Troina si oppone energicamente ai tentativi di penetrazione mafiosa

Troina. E’ stata più di una passeggiata quella di martedì pomeriggio in paese di Tano Grasso, presidente della Federazione delle associazioni antiracket ed antiusura italiane (Fai), con il vice prefetto di Enna Salvatore Caccamo, il vice questore di Enna Santo Foti, il dirigente del commissariato di Nicosia Daniele Manganaro ed il comandante della compagnia di Nicosia capitano Michele Monti. La Fai e le autorità di pubblica sicurezza del territorio hanno voluto testimoniare la presenza dello Stato facendo visita agli operatori commerciali nei loro negozi che si trovano in quel tratto di mezzo km della via Nazionale, che i troinesi chiamano ironicamente “il lungomare”. Hanno visitato uno per uno gli esercizi commerciali, che si addensano in questo tratto di strada da farne un vero e proprio centro commerciale naturale. La manifestazione, che si è svolta ieri dal pomeriggio fino a sera, è stata promossa dalla Fai nell’ambito del progetto nazionale “Cento strade – Per un Natale antiracket”, finanziato con le risorse del Piano operativo nazionale (Pon) – Sicurezza per lo sviluppo nelle regioni ad Obiettivo convergenza 2007- 2013. E’ una manifestazione itinerante, che si sta svolgendo in cento località di quattro regioni meridionali. Sicilia, Puglia, Campania e Calabria. Troina è una di queste 100 località. Prima di incamminarsi verso la Via Nazionale per la passeggiata antiracket, Tano Grasso e le autorità di pubblica sicurezza dell’Ennese hanno incontrato imprenditori ed artigiani nella sala riunione della tipografia Villaggio Cristo Redentore nella zona artigianale Libero Grassi. Parlando agli imprenditori e agli artigiani che affollavano la sala riunione della tipografia, Tano Grasso ha detto che Troina non è un territorio ad alta densità mafiosa, ma di recente ci sono state delle manifestazioni criminali che non possono essere sottovalutate. Atti di danneggiamento nei confronti di imprese ed imprenditori sono dei sintomi di un disegno di penetrazione nel territorio di gruppi criminali di stampo mafioso. Di fronte a questi fatti non si può far finta di niente. E’ necessario decidere di intraprendere da subito un’energica opposizione. Il fatto che a Troina questi gruppi non abbiano un grande radicamento significa che, con un’azione incisiva, quel disegno si può sconfiggere. Episodi di intimidazioni spesso non emergono perché chi li subisce, temendo di rimanere solo di fronte alle intimidazioni, non trova la strada per collaborare con le forze dell’ordine. Da qui scaturisce la necessità dell’associazione antiracket, che è lo strumento che consente di parlare con le forze dell’ordine ottenendo il massimo risultato nella prevenzione e repressione del crimine mafioso e riducendo a zero il rischio per l’imprenditore.
Silvano Privitera