Manifestazione degli edili

Tutti attorno al capezzale dell’ammalato: il settore delle costruzioni. Affondano le imprese, di lavoratori edili nemmeno l’ombra. In provincia si è aperta una falla sociale che ha portato le famiglie a vivere al di sotto della soglia di povertà. In provincia di Enna nel periodo ottobre 2011-marzo 2012, erano impegnati 2490 lavoratori edili, 626 le imprese attive, oltre 870 le ore lavorate. La massa salari superava abbondantemente 8 milioni di euro (8.436.022,00). Nel periodo ottobre 2012-marzo 2013, il numero di lavoratori attivi è di 2094, le aziende impegnate nei cantieri dislocati nel territorio provinciale sono 569, la massa salari è scesa di quasi 1 milione: al 31 marzo 2013 si attesa a 7.304.923,00. Per protestare contro la crisi in edilizia, una foltissima delegazione di lavoratori edili della provincia parteciperà domani alla manifestazione regionale unitaria in programma a Palermo. Ad organizzarla sono le Federazioni Sindacali del settore delle costruzioni, Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil insieme alle associazioni imprenditoriali Ance Sicilia, Aniem Confapi, Cna Costruzioni, Anaepa Confartigianato, Legacoop. Più di 50 pullman provenienti da tutte le province dell’Isola porteranno nel Capoluogo dell’Isola delegazioni di imprenditori, lavoratori e disoccupati dell’intero comparto delle costruzioni. Al presidente della Regione, Rosario Crocetta, verrà consegnata la piattaforma contenente le proposte in grado di invertire la rotta per la creazione di lavoro produttivo: immediata esecuzione di tutti i pagamenti alle imprese edili dei debiti delle pubbliche amministrazioni (pari a 1,5 miliardi di euro); l’individuazione di chiare, efficaci e condivise politiche di sviluppo; l’utilizzo rapido ed efficace di tutte le possibilità di finanziamenti dell’Unione europea; l’allentamento del Patto di stabilità e la sua regionalizzazione e verticalizzazione; una reale legalità e sicurezza sul lavoro attraverso l’esercizio della potestà legislativa concorrente in materia e il potenziamento degli organi ispettivi; la realizzazione delle opere bloccate; un piano regionale straordinario di piccole opere immediatamente cantierabili di competenza degli enti locali. Oltre 50mila operai edili licenziati in quattro anni in Sicilia sono la conseguenza del prolungato blocco del mercato delle opere pubbliche nell’Isola. Un dato che grida vendetta, se si pensa che sono da tempo disponibili circa 2 miliardi di euro per opere pronte a diventare cantieri, ma che un inspiegabile incantesimo continua a tenere congelate. Si tratta di 400 milioni di euro per completare la Nord-Sud Santo Stefano di Camastra-Gela; di 372 milioni per i lotti 6, 7 e 8 dell’autostrada Siracusa-Gela; di 1,1 miliardi per le 96 opere previste dalla delibera Cipe numero 60 del 2012 (opere idriche e fognarie e depuratori); di 34,5 milioni per piccole opere immediatamente cantierabili (delibera Cipe numero 89 del 2001); di 36,3 milioni per interventi urgenti sul patrimonio scolastico (delibera Cipe numero 32 del 2010); di circa 12 milioni per gli interventi previsti dalla delibera Cipe numero 8 del 2012 per la mitigazione del rischio idrogeologico; Totale: 1 miliardo e 975 milioni di euro. Fermo anche il mercato dell’edilizia residenziale, a causa del mancato utilizzo dei fondi ex Gescal e di quelli per l’edilizia residenziale sovvenzionata; del mancato voto dell’Ars sulla proposta di prolungare la durata dei mutui agevolati per giovani coppie; della mancata riforma delle legge urbanistica e dell’assenza di strumenti che sostengano la bioedilizia, il miglioramento dei tessuti urbani e la messa in sicurezza degli edifici. In questo scenario prosegue inarrestabile il crollo dei bandi di gara. Lo scorso mese di aprile sono stati pubblicati appena 18 incanti per un importo di 15,7 milioni di euro, con un calo di quasi il 50% rispetto al mese di gennaio, che ha registrato sempre 18 gare, ma per un importo di 28,9 milioni, con una flessione di -64,16% a confronto con gennaio 2012. Il quadrimestre gennaio-aprile 2013 ha subito una riduzione del 56,84% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per queste ragioni le organizzazioni sindacali, i lavoratori edili, i disoccupati e gli imprenditori hanno creato un fronte comune che, attraverso un crescendo di azioni di lotta unitarie, intende porre all’attenzione dei governi nazionale e regionale il fatto che nell’Isola si è aperta una enorme falla sociale che mette a rischio il sistema economico del Paese, perché, in termini produttivi e occupazionali, pesa molto più dell’Ilva di Taranto e della Fiat di Termini Imerese messe insieme.