Nicosia. Lettera-appello di un imprenditore agricolo di Villadoro al Presidente Napolitano

Nicosia. L’anno che sta per chiudersi non ha portato soluzioni ai problemi, ormai insostenibili, del settore agricolo e anzi le nuove normative rischiano di sferrare il colpo finale agli imprenditori di un settore che vive la crisi ormai da un decennio. Giovanni Salvatore Gangitino, imprenditore agricolo, esponente del centrosinistra impegnato in politica, consigliere della circoscrizione Villadoro per diverse legislature, interviene per sottolineare come il settore agricolo sia ormai stremato e lancia l’allarme su una normativa che impone pesantissimi ulteriori esborsi. Sulla problematica Gangitino ha scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «È stato un modo per far sentire la voce di chi non può subire sempre in silenzio – dice Gangitino – e mi chiedo dove sono i sindaci, gli assessori, i presidenti delle Regioni che tacciono e non prendono posizioni su questo ennesimo colpo al settore dell’agrozootecnia». La normativa alla quale fa riferimento è la legge 214 del 2011: «Questa legge ha imposto che entro il 30 novembre di quest’anno i terreni, le strutture e gli edifici agricoli devono passare al catasto urbano. Questo significa che la gente onesta paga 2 volte e non si capisce bene per quale motivo se non per fare cassa sui cittadini. Una stalla a norma, fatta con regolare licenza edilizia e successivamente accatastata è costata al cittadino che ha pagato diritti, bolli, oneri, oltre alla parcella del tecnico. Dobbiamo capire la nuova legge obbliga ad un nuovo accatastamento con altri oneri, diritti, bolli, oltre la parcella del tecnico, e che quindi stiamo pagando due volte per la medesima cosa. Il tutto con sanzioni che in certi casi superano il valore dell’ immobile stesso. Ritengo sia un principio anticostituzionale e proprio su questo aspetto ho scritto al presidente Napolitano».
Gangitino aggiunge che la legge presenta anomalie quali lo stesso costo per ogni singola particella sanata a prescindere che si tratti di una stanza di pochi metri quadrati o di un fabbricato di diverse centinaia di metri quadri. «Le imprese agricole che operano nel povero entroterra siciliano, versano per lo più – dice l’imprenditore – e per svariati motivi che tutti conosciamo, in condizioni economiche pesantemente deficitarie e nella lettera a Napolitano, per la quale ho già avuto risposta e rassicurazione ad un esame della questione, ho voluto sottolineare che tanti imprenditori saranno costretti ad indebitarsi».