Gagliano. Le storiche pietre del castello con la scritta “Ostium non hostium” torneranno nel luogo originario

Gagliano. In occasione del convegno sullo sbarco delle truppe alleate, lo studioso di storia locale, Pietro Paolo Poidimani, ha parlato del futuro della memoria e ha ripercorso alcune tappe fondamentali della storia di Gagliano, soffermandosi in particolare su un aspetto che riguarda il castello, attorno al quale si intrecciano storia e leggenda.
Prendendo spunto da una famosa epigrafe che domina la sala consiliare, Poidimani ne ha spiegato l’origine ai gaglianesi, sensibilizzandoli per la difesa della storia che appartiene a tutti loro.
In origine, all’ingresso del castello rupestre sorgevano due blocchi di pietra recanti l’iscrizione: “Ostium non hostium”, ovvero: “Entrata degli amici non dei nemici”. Quei blocchi erano stati collocati lì nel lontano 1302 dal barone di Gagliano Montaniere De Sosa, primo cugino del re di Castiglia, Federico III. Quelle lapidi rimasero in quel luogo fino al 1763, anno in cui una scossa di terremoto le fece cadere a terra e non furono toccate per circa trenta-quarant’anni. In quell’epoca il capitano di giustizia Cataldo Larcieri le prese e le portò nella propria abitazione, palazzo nel quale oggi sorge la biblioteca comunale. Negli anni successivi l’edificio fu acquistato da un’altra famiglia e all’interno di essa rimasero quelle pietre di fondamentale importanza per la storia di Gagliano. L’arciprete Grippaldi le richiese indietro, ma volle che gliele portassero fino a destinazione. I proprietari che le avevano in custodia, chiesero che fosse lui ad andarle a riprendere, ma in realtà ciò non accadde e rimasero lì. Nel tempo furono trasportate in destinazioni diverse e oggi pare siano ben custodite da privati. Si tratta di un bene tanto prezioso per i gaglianesi, che rappresenta il motto di una cultura di pace e non di ostilità.
In occasione del convegno, il sindaco Salvatore Zappulla, particolarmente sensibile alla problematica esposta da Poidimani, ha assunto pubblicamente l’impegno a far sì che quelle pietre possano tornare al loro posto, nel luogo originario, e farle appartenere nuovamente a tutti i gaglianesi. Molto applaudito in sala l’impegno del sindaco, affinché la comunità gaglianese possa al più presto riappropriarsi di ciò che le appartiene.
Per ora i cittadini hanno potuto godere solamente di quell’epigrafe che campeggia in sala consiliare, ma, dopo secoli, quando l’iscrizione originale tornerà al proprio posto, a Gagliano si farà una grande festa cittadina.
Valentina La Ferrera