Villarosa le feste religiose

Villarosa. Le festività cristiane: Natale, Pasqua, Corpus Domini non presentano nulla di particolare. Le celebrazioni della Settimana Santa sono state sempre seguite da molti cittadini anche non praticanti. Era molto affollata la Chiesa Madre la sera del giovedì Santo per le «sette prediche»; quasi tutti compivano la visita ai «sepolcri» che in tutte le chiese erano adornati tra l’altro dai «lavureddi» o fiori del sepolcro come li chiama De Simone. Si tratta di semi di frumento, di orzo o di scagliole fatti crescere nella bambagia sistemata in un piatto coperto da un tegame, per cui gli steli per mancanza di luce crescono di colore chiarissimo. Questi «lavureddi» venivano preparati in casa e portati in gran numero per adornare il «sepolcro» del giovedì santo. In questi ultimi anni se ne è visto qualcuno adornare l’altare della deposizione. La processione del Venerdì Santo è stata sempre seguita da numerosissimo popolo; anticamente vi partecipavano anche gli appartenenti alle confraternite incappucciati. Prima degli anni 40 qualcuno ancora indossava tale costume. Dopo la seconda guerra mondiale oltre l’urna col Cristo morto ed alle statue dell’Addolorata e di S. Giovanni vengono portate alla processione alcuni fercoli rappresentanti scene della Via Crucis. Si sperava che ogni categoria di lavoratori ne facesse costruire qualcuna, fino a raggiungere tutte le figure della Via Crucis, ma non si andò oltre a quattro bare. Tre di esse si portano ancora nella processione del venerdì Santo e rappresentano: l’agonia di Gesù nell’orto, la Veronica che asciuga il volto di Gesù e la deposizione di Cristo dalla Croce. Non di vede più quella molto grande che era stata offerta dai gestori di miniere e rappresentava l’ultima cena di Gesù con gli Apostoli. La cosa più caratteristica era la «ladata» che gruppi di uomini facevano per le strade, nelle chiese e lungo la processione del Cristo morto. Era un canto corale che narrava la passione e la morte di Gesù ed era composta in parti a canto fermo ed in parti a varie voci molto belle e commoventi. De Simone parla di una bella tradizione di Villarosa, come in tutta la Sicilia: nel giorno di Pasqua tutti facevano la pace anche con un pubblico abbraccio «come s’abbracciano la Madonna e il Divino suo Figliuolo quando s’incontrano nella processione del pomeriggio della domenica in mezzo alla piazza di Bellarrosa». Questo gesto è un inchino che si fa fare tuttora tra le due statue di Gesù Risorto e della Madonna quando s’incontrano dopo la ricerca e il ritrovamento da parte di S. Giovanni e viene eseguito la domenica di Pasqua prima della processione. In questi ultimi anni, per iniziativa dell’Amministrazione Comunale, la celebrazione della Settimana Santa, ha assunto una particolare solennità. Per le vie del paese vengono rappresentati gli episodi più salienti della passione e morte di Cristo; la domenica delle palme l’ingresso a Gerusalemme, il Giovedì santo la cena e la cattura di Cristo, il venerdì in mattinata il viaggio al Calvario con le stazioni della Via Crucis fino alla Crocifissione, in serata, dopo le funzioni nelle Chiese, la deposizione dalla Croce e la solenne processione per le vie del paese. Tutti i personaggi sono impersonati da giovani del paese che, indossando vistosi costumi, spesso si immedesimano nel dramma sacro, suscitando commozione nel popolo che partecipa numerosissimo.

Link: La Settimana Santa di Villarosa

La festa di San Giacomo
La festa più popolare era quella di S. Giacomo patrono del popolo di Villarosa sin dai primordi del paese, che in parte fu eretto nelle terre intitolate a S. Giacomo e nei primi tempi si chiamò S. Giacomo di Villarosa. Si diceva una volta che S. Giacomo protegge i forestieri. A tale proposito De Simone dice «per il fatto che chiunque venga a Bellarrosa, vi acquista la sua fortuna come in una terra promessa. Almeno, cosi era una volta, quando le zolfare fiorivano». La festa si fa ogni anno il 10 agosto e, da sempre, con musiche, spari, fuochi d’artifìcio, bancarelle lungo le vie principali dove si vendono oggetti vari: casalinghi, arnesi di lavoro, indumenti, dolci e giocattoli. Nei due giorni precedenti si faceva fino a qualche decennio fa la fiera degli animali, che era molto ricca e vi partecipavano allevatori di altri paesi. La processione con il fercolo del Santo, che veniva portata a spalle per le vie dei paese, adesso è meno fastosa di quella che De Simone così descriveva: «In testa gli stendardieri, ch’era una meraviglia a vederli maneggiare, gli stendardi gialli, rossi, e verdinghi delle confraternite, con gli emblemi e le figure dei santi e giocarli e mulinarli e lanciarli all’aria d’in sul palmo dell’una e dell’altra mano, per pigliarli sui denti, sulla fronte, su una spalla o su un ginocchio e per maggior bravura col giro della piroetta. Seguivano i confratelli insaccati coi cero in mano, e i canonici in cotte cappe e piviali, e dietro al Santo, la banda che suonava le marce dell’epoca compresa la marcia reale e l’inno di Garibaldi». In coda s’affollava il popolo. Quando il De Simone aveva sette od otto anni, scomparvero gli stendardi ed i giochi perché la festa finì male per una zuffa tra stendardieri. Le confraternite si sono sciolte all’inizio del nostro secolo.

