Troina con patrimonio edilizio in grado di accogliere 22 mila abitanti e una popolazione di 9.666 abitanti

Troina. Che cosa fare di quel ragguardevole patrimonio edilizio che è il centro storico? E’ una domanda che il paese si pone dalla metà degli anni ’80 e che il Prg, adottato dal consiglio comunale nel 1985 ed approvato nel 1987 dall’assessorato regionale al territorio ed ambiente, ignorò sistematicamente. Basato sulla previsione, rivelatasi sbagliata, che la popolazione troinese avrebbe raggiunto nel 2000 i 13 mila abitanti, il Prg del 1985 prevedeva nuove e grandi aree d’espansione del centro urbano. Quel Prg orientato all’espansione urbana accelerò l’abbandono delle case del centro storico, che si era già manifestato negli anni ’70. Ad infliggere un duro colpo al centro storico, oltre all’espansione del centro urbano con la costruzione di nuovi quartieri, ha contributo non poco anche quel fenomeno che gli esperti di pianificazione chiamano urbanizzazione delle campagne o sprawl (dispersione). Il risultato di tutto questo è che, nel 2012, il paese si ritrova con un patrimonio edilizio in grado di accogliere 22 mila abitanti e con una popolazione di 9666 abitanti. Di cosa fare del centro storico si cominciò a parlarne nel 1985 con il convegno organizzato dalla locale sezione dell’ex Pci e con il convegno promosso nel 1987 dall’amministrazione comunale guidata allora dal sindaco Franco Amata. Diversi studenti di architettura di ieri e di oggi hanno scelto e scelgono come argomento delle loro tesi di laurea il centro storico di Troina. Fu persino dato incarico nel 1988 alla facoltà di architettura dell’università di Firenze l’incarico di redigere il piano di recupero del centro storico. Piano che è stato redatto e consegnato al comune nel 1994, ma di cui non si è saputo più nulla. Tutto fa pensare che la domanda “cosa fare del centro storico di Troina ?” sia una di quelle domande destinate a rimanere senza una risposta esaustiva, ma che merita ulteriori riflessioni di approfondimento. Lo spunto per queste ulteriori riflessioni lo danno quei tre bed & breakfast che di recente sono stati aperti nel centro storico e quel flusso di utenti dei servizi dell’Irccs dell’Oasi Maria SS provenienti da tutta la Sicilia e dalle altre regioni italiane, soprattutto del sud. Fare del centro storico di Troina un paese albergo, come hanno fatto altrove con successo, ad esempio a Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo. Gli strumenti legislativi da utilizzare non mancano. Basti pensare, a modo d’esempio, alle società di trasformazione urbana previste dall’art. 120 del testo unico degli enti locali di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000.

Silvano Privitera