Tutti ne parlano del centro storico di Troina, ma non convincono le idee di cosa farne

Troina. Un tema ricorrente nelle discussioni, che in varie forme (comizi, incontri e chiacchiere in occasioni conviviali) si fanno in questi di giorni di campagna elettorale, è il centro storico. Per la verità questo è un argomento di cui si parla da circa 30 anni, ma, al di là delle enunciazioni di buone intenzioni, di risultati concreti non se sono ancora visti. Ed è probabile che non se ne vedranno neppure nei prossimi anni, a giudicare da quello che si sente in questi giorni. A meno che non si riparte da quello che è stato fatto negli anni a cavallo tra la fine degli anni ’80 ed i primi anni ‘90 dall’architetto Manlio Marchetta della facoltà di architettura dell’università di Firenze su incarico dell’amministrazione comunale di allora guidata dal sindaco Franco Amata. Bisogna partire da qui per individuare una metodologia di analisi e di intervento sulla realtà socio-urbanistica del centro storico di Troina, che è molto diversa, ma molto diversa, da quella dei centri storici della pianura padana e dei centri storici dei paesi della Toscana, Umbria ed alto Lazio con le loro case in pietra abitate fin dall’alto medioevo che conservano ancora tutta la loro validità. A quanto è stato fatto in queste regioni si è ispirata la legislazione siciliana sui centri storici, dalla legge 70 del 1976, che definisce i centri storici dei comuni dell’isola “beni culturali, sociali ed economici da salvaguardare, conservare e recuperare mediante interventi di risanamento conservativo”, all’articolo 55 della legge 78 del 1971 (legge urbanistica regionale), che disciplina i piani di recupero dei centri storici. Le due realtà socio-urbanistica dei centri storici dei paesi dell’isola e dei paesi emiliani, toscani ed umbri non sono paragonabili. Nei paesi e nelle città del nord Italia, tra gli anni 60 e ’70, bisognava contrastare la tendenza alla trasformazione dei più antichi e centrali tessuti urbani in luoghi dove insediare attività terziarie e direzionali. Questa tendenza comportava la progressiva distruzione dell’antico patrimonio edilizio e l’espulsione delle classi sociali più deboli dai centri urbani verso le periferie. La risposta in termini politici e culturali a questa tendenza fu il recupero della residenzialità dei centri storici. Questo spiega perché nei centri storici di questi paesi e città del nord si è intervenuto anche con i piani dell’edilizia economica e popolare. La realtà socio-urbanistica del centro storico di Troina, come del resto degli altri centri storici minori dei comuni siciliani, non è la stessa. Per parti non trascurabili del centro storico più che di recupero c’è bisogno di un riordino urbanistico per renderle accessibili e vivibili. Il centro storico di Troina è in uno stato di abbandono per diverse ragioni. Una parte consistente di questi edifici non si può classificare come un tipo edilizio degno di attenzione e di recupero. Si tratta di case di due, tre piani con stanze molto piccole di quattro per sei metri. Sono state le abitazioni che la miseria ed la storia hanno imposto alle classi subalterne fatte di contadini poveri e braccianti. Per i discendenti di quelli classi sociali, che nella seconda metà del ‘900 hanno beneficiato di una mobilità sociale intergenerazionale ascendente, quelle misere ed anguste abitazioni erano i simboli di condizioni di vita arretrate e non più accettabili. L’attività economica prevalente in paese dalla seconda metà del ‘900 fino ad oggi è stata quella edilizia e delle aree fabbricabili, che ha alimentato un’espansione urbana in controtendenza al declino demografico per cui oggi il paese si ritrova con un patrimonio edilizio in grado di accogliere 22 mila abitanti a fronte di una popolazione che a stento raggiunge i 9625 abitanti. Nel centro storico di Troina non sono poche le case che sfuggono ad ogni ragionevole ipotesi di riuso perché non sono più rispondenti alle moderne esigenze della vita di oggi. Restituire ruolo economico, popolazione attiva, accessibilità ed una nuova funzione al centro storico del paese è un problema di non facile soluzione, che non può essere affrontato con misure di corto respiro, come il contributo alle giovani coppie che acquistano le vecchie case. Il punto cruciale è l’individuazione di una funzione del centro torico che tenga conto delle considerazioni che abbiamo svolto e della presenza dell’imponente complesso edilizio dell’Oasi costruito a tappe negli ultimi 60 anni, dal quale non si può prescindere nel definire qualunque ipotesi realistica di recupero edilizio e di riordino urbanistico.

Silvano Privitera