La festa di San Giuseppe
A Lui era dedicata la chiesetta prima della nascita del paese, ed ha conservato presso il popolo una devozione più sentita. È tuttora diffusa l’usanza, che risale a tempi antichissimi, di impastare una quantità di farina più o meno grande, secondo la promessa fatta al Santo quando è stata chiesta la «grazia», manipolarla in pani di varie forme, alcune con particolare significato: barba di S. Giuseppe, bastone di S. Giuseppe, ecc. che poi vengono spalmati con l’uovo e cosparsi con semi di papavero, prima di metterli nel forno a cuocere. Davanti a questo pane, ben sistemato su grandi tavoli, si recita il Rosario, si cantano le lodi del Santo e, dopo la benedizione fatta dal Sacerdote, viene distribuito ad amici e parenti. Anteriormente la distribuzione veniva fatta ai poveri. Si usava fare anche la «tavola di S. Giuseppe» dove veniva posto ogni tipo di pietanza, dolci, frutta ed ogni ben di Dio. La sera del 18 marzo i cittadini facevano il giro di queste tavole, per ammirarle. Il giorno seguente veniva preparata anche una minestra con pasta, legumi e finocchio selvatico e veniva imbandita la mensa per i poveri; recentemente per le verginelle (ragazze appartenenti a famiglie in condizioni economiche disagiate) ai quali veniva servito tutto ciò che conteneva la «tavola». Dice il De Simone: «la minestra dai calderoni fumanti, in mezzo alla strada, veniva dispensata a chi ne voleva nelle scodelle anche per onorare il rito». La festa con la processione del Santo, che aveva un fercolo pesantissimo veniva portato a spalla, con la banda, fuochi artificiali ecc,, veniva celebrata nell’ultima domenica di maggio. Dopo l’istituzione della festa di S. Giuseppe lavoratore, la festa si è celebrata il 1 maggio.

La festa di San Calogero
La festa più caratteristica era quella di San Calogero che si celebrava in una domenica estiva nella chiesetta dedicata al Santo che era tenuta chiusa per tutto l’anno. In proposito il De Simone così si esprime: «il Santo resta tutto solo con la faccia sempre più nera ed il bastone in mano pieno di fuligine e la cerbiatta che lo guarda con gli occhi pietosi». Una settimana prima della festa veniva aperta la chiesetta e vi si celebrava la funzione serale con larga partecipazione di popolo; molti portavano il pane votivo che riproduceva la sagoma delle membra guarite per grazia di S. Calogero: un braccio, una gamba, la testa o tutto il corpo. Questo pane veniva venduto o riscattato dallo stesso offerente e col ricavato si celebrava la festa con i giochi, i mortaretti, i fuochi artificiali, la musica e la Processione con il fercolo del Santo. La chiesetta restava aperta per un’altra settimana in cui si continuava a portare il pane. Da quando la cappella è stata demolita, la statua si trova nella chiesa parrocchiale della Concezione, dove è continuata la tradizione della festa e dell’offerta del pane. Da qualche anno la festa non si è più fatta ed anche l’offerta del pane votivo è diminuita notevolmente.

La festa di Sant’Anna
La festa di S. Anna si celebrava la prima domenica di Settembre nella contrada omonima dove, come dice il De Simone, “all’ombra del palazzo ducale i Bellarosani affogano le pene di un anno in un’ora di fuggevole ebbrezza”. Tale festa, infatti, aveva “tutto il colore di un baccanale pagano con suoni e danze, crapule e libamenti”. Nel cortile del palazzo si approntavano tavoli per consumare le salsiccie arrostite sul posto innaffiate da abbondante vino generoso. Si correva il palio e si gareggiava in vari giochi; la banda suonava festosamente, mentre si celebrava la festa religiosa nella chiesetta ora andata in rovina; la statua di S. Anna si trova nella chiesa Madre. Fino agli anni 40 si andava in pellegrinaggio nella zona con il Sacerdote ed i fedeli oranti per impetrare la pioggia quando la siccità si protraeva oltre il consueto, danneggiando il lavoro ed i prodotti della campagna.

La Madonna della Catena
Alcune usanze della celebrazione di S. Anna sono state riprese nelle festa della Madonna della Catena che da alcuni decenni si celebra l’8 settembre nella Chiesetta costruita a circa un chilometro dal paese a sinistra della S.S. 121 andando verso la stazione. La chiesetta si apre una settimana prima della festa e vi si celebra ogni sera la Messa alla quale partecipano molti fedeli. Il giorno della festa alla prima Messa del mattino partecipano anche molti cittadini di Villapriolo, alcuni dei quali fanno la strada a piedi scalzi. Anche da Villarosa molti fanno “u viaggiu scauzi”. Dopo la Messa delle ore 10 una delle due statue, che si conservano nella chiesetta, viene portata in processione nella Chiesa Parrocchiale della Concezione, da dove riparte nel pomeriggio e, dopo avere attraversato le principali vie del paese; ritorna nella chiesetta campestre, nei pressi della quale tra spari di mortaretti e suono di banda musicale molte persone mangiano salsisccie arrostite sul posto, pizze, ecc. e bevono allegramente. Questa festa fino a qualche decennio fa era preceduta dalla fiera degli animali.

