Leonforte. Giornata 100 passi con Giovanni Impastato e Lucia Sardo

Leonforte. C’era un’aria frizzante, questa mattina, quando un fermento di studenti del liceo classico, insegnanti, i ragazzi di Libera e della Pro Loco sistemavano tutto per accogliere gli ospiti. Non ospiti qualunque. A varcare la soglia del giardino di Villa Bonsignore, Giovanni Impastato – fratello di Peppino – e l’attrice Lucia Sardo, che ha dato il volto a Felicia nel film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana. “Volevamo partire dalla figura di Peppino Impastato, per capire cosa vuol dire essere compagni” ha spiegato Dario Artale, il giovane presidente del Liceo Ginnasio “N. Vaccalluzzo”, artefice della giornata. Essere compagni di avventura, di un’esperienza unica – l’adolescenza – che proietta nel futuro la storica identità dell’istituto. Ѐ così che la figura di Peppino, eroe di tutti, ha rapito l’attenzione del folto pubblico attraverso le parole di Giovanni e Lucia, in un continuo rimando tra cinema e vita vissuta realmente. Che poi è un parallelismo fittizio, dato che la fedeltà della riproduzione cinematografica rende le due testimonianze inestricabilmente connesse e legate da profondo affetto che trova nella lotta di Peppino la vera origine. “In nome degli eroi morti, bisogna sostenere gli eroi vivi”, questo l’invito della Sardo, di recente in teatro con “La madre dei ragazzi”. Eroi vivi come la famiglia Impastato, che dalla morte di Peppino ha ricevuto in dono la liberazione dalla paura, o come gente comune che animata dalla stessa “forza della normalità” perpetra ogni giorno la propria lotta alla mafia. La figura di Felicia, la coraggiosa madre che ha fatto della propria sofferenza lo scacco inflitto alla mafia, è emersa con forza, la stessa immane forza che solo una madre cui è stato strappato un figlio può possedere. Attraverso lei, il senso che Peppino aveva dato alla propria vita non è finito nel casolare in cui è stato ucciso. Attraverso lei, le porte della casa di Peppino sono rimaste sempre aperte a chiunque volesse sovvertire quell’ordine imposto dall’omertà e chiudendo definitivamente, cento passi più in là, i battenti della casa di “Don Tano” Badalamenti. Segno che, per dirla con le parole di Giovanni Impastato, “la mafia si può sconfiggere. Non la si vuole sconfiggere”. Perché è nella “stanza dei bottoni”, nello Stato, che si devono cercare le radici. “La mafia la trovi nella modalità in cui si realizzano le opere pubbliche, nel modo in cui si spende il denaro pubblico”. La mafia si insinua tra le pieghe della società in maniera subdola, ma te ne accorgi ogni volta che viene calpestata la dignità umana. Di qui l’invito che Giovanni Impastato ha rivolto ai giovani studenti: “occorre sconfiggere la rassegnazione, l’indifferenza” che tacitamente avalla il comportamento mafioso. Ognuno faccia il suo, quotidianamente e credendoci, perché i risultati tangibili di una costante vittoria ci sono. Si pensi alla Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, l’altare “laico” che rimarrà sempre aperto, come aveva voluto mamma Felicia, per divulgare anni di lotta, verità inizialmente occultate dai depistaggi e soprattutto per accrescere la coscienza che sì, la mafia si può e si deve vincere. Così ha concluso Giovanni Impastato, prima di contare cento passi verso il liceo che lo ha accolto.
Alessandra Maria