La 3^ mostra dei presepi artigianali di Assoro, le ragioni di un meritato successo

Assoro. Repetita iuvant, le cose ripetute aiutano” dicevano i latini e sarà questo il caso di ribadirlo. Già ampiamente segnalata dalla nostra redazione, la 3^mostra dei presepi artigianali ospitata in questo periodo nella splendida cornice della chiesa Maria Santissima degli Angeli merita non una, ma ripetute visite. Ѐ una di quelle esposizioni che non smette di suscitare meraviglia. Durante ogni visita, è sempre un dettaglio diverso che predomina e cattura l’attenzione. Sarà perché 90 Natività diverse sono lì, per essere ammirate tutte d’un fiato, oppure perché è lì che ci si rende conto quanto la creatività e le abilità umane, se sostenute dalla passione, non conoscano davvero confini. Tutto converge nella suggestiva sala dell’Ex Convento: storia, tradizioni, mistica suggestione, antiche arti e mestieri. Già varcata la soglia, nel meraviglioso Chiostro, una Natività troneggiante al centro accoglie ed invita a osservare di più e meglio, indicando il percorso della fantasia. Stupisce sapere che i lavori sono frutto della passione di gente comune. Nessuno dei ventiquattro espositori pretende l’appellativo di artista. Ognuno mette a frutto le proprie abilità, ognuno fa i conti con la propria “vocazione” per l’orgoglio più grande dell’esposizione collettiva. Si intuisce l’enorme soddisfazione del curatore, Gaetano Calandra, che assieme alla Confraternita dell’omonima chiesa è artefice dell’esposizione. “Il flusso di visitatori è aumentato negli anni. Quest’anno, superata la soglia delle mille visite, la soddisfazione è vedere gente che da altri paesi viene appositamente per apprezzare queste opere”. Come perdersi, del resto, Natività in lana o miniature realizzate con fiammiferi e incastonate in gusci di noci o tappi in sughero? Per non parlare di rivisitazioni in chiave moderna con S. Giuseppe, Maria e il Bambinello protagonisti dentro a elementi di modernariato come il caro, vecchio televisore? Ancora, la storia che abbraccia la fede. Questa la sensazione nell’osservare quel pezzo di muro di Berlino, targato 1989. Un pezzo di storia vera che testimonia, a chi c’era e a chi se l’è perso, che quello della Natività è forse l’evento che più degli altri ha percorso, scardinandole, le dinamiche spazio temporali rendendoci una testimonianza comunque vivida. C’è anche la provocazione tra le protagoniste e – a ben vedere – sarà bello notare come non strida con il contesto, ma ne rafforzi il messaggio. Stiamo parlando delle Natività di Gaetano Calandra, lo stesso curatore dell’esposizione, lo stesso assorino doc che si impegna perché le antiche tradizioni non scompaiano (vedi la Novena dei poveri, cantata alle 5 del mattino, che fa il ritorno dopo venti anni di assenza). Realizzate in zolfo e pietra arenaria, gli elementi che più di tutti rappresentano una cittadina fatta di arte, cultura e duro lavoro in miniera. Sarà per questo che le sculture non si sono sgretolate tra le sue mani, nonostante la fragilità dei materiali. Per svegliare una coscienza collettiva e non dimenticare che senza passato non c’è presente e neanche futuro. Il Bambino Gesù posto sotto il Monte La Stella in pietra arenaria sembra voler benedire una città che nonostante la crisi e il regime di austerità, avrebbe tutte le carte in regola per far funzionare un polo museale sulla carta pronto a partire, ma che di fatto paga lo scotto delle attuali congiunture economiche, lasciando a bocca asciutta la nostra sete di cultura. Il giovane sguardo del talentuoso Pietro Inguì, un nome sempre più noto in zona, vi attende con la sua Natività fotografica. Assolutamente avanguardistica la sua prospettiva, in cui il sacro “trittico” fa posto a uno sdoppiamento di Cristo. Come in un film, fatto di flashback e flashforward, una proiezione in avanti sulla vita del Bimbo nato in una mangiatoia e destinato alla somma grandezza. Un apparente intreccio di sacro e profano ci suggerisce che, come Caravaggio, anche Pietro Inguì sceglie i protagonisti del quotidiano vivere per raffigurare il sacro, a ricordarne l’immanenza. Nulla è lasciato al caso: il vecchio Nicolino Arona, falegname assorino/S. Giuseppe, nei suoi ordinari panni contempla i propri manufatti rivolto verso la giovane Silvia La Porta/Maria che dalla finestra, pudica, ringrazia per l’immenso dono della maternità. Il tutto in un gioco di luci speculari che convergono nel piccolo Gesù, la cui essenzialità è ribadita nella visione adulta sovrastante, rappresentata da Alfonso D’Angelo. Vale la pena armarsi di occhi nuovi, prendete a prestito l’innocente e fervida curiosità dei bambini perché c’è da apprezzare la tela e anche la cornice. Non si resta indifferenti davanti all’affresco del Cenacolo, di recente restauro, così come ai meravigliosi tabernacoli della Chiesa, interamente affrescata e il cui senso di sacralità vi pervade una volta varcata la soglia. Sarete in balia dello stupore, ancora una volta. Non vi resta che uscire e voltarvi a guardare anche il panorama, oltre il Crocifisso in pietra. Se questo non è il Paradiso Terrestre,allora  gli somiglia molto.

Alessandra Maria

 

Pietro Inguì nasce a Leonforte nel Giugno del 1990. Il giovane ventiduenne assorino, di indole curiosa e vivace, sin da piccolo si è concentrato sulla conservazione di istanti ed emozioni da ricordare. All’età di 11 anni ha l’opportunità di partecipare a un corso di immagine visiva ed esprimere la propria sensibilità grazie a un primo approccio con la fotografia paesaggistica vista dall’obiettivo di una macchina analogica. Inizia così a maturare un pensiero: la fotografia è un ottimo mezzo di comunicazione delle emozioni.

Non ha mai frequentato un corso o un master di fotografia, ha imparato tutto da autodidatta.

Tra le varie esperienze professionali, ha collaborato con la “Design Look Corporation” per la realizzazione di alcuni eventi moda e lavorato come fotografo presso il “Brucoli Village”. 

Non può fare a meno di coltivare questa passione, la quale permette di andare oltre quello che nessun occhio umano riuscirebbe a vedere.

Pietro crede molto in questo, mette tutto se stesso per far si che un giorno il suo sogno di diventare un fotografo apprezzato, capace e conosciuto si possa veramente realizzare.

La nostra vita è una serie di immagini, ci scorrono davanti come città in autostrada, ma ogni tanto… un’emozione ci rimane impressa per un istante e noi sappiamo che non è una semplice immagine passeggera, sappiamo che questo istante, con tutto ciò che racchiude, vivrà per sempre… Tratto dal telefilm “One tree Hill”.