Leonforte ricorda le vittime del terrorismo con i “pizzini” della legalità

Leonforte. “Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda!”, chi non ricorda la celeberrima esclamazione di Luigi Lo Cascio alias Peppino Impastato nel capolavoro di Marco Tullio Giordana “I cento passi”? A 35 anni dalla sua morte, la figura di Peppino Impastato è stata celebrata questa mattina a Leonforte, nella meravigliosa cornice della villa Bonsignore. Presenti i vertici della Pro Loco, Rosaria Camiolo e Gabriella Grasso, unitamente al Maresciallo dei Carabinieri Polifrone e al dottor Tognolosi della Polizia di Stato. Presenti il sindaco Bonanno ed i veri protagonisti dell’evento: centinaia di bambini delle scuole primarie leonfortesi. “Sono fiero di essere siciliano – ha dichiarato Bonanno – perché c’è bisogno di tutti per combattere la mafia”. Dei bambini soprattutto che, come ha precisato il sindaco, “sono il futuro della nostra memoria”. Una mattinata densa, che ha lasciato poco spazio alla retorica e alle celebrazioni sterili, arricchita da sketch teatrali dell’associazione “Nuovo Sipario” e da tanto folklore, con il gruppo di bambini guidato dalla professoressa Vittoria Ghirlanda. Dalla rappresentazione del celebre sketch di Ficarra e Picone – “fiero di essere siciliano” – ai balli folkloristici che segnano il profondo radicamento alla nostra terra; dalla coreografia sulle note di “Pensa” di Fabrizio Moro all’ingresso di una volante della Polizia, a rappresentare simbolicamente la vicinanza degli operatori di pubblica sicurezza ai cittadini. Sono loro, polizia e carabinieri, i coprotagonisti che con poche, semplici, parole hanno spiegato ai più piccoli chi era Peppino Impastato e cos’era Radio Aut. Le voci delle autorità, di adulti e bambini si sono poi mescolate, nel dar voce ai pensieri dei più piccoli che per l’occasione hanno scritto “pizzini” e temi sulla legalità, un concetto caro a tutti quelli che hanno creduto e credono nel cambiamento. Il percorso della legalità iniziato dalla casa di Terrasini, da cui Radio Aut trasmetteva “Onda pazza a Mafiopoli” è stato lungo, impervio e bagnato del sangue di coloro i quali oggi assurgono a simbolo della Sicilia.

Un percorso difficile, che passa dalle scuole e dai maestri, oltre che dalle famiglie. Perché “mafia” non è solo l’omicidio eclatante. E’ l’atteggiamento mafioso che ogni giorno si consuma nella rassegnazione collettiva che va estirpato, altrimenti quel sangue versato sarà sangue sprecato. Non solo Peppino Impastato: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, padre Pino Puglisi. Sono loro alcuni degli dei dell’Olimpo antimafioso, assieme a uomini che hanno compiuto la coraggiosa scelta di votarsi quotidianamente al culto della legalità, a perfetti “signori nessuno” che a certe svolte non hanno mai smesso di crederci e non tacciono. Oggi, vivaddio, questa coscienza si imprime geneticamente nella nostra identità. I cartelloni esposti, gli striscioni, quei “pizzini” lasciano intuire che Impastato, Falcone e tutti gli altri hanno vinto perché il seme della libera coscienza cittadina è ben piantato e presto ne coglieremo i frutti, anche dai “pizzini”. “Vivere la legalità significa non barattare i diritti con i favori”, lo scrive un bimbo che forse al massimo ha l’età pari a tutte le dita di due sole, piccole mani. Chi dice che i bambini sono “solo” bambini?
Alessandra Maria