Valguarnera. Su futuro industrie tessili Cgil “non vede chiaro”

Valguarnera. La convocazione urgente e straordinaria del Consiglio comunale; l’allestimento di un tavolo tecnico con le autorità provinciali e regionali, investendo della grave situazione il presidente della regione Crocetta e l’assessore all’Industria; informare di quanto sta avvenendo il Prefetto di Enna Clara Minerva. E’ quanto ha chiesto alle autorità locali durante l’assemblea con i lavoratori il rappresentante di Cgil- industria Pietro Arena, in merito alla chiusura della Giudice Spa, la storica impresa manifatturiera del tessile con 110 dipendenti che sta per abbandonare il campo dopo quasi 50 anni di attività, per mancanza di commesse e per un forte deficit accumulato nell’ultimo periodo. Arena nel corso dell’assemblea ha parlato di qualcosa come due milioni e mezzo di euro. “Non c’è un attimo da perdere – ha detto Arena – tutte le autorità devono farsene carico e muoversi con immediatezza per salvare il salvabile e porre quanto meno sotto tutela degli ammortizzatori sociali, tutti i dipendenti del gruppo Giudice, nessuno escluso”, E sembra proprio questo il nodo principale della vertenza, visto che, allo stato attuale degli ammortizzatori ne godrebbero solo i dipendenti dell’Abival e della Giudice, che contano più di quindici lavoratori, mentre per le altre tre aziende collaterali tutte di piccole dimensioni e con un numero inferiore, ci sarebbe un forte rischio. L’universo Giudice è infatti oggi frammentato in 5 aziende due di medie dimensioni e tre di piccole. Arena durante l’assemblea ha parlato senza peli sulla lingua, ha detto che nell’atteggiamento dell’azienda si celerebbe in primo luogo la strategia di attuare una cura di dimagrimento, che condurrebbe al salvataggio di solo due di esse e all’eliminazione delle altre tre ed in secondo luogo lo smantellamento del personale targato Cigl. Ed è su questo punto che durante la riunione è montata la rabbia dei dipendenti sindacalizzati e della stessa Cigl, che, tra l’altro hanno lamentato pure le spettanze di aprile e maggio relative al contratto di solidarietà di pertinenza dell’azienda. La verità è che quello stanno vivendo in questi giorni molte famiglie di lavoratori di questa storica azienda, è un forte dramma sociale, gente tra i 40 e i 50 per la quale trovare un nuovo lavoro sarà una chimera. Centodieci dipendenti che non sanno cosa le riserverà il prossimo futuro.
Rino Caltagirone