Valguarnera. A rischio il lavoro per 110 lavoratori

Valguarnera. La gloriosa Giudice Spa, l’azienda manifatturiera tessile che ha dato lustro per quasi 50 anni al “made in Sicily” sta per chiudere battente per mancanza di commesse e una crisi economica di vaste proporzioni. Già l’azienda ha nominato un liquidatore. L’ultimo baluardo economico che conta tra dipendenti ed indotto qualcosa come 110 lavoratori e che ha dato lustro e speranze al paese sta per frantumarsi. Segue la fine della Dalcos ed Habitus cadute anch’esse agli inizi del 2000. E dire che sino all’anno scorso aveva vestito persino i mitici campioni del Real Madrid. La notizia covava da parecchi mesi ma a darne conferma venerdì sera, davanti ad una affollata assemblea di lavoratori, presenti pure il vicesindaco Profeta e il consigliere comunale Trovato, è stato il rappresentante della Cgil- industria Pietro Arena, che ha seguito l’evolversi dei fatti. Molti lavoratori infatti da tre mesi lavorano per poche ore al giorno e godono sino all’8 giugno di contratti di solidarietà, 4 ore a spese dell’azienda e 4 dall’inps, da giorno 9 dovrebbe scattare la cassa integrazione straordinaria ma per molti di loro c’è il rischio che non avvenga. Arena non ha usato mezzi termini durante l’assemblea, dicendo di essersi prodigato tanto per trovare un pieno accordo con l’azienda ma si è dovuto arrendere davanti a fatti ineluttabili e incresciosi. A spiegarlo è lui stesso. La galassia Giudice da qualche anno, per ragioni di opportunità societarie e fiscali è segmentata in cinque aziende. Per i lavoratori impiegati in aziende con più di 15 dipendenti dovrebbe scattare in automatico la cassa integrazione per gli altri invece c’è forte rischio. Il gruppo è oggi così composto: Giudice Spa (34) Abival (40) Abitificio (9) Mazzucchelli (13) Domenico Scribano (13). “Solo gli operai della Giudice e Abival ne godrebbero –afferma l’esponente sindacale- per gli altri c’è il rischio che restino con un pugno di mosche in mano, visto, tra l’altro, che manca la volontà della società. Ma c’è di più –accusa- da quello che ho capito l’intenzione della proprietà è tenere in vita per il prossimo futuro solo due aziende, riducendo notevolmente il numero degli operai. E degli altri dipendenti cosa ne facciamo?” –si chiede-. E’ un fiume in piena l’esponente cigiellino. “Gli eventi sono precipitati nei giorni scorsi- continua- quando il sottoscritto venne accusato di aizzare i lavoratori della Cigl e questi di non svolgere con diligenza il loro lavoro. In mezzo a tutto questo vortice e l’incertezza per il futuro di tanti padri di famiglia, non hanno fatto un solo giorno di sciopero, dimostrando di essere responsabili sino all’ultimo pur di trovare un punto d’incontro.” Fonti societarie sentite telefonicamente ci hanno detto che sarà fatto ogni sforzo per salvaguardare tutti i dipendenti, nessuno escluso, nel rispetto delle leggi e che nonostante qualche divergenza di veduta con il signor Arena non c’è mai stata alcuna discriminazione nei confronti degli operai Cgil”. Ma il problema è cosa ne sarà dei dipendenti, di professionalità consolidate nel campo della sartoria, di mani che hanno confezionato migliaia di abiti venduti in tutto il mondo, di famiglie che hanno potuto condurre una vita dignitosa. Molti di loro poi sono tra i 40 e i 50 anni, cioè troppo giovani per la pensione, anziani per trovare un altro posto di lavoro. La palla passa adesso alle istituzioni.

Rino Caltagirone