivere in dialetto galloitalico aidonese non è certamente un’impresa facile. Le difficoltà che s’incontrano sono molte e grandi, e diventano enormi se si vogliono poi comporre dei versi.
L’aidonese Vincenzo Cordova (1869-1943), infatti, il secondo Aretin (come lui stesso si compiacque autodefìnirsi e come si legge sulla lapide della sua tomba nell’epitaffio da lui stesso composto), in una poesia in dialetto, intitolata Vernacolo aidonese, a proposito delle grandi difficoltà che s’incontrano nello scrivere in detto dialetto, così si esprime: P’fè na puisia aidunisa/ sau ggh’ n’ vò nto p ‘gnattingh’,/fucusita divira ièia sta mprisa,/…/ Ma p’ puttir’ scriv’r aidunis’/ s’ gghiada studièr’ giurn e nujtt ‘;/ …/(Per fare una poesia aidonese/ sale ce ne vuole nel pentolino,/ aspretta davvero è questa impresa,/ …/ Ma per potere scrivere aidonese/ ci si deve studiare giorno e notte;/…/).
E, allora, se così è, ognuno potrebbe logicamente chiedersi: Perché scrivere in un dialetto ormai parlato nell’ambiente strettamente familiare e tra amici da un sessanta per cento circa della popolazione di una piccola comunità?
Perché perdere inutilmente tanto tempo?
A che prò spremersi tanto le meningi?
Tutte domande logiche, effettivamente, se lo scopo fosse stato quello e solamente quello del piacere di scrivere in dialetto per il dialetto.
Ma lo scopo è stato ed è un altro ed anche un poco ambizioso.
Questi versi, composti con amore da chi è nato, cresciuto e vive in questa comunità, hanno, come aspirazione, lo scopo principale o meglio il triplice scopo di tramandare ai posteri le tradizioni folcloristiche e le leggende nella lingua parlata dal popolo, nella constatazione che le une e le altre e il dialetto vanno, di pari passo, ora più di prima, in modo vertiginoso scomparendo.
Del u batt’mìnt’ (il battimento), infatti, spettacolo folcloristico che si rappresentava per la festa grande, che si celebrava ogni dieci anni, nel mese di agosto, in onore della Madonna delle Grazie e di San Lorenzo, Patrono di Aidone, consistente in una simulata battaglia tra cristiani e saraceni, in costumi d’epoca, ormai non se ne parla più: è scomparso finanche il ricordo.
Così come sta scomparendo anche il ricordo di un’altra manifestazione folcloristica, soppressa nel 1955, la corsa degli asini, che si svolgeva nell’ex paino di Sant’Anna, ogni anno il 3 maggio, subito dopo la processione per le vie del paese della Spina del Signore.