La Madonna delle Grazie
La festa della Madonna delle Grazie che si celebra nella Chiesa dell’ex Convento dei Cappuccini forse non è antichissima, ma è seguita con una certa devozione e si fa ancora con la processione e la banda e i mortaretti anche se il Convento è stato chiuso e la Chiesa è aperta soltanto per una Messa domenicale ed in occasione di questa festa e di altre festività francescane. In queste processioni il percolo con la statua non si porta più a spalla, ma viene trasportata su un autofurgone. Fino agli anni 40 in tutte queste feste il popolo si divertiva partecipando a vari giochi; l’albero della cuccagna, la corsa nei sacchi, la rottura delle pendole da cui veniva giù qualche dono come un coniglio, un pollo e talvolta acqua o cenere per il divertimento degli spettatori.

L’Immacolata
La festa dell’immacolata Concezione si celebra ancora nella chiesa omonima da cui esce in processione la statua senza banda, ne spari, ma accompagnata soltanto dai fedeli. Anticamente la novena di preparazione a questa solennità veniva fatta al mattino molto presto, era ancora molto buio quando terminava la funzione, e, quando il paese era senza illuminazione, le persone, che andavano numerosissime, portavano per le strade una candela accesa. Tale usanza, che risale ad epoca antichissima, dava la possibilità al popolo di partecipare alla Messa prima di recarsi al lavoro. Anche la novena di Natale nelle Chiesa Madre si celebrava la mattina molto presto. Per la festa dell’Immacolata ai margini delle vie in cui passava la processione, si disponevano mucchi di paglia che si accendevano quando passava la Madonna. I vampi si facevano anche per la processione di S. Lucia che usciva dalla chiesa Madre il 13 dicembre. Tale processione da alcuni anni non si fa più, il giorno della ricorrenza di S. Lucia la chiesa è gremita di devoti che portano ceri ed offerte alla Santa che viene invocata come protettrice della vista.

La festa del Crocifisso a Villapriolo
II Santissimo Crocifisso, festa molto sentita dalla popolazione di Villapriolo, viene festeggiata il 23 agosto, con le classiche solennità. I preparativi iniziano giorno 21 con l’apertura della fiera del bestiame, tuttora in uso, ma anticamente molto più sentita in quanto tutti gli agricoltori e gli allevatori della zona si riunivano col bestiame da vendere o da comprare. All’alba del 23 agosto, la popolazione si desta al suono delle campane, allo sparo dei mortaretti e al suono della banda musicale. È la festa più bella e attesa dell’anno. Dall’estero, dove si trovano per motivi di lavoro, tornano gli emigrati per riabbracciare i famigliari e rendere omaggio al SS. Crocifisso. È l’occasione per stare insieme. La famiglia si riunisce attorno a una grande tavolata, colma di piatti tipici Come i “maccarruna e i cavatiddi” fatti in casa. Per tutta la durata dei festeggiamenti il paese cambia volto, solitamente tranquillo si anima e diventa frenetico. Le strade addobbate con luci particolari, si riempiono con bancarelle ricolme di dolciumi e giocattoli dando una nuova dimensione al paese. La Chiesa viene addobbata con cesti di fiori particolari, come la cosiddetta “vara” dove viene inserita la statua del SS. Crocifisso, pronta per essere portata in processione per le strade del paese in spalla a robusti giovani che si alternano a gruppi di quattro. Il Santo inizia a sfilare accompagnato dal suono della banda musicale e da un folto corteo di fedeli, che partecipano per voto o per grazia ricevuta accompagnando il Santo per tutto il percorso scalzi, altri invece donano al SS. Crocifisso del denaro o fino a qualche tempo fa prodotti della terra come olio o frumento. La processione che si svolge dopo la celebrazione della Messa serale, parte dal sagrato della Chiesa, dove si conclude, dopo avere attraversato via Oratorio, via Roma, via Baglio, via Della Regione. I festeggiamenti proseguono nella tarda serata con spettacoli musicali in piazza Lafuria.


Le confraternite di Villarosa
Confraternita S.Sepolcro – Sede: Parrocchia Immacolata Concezione
Confraternita S.Barbara – Sede: Parrocchia Chiesa Madre
Confraternita Maria SS.Addolorata – Sede: Parrocchia Chiesa Madre
Confraternita S.Giacomo – Sede: Parrocchia Chiesa Madre
Confraternita Madonna della Catena – Sede: Parrocchia Immacolata Concezione
Confraternita SS.Crocifisso – Sede: Parrocchia Immacolata Concezione
Confraternita S.Giovanni Evangelista – Sede: Parrocchia Immacolata Concezione