Pietraperzia. Grido di allarme per il taglio di 51 alberi di pino

Pietraperzia. Fermiamo questo scempio del taglio di alti fusti in una via principale che era diventato il «polmone verde» del paese. E’ questo il grido di allarme lanciato dall’associazione locale “Siciliantica” assieme ad alcuni cittadini che non apprezzano la scelta dell’ amministrazione di voler tagliare i 51 alberi di pino in un viale a cui è stato dato il nome recentemente Unità D’Italia. In questi giorni in paese è in corso il taglio dei «superstiti» alberi di alto fusto piantati negli anni settanta (erano allora una settantina), che adornavano l’ex viale dei Pini e che costituivano uno dei posti ove era presente una zona verde a Pietraperzia. «E’ assurdo – affermano alcuni cittadini assieme all’associazione Siciliantica – radere al suolo decine di longeve piante,mossi dalla motivazione secondo cui queste arrecano danni alla pavimentazione e alle abitazioni private. Infatti si contano sulle dita di una mano gli alberi responsabili di tali danni». La causa di un’azione del genere da parte dell’amministrazione sarebbe arrivata dopo un anno in cui il problema era stato sollevato e ad intervenire sulla questione era stato Vittorio Sgarbi che si era reso a favore dell’ambiente e del verde e quindi contrario all’ abbattimento dei pini. In quel posto si svolge il mercato settimanale e quando la temperatura è forte rifugiarsi all’ombra era quasi un obbligo.
«Non sarebbe stato più opportuno – evidenziano alcuni giovani pietrini rammaricati – procedere con interventi mirati tagliando solo ed esclusivamente quelle piante che arrecavano danni alle abitazioni salvaguardando tutte quelle sane che anzi contribuiscono ad adornare un’arteria importante del paese ed ossigenare l’aria? Non capiamo come mai la soprintendenza di Enna abbia potuto autorizzare questo scempio». In un paio di giorni oltre il 40 per cento dei settanta alberi sono stati rasi al suolo da parte di una impresa nissena a cui l’amministrazione per il taglio dei pini ha impegnato una spesa di 20 mila euro. «Siamo rammaricati – affermano alcuni cittadini pietrini – e molto probabilmente la decisione di tagliare alberi deriva da un problema culturale in quanto forse noi siciliani preferiamo il deserto al posto del verde. Vorremmo vedere se fossimo in Amazzonia se questo caso non avesse suscitato protesta da parte degli ambientalisti. Ma lo sanno gli amministratori che ogni comune d’Italia è vincolato per legge ed è obbligato a mantenere e costituire una elevata superficie di verde pubblico in proporzione al numero di abitanti invece si procede all’eliminazione di un bene che in ogni altra parte del mondo sarebbe considerato un patrimonio da difendere e tutelare». La speranza per tanti è quella di salvare i pini non ancora abbattuti ma la domanda per molti nasce spontanea: «Tutto il legno che si ricaverebbe dai tagli dei settanta pini, circa 15 quintali ogni albero, dove andrà a finire? ».