Ospedale Leonforte. Molto rumore per nulla?

Leonforte. Squillino le trombe: l’ospedale non chiude! Queste le voci che si diffondono per le strade cittadine, rincuorate da quanto pubblicato sulle principali testate locali. Ma tocca essere precisi: il pronto soccorso dello storico nosocomio non chiude, ed è diverso. Certo, c’è da sentirsi sollevati alla notizia che almeno le emergenze, quelle, non si toccano. Il diktat però resta sempre quello: rifunzionalizzare, così come decreto regionale impone (http://www.gurs.regione.sicilia.it/Gazzette/g10-28o/g10-28o.pdf) e così come primo cittadino Bonanno intendeva, quando al telefono ci disse che “bisogna guardare al futuro, senza prescindere dalla salvaguardia della salute”.

Dura lex, sed lex e tanto basta a vanificare le tante forme di protesta sprecate in un triennio o anche più. Come già opportunamente specificato agli illustri camici incontrati nelle corsie del nosocomio leonfortese, questo scritto non si pone il preciso obiettivo di “stare sulla notizia” tanto per fare cronaca. Somiglia semmai a un’accozzaglia di riflessioni nate dall’aver seguito, più o meno direttamente, l’intera vicenda dagli inizi e il perdurare di certe preoccupazioni, del tutto legittime. Tanto è stato detto ed è già stato scritto. Voci di corridoio, dati certi. Conferme e smentite di imminenti chiusure. Di fatto, il pronto soccorso (per buona pace di tutti) non chiuderà i battenti, e una struttura nuova con tutte le carte in regola viene “aspirata” da quella dura lex che la vuole piccola realtà satellite strettamente interconnessa e interdipendente da strutture ospedaliere più grandi. “Bisognava rimodulare la rete di offerta dei servizi – ci ha detto Filippo Muscià, direttore sanitario Asp 4 Enna – e se prima si parlava di chiusura, ora abbiamo optato per la riabilitazione”, riqualificando dunque le risorse. Cosa resterà quindi dell’ospedale? La ormai famosa RSA (Residenza Sanitaria Assistita), che ha già soppiantato il vecchio reparto di ostetricia e ginecologia al quinto piano di contrada San Giovanni (un modo come un altro per dare un senso ai costi da invecchiamento della popolazione?); il pronto soccorso (vivaddio!); medicina generale e via discorrendo. Del resto se ne parla e scrive da tempo sulla “svolta ambulatoriale” che doveva aver luogo e quel che resta è in quel decreto, nero su bianco (compresi quei ventiquattro posti letto, agitati dalle cronache locali come un vilipendio appena tre anni fa). Si aggiungono anche i dieci posti letto in Suap (Speciale Unità di Accoglienza Permanente), vale a dire posti letto destinati a persone che si trovano in prolungati stati di ridotta coscienza. E la pediatria? Il punto nascita? Per quanto coscienti della dura lex, la speranza è sempre l’ultima a morire, tenuto oltretutto conto e della conformazione orografica dei nostri territori e del pessimo stato in cui versano le principali arterie stradali, le stesse che mappano una viabilità provinciale a dir poco oscena. “Sarebbe un atto scellerato mantenere un punto nascita a Leonforte”, dice il dottor Muscià. Certo, sempre quella dura lex che vorrà un potenziamento dei consultori familiari in loco ed un contestuale ampliamento dell’ospedale di Enna (che in questa situazione, viene facile immaginarselo a mo’ di imbuto). In bocca al lupo alle partorienti, che sia maschio o femmina purché non sia un’emergenza. La stessa che talvolta si è verificata in più occasioni, e che purtroppo (e ribadiamo il “purtroppo”) ha riportato in auge quel “parto fai da te” in auto, mentre si cerca invano di raggiungere Nicosia o Enna, accomunate da percorsi non certo scorrevoli. Ci conforta sapere che l’altra emergenza di sempre, più volte denunciata dal direttore sanitario Pucci Leonforte, la totale mancanza di anestesisti (“una vera e propria tragedia”, così l’ha definita il dottor Muscià) sarà arginata – ci auguriamo – mediante un’apposita convenzione con strutture viciniore. Certo, la fame di lavoro che morde allo stomaco di non pochi professionisti evidentemente non basta a farli permanere nella struttura leonfortese; così, la convenzione è una piccola “vittoria di Pirro”, comunque migliore di un calcio nel sedere (lo stesso che ad oggi ha dato la rumorosa assenza degli anestesisti, passati dal Fbc e congedatisi con motivazioni disparate).  Nella terra delle contraddizioni e vista la “dieta dimagrante” cui l’ospedale è sottoposto per contenere costi, evitare ricoveri inappropriati e chi più ne ha più ne metta, le uniche domande che restano da rivolgere all’Asp di Enna sono due: la prima per urgenza riguarda le sorti di quella pista dell’elisoccorso, i cui lavori sono bloccati dallo scorso ottobre: sarà un’altra cattedrale nel deserto o verrà compresa finalmente la necessità del compimento dell’opera?

A proposito di rientro dei costi e riformulazione delle offerte: il secondo quesito è volto più a soddisfare una curiosità. Quel cantiere che delimita il vecchio edificio dell’ospedale, nel cuore di Leonforte, destinato teoricamente ad accorpare in un’unica sede tutti gli uffici sanitari e di fatto ristrutturato ma ancora chiuso perché a quanto pare mancano le risorse per ultimare i lavori, si può considerare un esempio di spreco?

Alessandra Maria