Facebook delle mie brame…

Quanti di voi usano facebook per un’ora al giorno?

Quanti per due ore e più?

Alcuni ricercatori sostengono che il tempo medio trascorso su Facebook  in Italia è di sei ore e 27 minuti al mese, più di ogni altro Paese e che  a chattare in rete siano soprattutto le giovani tra i 15 e i 35 anni.

Nel 2008 la diffusione di Facebook è stata così esponenziale, da posizionare l’Italia al primo posto nella classifica mondiale dei Paesi con maggiore percentuale di incremento utenti.

Nello specifico Facebook, come altri siti definiti “Social Network”, rappresenta un aggregatore di persone che cercano e vogliono mantenere contatti con vecchi e nuovi amici, condividendo foto, video e contenuti della propria vita.

Le statistiche, in realtà, non sempre rispecchiano il dato reale e dal 2008 a oggi il numero degli utenti è triplicato. Al riguardo, l’uso degli smartphone ha posto Facebook tra le app più usate anche dai nostri amati “telefonini tuttofare”.

Ma cosa distingue un uso ricreativo del social network da un abuso che conduce ad una vera e propria dipendenza?

Partiamo dal presupposto che Facebook ha una impostazione capace di indurre alla dipendenza anche il più inconsapevole internet surfer. Infatti, la terminologia usata, l’impostazione della pagina profilo, la home che posta in tempo reale tutto ciò che i tuoi “amici” fanno, la continua esposizione a messaggi del tipo “amico/non amico”, “mi piace”, “tag nelle foto degli amici”, “geotag”, “inviti a giocare”, “inviti a partecipare”, pongono l’utente nella posizione di valutazione e giudizio della sua qualità di AMICO DI FACEBOOK.

Poter monitorare costantemente la vita di chi conosciamo ci pone in una condizione di valutazione e giudizio e di conseguenza ci fa sentire giudicati. Pertanto la cura del proprio profilo, delle proprie immagini e dei propri click diviene finalizzata e strumentale, tanto che spesso i profili virtuali e la reale rete sociale della quale facciamo parte diventano discordanti e segnano quasi una differenziazione tra ciò che appariamo in internet e ciò che siamo tutti i giorni.

Di certo non è soltanto Facebook ad aver determinato tale esito. Già dagli albori delle prime chat e dei primi social game si ipotizzavano scenari differenti sulle dipendenze legate all’abuso di tali strumenti, ma il social network di Zuckerberg, come altri simili piattaforme, hanno aggiunto un elemento che rende più evidente e preoccupante la distorsione della propria immagine virtuale: l’uso della propria identità reale!

Le dipendenze derivanti dall’abuso in inglese vengono definite “Social Network addiction”, “Friendship addiction” e sono una sorta di dipendenza da connessione, aggiornamento e controllo della propria pagina web e da amicizia (detta anche amicodipendenza), o meglio la ricerca di nuove amicizie virtuali da poter registrare sul proprio profilo. 

I sintomi che possiamo tenere sotto controllo e monitorare sono di tipo

comportamentale: connessione molte volte al giorno, spesso anche dopo intervalli di soli pochi minuti. preoccupazione di mantenere costantemente aggiornato il proprio profilo, abbandono continuo del la propria postazione di lavoro o di studio per connettersi e scrivere anche semplici frasi che testimoniano la propria continua presenza, insonnia, aggressività, nervosismo soprattutto se costretti a restare off-line.

psichico:  insicurezza ad affrontare le problematiche quotidiane, stato di onnipotenza in rete e di frustrazione ed inadeguatezza nella vita di tutti i giorni. L’utente diventa apatico ed insofferente nei confronti della vita reale, perde la sua capacità di concentrazione. Avverte un costante senso di disperazione e di imminente evento negativo. Perde totalmente la propria personalità, cominciando ad assumere identità differenti e varie.
psicosomatico: col tempo i sintomi di dipendenza si tramutano in veri e propri disagi corporali e fisici, connotabili come vere e proprie crisi di astinenza. Il soggetto, quindi, comincia a soffrire di insonnia, in quanto continuamente pensieroso della propria attività su Facebook. Si sente sempre stanco, depresso, comincia ad avere la vista annebbiata ed avverte incapacità di focalizzare l’attenzione. Soffre di nausea ricorrente, disturbi alimentari e costanti mal di testa. E’ a causa di tutti questi disturbi che il soggetto dipendente da Facebook fatica a condurre le proprie normali attività quotidiane, entrando in un vortice di depressione e paura perché incapace di mantenere il controllo dei propri stati d’animo.

La dipendenza da Facebook presenta sintomi precisi e sempre più evidenti col passare del tempo. Tuttavia l’assuefazione è quasi sempre la manifestazione di un disagio recondito e non risolto. L’utente “addicted” non si sente in grado di affrontare la quotidianità, non si accetta e crea quindi un mondo inventato nel quale trasporre se stesso.

Consigli utili:

– tenere un timer con sveglia e scegliere un tempo preciso da trascorrere sui social network

– evitare di trascurare le proprie attività quotidiane

– se i sintomi sopra descritti sono pervasivi e persistenti si consiglia di richiedere un supporto psicologico

Infine il titolo di questo articolo intende parafrasare la tendenza ad usare facebook come specchio di sè, pertanto il rischio e che biancaneve si goda la bellezza insita nella vita reale… :)

Come di consueto chiudo con l’ invito a scrivermi sul mio indirizzo e-mail. Avendo cura della vostra riservatezza  risponderò alle vostre mail e ne trarrò spunto per gli argomenti futuri della rubrica

Dott.ssa Sibilla Giangreco
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Dott.ssa Sibilla Giangreco
Psicoterapeuta e Sessuologa
Enna – Catania – Palermo
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